Completando contemporaneamente l’età e la contribuzione necessaria, si può andare in pensione. Questa è la regola principale che viene prevista dall’INPS. Su questo pochi dubbi. E ci sono misure che non prevedono nemmeno il raggiungimento di una determinata età ma solo il completamento di una soglia contributiva. Appare naturale però che ci saranno sempre lavoratori che per colpa di una carenza su questi requisiti, anche di pochi mesi, potrebbero perdere il diritto alla pensione. Ed in alcuni casi lo si perde per anni ed anni.
Basta ricordare cosa è accaduto ai nati nel 1960 che per qualche mese non hanno raggiunto i 62 anni di età in tempo utile a completare la quota 100 (entro il 31 dicembre 2021).
Oppure chi pur avendo 64 anni di età non è riuscito a raggiungere i 38 ani di contribuzione versata entro la fine del 2022. E, dunque, niente quota 102. Esistono però alcune particolarità in determinate misure, che consentono di sfruttare agevolazioni. Autentici sconti contributivi o sull’età che a volte passano sotto traccia. Ecco quindi, per le pensioni 2023, quali sconti su età e contributi si possono sfruttare per accelerare l’uscita.
Le donne, il lavoro, la pensione e i figli avuti
Una nostra lettrice ci scrive proponendoci una domanda che ci permette di rispondere a quella in premessa e, cioè, sulle pensioni 2023: quali sconti su età e contributi si possono sfruttare per accelerare l’uscita? Una domanda che ha un senso dal momento che alcune agevolazioni esistono.
“Buonasera, sono una lavoratrice di 58 anni di età che probabilmente, raggruppando tutti i suoi contributi, arriverà a fine 2023 a superare i 35 anni di contributi. Volevo capire se esistono modalità per anticipare la mia pensione, oppure se grazie al fatto che ho avuto 4 figli, potrei sfruttare delle agevolazioni in materia. Spero di essere stata chiara e di non aver fatto confusione, non essendo esperta in materia.
Le donne sono uno spaccato della società che considerare penalizzate di fronte alla pensione, non è certo esercizio azzardato. Basti pensare a quante comunemente sacrificano carriera e lavoro per la cura della famiglia, per mettere al mondo i figli o per la cura della casa. E trovare lavoratrici che hanno maturato lunghe carriere, tanto lunghe da avvicinarle alla pensione anticipata (qualunque essa sia), è una rarità. Ma la nostra lettrice può ritenersi “fortunata” dal momento che ci dice di avere già 35 anni di carriera nonostante abbia avuto anche 4 figli.
Opzione donna, ecco perché i figli avuti offrono un bonus
Pensioni 2023, quali sconti su età e contributi si possono sfruttare per accelerare l’uscita? Per rispondere a questa domanda niente di meglio che partire da Opzione donna. E naturalmente dalla nuova veste che la misura ha preso dopo essere stata rinnovata di un altro anno dalla Manovra di Stabilità del Governo Meloni. La misura consente uscite già a partire da una età pari a 58 anni.
Ma non per tutte le lavoratrici che hanno completato pure i 35 anni di contribuiti richiesti. Serve infatti appartenere a una delle 4 categorie che evidentemente l’esecutivo ha reputato come meritevoli di tutela. E sono le disoccupate, quelle che lavorano in aziende in crisi acclarata, le invalide o quelle che hanno invalidi da curare.
Inoltre, a 58 anni di età si può uscire con Opzione donna solo a una condizione. Che la lavoratrice interessata durante la sua vita abbia avuto almeno 2 figli. Se ne ha avuto solo uno l’età sale a 59 anni e a 60 per quelle senza pargoli. In pratica, un bonus pari a un anno di sconto sull’età per Opzione donna per ogni figlio avuto fino a massimo di 2 anni.
Anche l’Ape sociale ha sconti per chi ha avuto figli
Da un’altra angolazione, uno sconto simile a quello di Opzione donna è quello che sempre le lavoratrici possono sfruttare per l’Anticipo pensionistico sociale.
Infatti bastano 30 anni di contributi per i disoccupati, i caregiver e gli invalidi. E poi, bastano 32 anni per chi ha svolto in 7 degli ultimi 10 anni o in 6 degli ultimi 7 anni il lavoro di edile o di ceramista. Infine, per tutte le altre attività di lavoro gravoso, sempre in 7 degli ultimi 10 o in 6 degli ultimi 7 anni di carriera, servono 36 anni di versamenti.
Ogni figlio avuto vale 12 mesi in meno di contribuzione
Sia i 30 anni che i 32 o i 36 anni che servono come quota contributiva, possono essere scontati se la richiedente è una donna che ha avuto figli. Come recita testualmente l’INPS infatti, ai fini del riconoscimento dell’Ape sociale i requisiti contributivi richiesti possono essere ridotti per le donne, di 12 mesi per ogni figlio, e fino a un massimo di 24 mesi.