Pensioni 2023, un’uscita dal mondo del lavoro a due tempi per scongiurare il ritorno della legge Fornero.
Potrebbe essere questa la proposta del Governo che sarà eletto a fine settembre e che tiene conto di quanto suggerito dal presidente dell’Inps Pasquale Tridico poco tempo fa.
Considerato che l’attuazione di una vera e propria riforma delle pensioni richiederà tempi più lunghi, la previsione di una pensione a due tempi già dal prossimo 2023 potrebbe essere la soluzione che mette d’accordo tutti.
Vediamo in cosa consisterebbe questa pensione a due tempi e chi potrebbe beneficiarne.
A fine anno addio a quota 102 e a Opzione donna
A fine anno diremo addio a quota 102 e ad Opzione donna. Non è da escludere una proroga delle due misure, tuttavia, a oggi, in base alle norme attuali, il 31 dicembre 2022 terminerà la loro operatività.
Entro il 31 dicembre 2022, potrà sfruttare quota 102 chi rispetterà il doppio requisito di un’età anagrafica di 64 anni e un’anzianità contribuiva di 38 anni. Chi rispetta tali requisiti alla data del 31 dicembre, può andare in pensione con quota 102 anche nei mesi successivi. Per questo si parla di cristallizzazione dei requisiti.
Su Opzione donna, la possibilità di pensionamento anticipato riguarda le lavoratrici che abbiano maturato, entro il 31 dicembre 2021: un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni ed un’età pari o superiore a 58 anni (per le lavoratrici dipendenti) e a 59 anni (per le lavoratrici autonome). Ai fini del conseguimento della pensione è richiesta la cessazione del rapporto di lavoro dipendente. Non è invece richiesta la cessazione dell’attività svolta in qualità di lavoratrice autonoma.
Al trattamento pensionistico in parola, si applicano le seguenti decorrenze (cd. finestre) pari, rispettivamente:
- a 12 mesi per le lavoratrici dipendenti e
- 18 mesi per le lavoratrici autonome.
I requisiti anagrafici non sono adeguati agli incrementi alla speranza di vita.
La pensione a due tempi
Una volta che non sarà più possibile sfruttare quota 102 o Opzione donna, ritornerà la legge Fornero con suoi rigidi paletti di accesso alla pensione.
Dunque, per la pensione di vecchiaia saranno necessari almeno 67 anni di età e un’anzianità contributiva di 20 anni. Ciò vale per chi alla data del 31 dicembre 1995 era già in possesso di anzianità contributiva. Gli stessi requisiti sono richiesti per chi ha avuto il primo accredito contributivo dal 1° gennaio 1996 o che, già titolari di un conto assicurativo a quella data, decidono di optare per il calcolo contributivo.
Per questi ultimi, è inoltre necessario che l’importo della pensione non sia inferiore a 1,5 l’assegno sociale.
Tutti vogliono scongiurare il ritorno alla legge Fornero per andare in pensione con maggiore flessibilità possibile.
Proprio in tale direzione va la proposta sulle pensioni 2023 del presidente dell’Inps Pasquale Tridico.
In particolare, la proposta sarebbe quella di introdurre una pensione a due tempi. L’uscita dal mondo del lavoro avverrebbe a 63/64 anni e fino all’età di 67 anni si prenderebbe il solo rateo di pensione calcolato con il metodo contributivo. La pensione sarebbe quindi liquidata solo a valere sulla parte dei contributi versati dal 1996. Ciò comporterebbe uno sforzo minore per le casse dello Stato. La seconda tranche dell’assegno pensionistico, invece, arriverebbe al compimento dei 67 anni di età e riguarderebbe la parte di pensione i cui contributi sono stati versati prima del 1996. Il calcolo avverrebbe in questo caso col sistema retributivo, più oneroso per lo Stato.
Dunque, la pensione a due tempi potrebbe permettere di dribblare il ritorno della legge Fornero nel 2023.
Vedremo se il nuovo Governo seguirà o meno la proposta di Tridico.