Dal 1 gennaio 2022 scattano gli aumenti delle pensioni. Come previsto dalla normativa, la perequazione degli assegni è stata determinata dall’incremento dell’inflazione in Italia.
Dal 2022, quindi, tutte le pensioni saranno adeguate agli incrementi del costo della vita registrato nel 2021 e proiettato al 2022. L’incremento è pari al 1,7%.
Pensioni 2022, rivalutazione degli assegni
In tutto sono circa 22,83 milioni le pensioni da adeguare ai nuovi parametri economici per una previsione di spesa pari a circa 4 miliardi di euro nel 2022.
L’importo medio lordo sarà rivalutato del 1,7%.
Da tenere presente che non tutte le pensioni sono rivalutate del 1,7%. Gli assegni più alti, subiscono un adeguamento ridotto. Mentre fino a 33.800 euro circa all’anno l’incremento sarà pieno e confermato.
Ma gli aumenti potrebbero non finire qui poiché per effetto della riforma Irpef in arrivo ci saranno altri incrementi dovuti alla minor tassazione per le pensioni più basse.
Le percentuali di rivalutazione
La legge impedisce che le pensioni 2022 più alte siano pienamente rivalutate. Lo Stato interviene quindi appieno sugli assegni più bassi, mentre taglia gli adeguamenti di quelli più alti. Dal 2022, però, si torna alla vecchie fasce di rivalutazione, più generose rispetto a prima.
Dal 1 gennaio 2022 sono rivalutati appieno solo quei trattamenti che non superano di quattro volte l’importo del trattamento minimo (515,18 euro al mese). Mentre per le pensioni più alte la rivalutazione avviene in misura inferiore.
La rivalutazione provvisoria delle pensioni 2022 sarà quindi la seguente:
- 1,70% fino a 2.6062,32 euro al mese;
- 1,53% da 2.062,33 e 2.577,90 euro al mese;
- 1,27% da 2.577,91 euro al mese in su.
Incrementi anche per le pensioni minime che dal 2022 passano da 515,58 euro a 523,34 euro al mese.