Ed alla fine si torna al punto di partenza, perché dopo anni di nuove misure, nuove sperimentazioni e promesse di superare la rigida riforma Fornero. Con le pensioni per il 2023 sembra di vivere un ritorno al passato. Con la fine della sperimentazione di tre misure di pensionamento anticipato che hanno accompagnato gli italiani in questi anni, molti sostengono che dal primo gennaio prossimo le uniche vie per andare in pensione saranno quelle previste dalla riforma Fornero. Misure che con il tempo sono diventate sempre più alte come requisiti.
“Gentile redazione, sono un lavoratore dipendente di 65 anni e nel 2023 compirò 66 anni di età. Faccio il compleanno a febbraio. La mia uscita dal lavoro è fissata nel 2024 dal momento che servono 67 anni di età per andare in pensione? Faccio il facchino presso una azienda cerealicola da 29 anni avendo iniziato a marzo del 1993 a lavorare, e sempre per la stessa ditta. Ho già provveduto a riscattare il servizio militare. Per caso ci sono vie alternative che mi consentono di andare in pensione subito?”
Andare in pensione prima nel 2023 è possibile anche se sempre più difficile
Purtroppo nel 2023 se il governo non interverrà con nuove misure di pensionamento alternative a quelle classiche, andare in pensione senza utilizzare le misure ordinarie previste dalla legge Fornero diventerà sempre più difficile. Con la fine dell’Ape sociale, di opzioni donna e di quota 102, andare in pensione prima dei 67 anni di età non è certo la cosa più facile del mondo. Restano però attive alcune misure che qualche lavoratore, come anche il nostro lettore, potrà sfruttare per anticipare la pensione. Naturalmente nulla di eccezionale e di nettamente anticipato come le misure che scadono il prossimo 31 dicembre.
La legge Fornero non è mai sparita, è stata solo alleggerita da misure tampone
Il fatto che si parla insistentemente di ritorno alla legge Fornero sembra quasi sottintendere che negli ultimi anni questa legge era stata cancellata. Invece non è così. Le regole della riforma Fornero, quella introdotta nel 2012 da governo guidato da Mario Monti non ha mai cessato i suoi effetti. La pensione di vecchiaia arrivata a 67 anni, oppure le anticipate a 42,10 anni di contributi, sono un effetto di quella riforma. Così come il collegamento, per le pensioni contributive, all’importo minimo della pensione che se non raggiunto, non consente il pensionamento nemmeno a 67 anni. Quota 100 prima, quota 102 poi, e ancora, l’Ape sociale, quella volontaria, opzione donna e quota 41 sono misure nate per alleggerire le regole, non certo per cancellarle. Sono tutte misure tampone, spesso temporanee e sperimentali, destinate a pochi lavoratori e per pochi anni.
La pensione di vecchiaia 2023 per i lavori gravosi
Il nostro lettore per tipologia di attività lavorativa (facchino), poteva accedere alla pensione in questi anni con l’Ape sociale. Probabilmente non ha potuto sfruttare questo canale di uscita agevolato perché non aveva i 36 anni di contribuzione minima richiesta per la misura. E lo stesso discorso può essere fatto per la quota 41, dal momento che in base all’attività gravosa da lui svolta, avrebbe potuto accedere anche a questa misura. Con 29/30 anni di contributi versati infatti l’Ape sociale poteva essere utilizzata per l’uscita solo se gli interessati erano alternativamente disoccupati, invalidi o soggetti con parenti conviventi invalidi a carico.
Stop alle aspettative di vita per i lavori gravosi e usuranti
Per i lavori gravosi grazie al blocco degli incrementi dei requisiti per le aspettative di vita fino al 2026, c’è un vantaggio. Per questo motivo avendo già 30 anni di contributi versati, il nostro lavoratore potrà accedere alla pensione a partire dai 66 anni e 7 mesi di età. Significa che completerà i requisiti anagrafici utili per la pensione di vecchiaia per i lavori di gravosi a ottobre del 2023. Si tratta di una alternativa alla pensione di vecchiaia ordinaria per chi svolge determinate tipologie di attività lavorative. In questo caso però la pensione di vecchiaia passa dai 20 anni di contributi richiesti ai 30 anni.
Le misure 2023 alternative a quelle Fornero
Altre possibilità per il nostro lettore non ce ne sono, ma questo non vuol dire che non ne esistano per altri lavoratori. Per esempio vent’anni di contributi versati completati nel 2023, potrebbero dare accesso alla pensione anticipata contributiva. Una misura piena di vincoli che però non impediscono a qualche lavoratore di fruirne. Chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995 ed ha uno stipendio di un importo talmente elevato da garantire una pensione pari a 2,8 volte l’assegno sociale, può uscire nel 2023 al compimento di 64 anni di età. Se invece oltre ai 20 anni di contributi versati, l’interessato è invalido in misura pari ad almeno l’80% (ma dalla commissione medica dell’INPS e quindi con l’invalidità pensionabile), la pensione può essere centrata anche a 61 anni dagli uomini. E per le donne a cui il sistema toglierà l’opzione donna, l’uscita prevista è a partire dai 56 anni.