Si rincorrono le ipotesi di riforma pensioni per il 2023. Nonostante il governo non ritenga la questione urgente (nel Def 2022 non se ne fa nemmeno cenno), il tempo stringe per evitare il ritorno della Fornero per tutti.
Le varie ipotesi finora ventilate da sindacati, associazioni e partiti che già si preparano alla campagna elettorale si scontrano con i vincoli di bilancio. E Draghi non è certo stato messo al governo per fare altro debito con le pensioni.
La riforma pensioni e l’incubo Fornero
Con l’avvicinarsi delle elezioni i buoni propositi di riforma delle pensioni rischiano di tramutarsi in promesse.
Poco male. E’ andata così anche nel 2021 quando la scadenza di quota 100 sembrava fosse la fine del mondo. Lo stesso potrebbe quindi avvenire con la scadenza di quota 102. O anche con la proroga della stessa, magari diventando quota 103, come era già nei piani governativi e di cui ci siamo dimenticati.
Tutto sarebbe rinviato alla nuova legislatura e nessun partito rischierà di mettersi contro il corpo elettorale e dei lavoratori. E il ritorno alla Fornero per tutti sarà solo una questione di tempo. Del resto, inutile che la politica si metta a battagliare su un terreno, quello delle pensioni, che in passato è sempre stato pericoloso e accidentato.
I ritocchi nel cassetto
Cosa aspettarsi allora per le pensioni 2023? Non crediamo che a Roma (e a Bruxelles) non sappiano cosa fare perché non è così. I ben informati hanno già pronto il piano B, se non dovesse (come probabile) andare in porto la riforma pensioni basata sui tagli degli assegni.
Si seguirà la strada già tracciata lo scorso anno e che non ha portato a grossi sconvolgimenti.
Opzione Donna sarà prorogata così da mantenere un occhio di riguardo nei confronti delle lavoratrici. E poi ci sarà la questione di quota 102 che termina a fine anno, ma non è escluso che possa essere riproposta anche per il 2023 per addolcire la pillola. E così la “riforma” sarà servita.