Pensioni 2023: saremo al punto di partenza con Quota 102?

In assenza di riforma pensioni, quota 102 potrebbe essere prorogata di un altro anno. Diverso il destino per Opzione Donna.
3 anni fa
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riforma pensioni
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Quota 102 rischia di diventare la seconda via delle pensioni anticipate nel 2023. I lavori sulla riforma pensioni si sono impantanati a causa della guerra in Ucraina con tutte le conseguenze sull’economia italiana.

Poi ci sono anche le elezioni politiche fra un anno che costituiscono una profonda incertezza per i partiti. Generare altro malcontento con la riforma pensioni sarebbe controproducente per tutti. Meglio quindi rinviare a tempi migliori.

Quota 102 verso la proroga?

Il rischio è che il governo, come ha fatto lo scorso anno, non intervenga sull’assetto dell’attuale ordinamento pensionistico.

Si limiti quindi a prorogare quello che già c’è, con piccoli ritocchi, come fatto con Ape Sociale.

In particolare agendo sulla lista dei mestieri usuranti permettendo a più categorie di lavoratori di accedere all’anticipo pensionistico a 63 anni di età con almeno 36 anni di contributi.

Per il resto, in assenza di interventi, basterà prorogare quota 102 di un altro anno rinviando ogni discussione e confronto coi sindacati al 2023. Ricordiamo che quota 102 prevede il pensionamento a 64 anni (anziché 67) con almeno 38 anni di contributi. Discorso a parte, invece, merita Opzione Donna.

Opzione Donna verso la fine?

Opzione Donna potrebbe terminare a fine anno, come era già nelle intenzioni del governo nel 2021. Il pensionamento anticipato alle lavoratrici con 58-59 anni di età e 35 di contributi scade infatti il 31 dicembre.

In assenza di interventi sparirà dalla scena, anche se molti puntano al suo rinnovo, ma con requisiti diversi. Non più in pensione a 58 anni, bensì a 60 o anche più. Troppe sono state le polemiche suscitate da questa deroga alla riforma Fornero.

A partire dal fatto che la pensione è troppo penalizzante. Per finire col dire che risulta eccessivamente discriminante nei confronti degli uomini, costretti a lavorare almeno fino a 63 anni prima di poter accedere a qualche forma di anticipo pensionistico.

L’alternativa allo studio sarebbe quella di farla confluire in Ape Sociale innalzandone i requisiti anagrafici, ma abbassando quelli contributivi.

Ape Sociale prevede infatti il pensionamento a 63 anni di età con almeno 30 anni di contributi.

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Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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