Le pensioni 2022 anticipate non potranno che essere con penalizzazione. In parte è già così e l’unica eccezione è data da quota 100 che termina il 31 dicembre 2022.
Si parla impropriamente di scalone e ritorno alla Fornero, ma a dire il vero questa regola (in pensione a 67 anni) esisteva già prima di quota 100. Sicché le pensioni anticipate a 62 anni con 38 di contributi (quota 100) rappresentano più una eccezione che la regola.
Uscita anticipata solo con penalizzazione
Il rischio di scalone però, con la fine di quota 100, c’è e l’unica via per evitarlo è concedere la pensione in anticipo a 62 anni (forse 63) con penalizzazione in maniera tale da invogliare i lavoratori a rinunciarvi.
Ma perché la penalizzazione? Il problema è solo uno: la sostenibilità della spesa pensionistica italiana. Il rapporto lavoratori-pensionati non è ancora ottimale, benché in miglioramento. Anche il gettito contributivo è insufficiente a coprire la spesa in relazione alle aspettative di vita.
Pertanto, il governo, non può concedere altre pensioni anticipate facendo leva sul debito pubblico. Se si vuole garantire la sostenibilità del sistema pensionistico anche per le giovani generazioni, la prima azione da fare è limitare al massimo le anticipazioni
Riforma pensioni 2022, le proposte
La riforma pensioni 2022 sarà quindi improntata sul contenimento della spesa pubblica. Il governo sta lavorando al potenziamento di alcuni strumenti di pensionamento anticipato che già hanno dato risultati in passato.
Ape Sociale è uno di questi. La pensione anticipata a 63 anni potrebbe essere concessa a più categorie di lavoratori usuranti. La commissione lavoratori gravosi, presieduta da Cesare Damiano, ha aggiornato la lista delle mansioni usuranti a 92 categorie. Un elenco che sarà il poi il Parlamento a vagliare per la riforma pensioni 2022.
L’altra proposta sul tavolo del ministro del Lavoro Orlando è quella di prorogare opzione donna. Questa prevede attualmente l’uscita dal lavoro a 58 anni di età (59 per le autonome) con almeno 35 di contributi, ma con liquidazione della pensione interamente col sistema contributivo.
Molto accreditata anche la proposta del Inps per una pensione di flessibilità. L’Istituto propone di concedere al lavoratore l’uscita anticipata dal lavoro in due tranches. La prima, al compimento di 62 o 63 anni con la sola parte contributiva maturata, la seconda al compimento dei 67 anni di età con la liquidazione della restante parte retributiva.