Ormai inizia a capirsi per bene quello che il governo Meloni intende fare sulle pensioni degli italiani. Sono tre sostanzialmente i capitoli di intervento del governo e sono sempre quelli ormai noti a tutti. Si parte dalla nuova quota 103, per finire alle proroghe sia dell’Ape sociale che di opzione donna. Se quota 103 è la novità assoluta, adesso anche sulla proroga di opzione donna le cose sono nuove e non richiamano per niente al passato. Novità è anche quella che riguarda la pensione per le lavoratrici con il regime sperimentale contributivo donna.
Pensioni 2023, si cambia: anticipo per chi ha avuto figli e requisiti più aspri per chi non ne ha avuti
Una novità che nessuno conosceva rischia di diventare parte integrante della legge di Bilancio in materia previdenziale, perchè opzione donna adesso si collega ai figli avuti.
“Gentili esperti di Investire Oggi, sono una lavoratrice del settore tessile ed ho 57 anni di età. Ho già completato 36 anni di contributi versati ed ho lavorato praticamente sempre per la stessa azienda. L’anno prossimo avevo concrete speranze di poter accedere alla pensione sfruttando opzione donna. Sono stanca di lavorare e vorrei dedicarmi a mio marito e alla casa. Dopo anni di lavoro vorrei riposarmi e iniziare a viaggiare con mio marito che è andato in pensione quest’anno. Non abbiamo mai potuto avere figli e adesso pare che in opzione donna nel 2023 serviranno i figli per poter avere accesso alla misura. Premetto che non lo trovo giusto, ma volevo sapere da voi che ve ne intendete, se ho compreso bene tutto questo. In pratica dovrò dire addio alla pensione?”
Ciò che potrebbe accadere alle pensioni nella legge di Bilancio ha del clamoroso o quasi. Infatti mentre sembrava tutto stabile ormai, con le novità ridotte solo alla quota 103 o alla quota 41 ridotta come qualcuno chiama la nuova pensione a partire dai 62 anni di età con 41 anni di contributi, ecco un’altra sorpresa. Sembrava che opzione donna e l’Ape sociale dovessero semplicemente essere riconfermate per un altro anno. Si doveva arrivare dal 31 dicembre 2022 al 31 dicembre 2023. Ma invece ecco che il Governo dal cilindro caccia il restyling di opzione donna. Si va ben oltre la semplice proroga della misura, perché si cambiano i requisiti. E per la prima volta una misura previdenziale si collega in maniera netta con le gravidanze avute. Certo, già oggi esistono delle maggiorazioni contributive in base al numero di figli avuti. Ma le misure che prevedono questi bonus per le lavoratrici madri, hanno i requisiti identici per tutte le lavoratrici. Grazie al bonus delle maggiorazioni, un anno di contributi possono valere 1,2 volte. Con la novità di opzione donna, i figli incidono sulla pensione delle madri, cambiandone i requisiti di accesso.
La manovra finanziaria è praticamente pronta, anche se prima di dare per scontato cosa c’è scritto dentro, occorrerà tempo. Al momento non c’è niente di sicuro, anche perché il canonico iter approvativo della legge di Bilancio è lungo e spesso porta a sorprese inaspettate. Ci sono i passaggi alla Camera ed al Senato. Ci sono gli emendamenti. Qualcosa potrebbe sempre cambiare e magari cancellare ciò che oggi appare certo. Come sembra certo che opzione donna dal punto di vista dei requisiti nel 2023 sarà collegata a doppio filo ai figli che le lavoratrici hanno avuto. Infatti se oggi le formule per uscire sono due, è cioè almeno 58 anni di età e 35 anni di contributi per le lavoratrici dipendenti, e almeno 59 anni di età e sempre 35 anni di contributi per le lavoratrici autonome, da gennaio si cambia. Per le lavoratrici che hanno avuto 2 o più figli, la pensione con opzione donna potrebbe scattare a 58 anni di età con 35 anni di contributi. Per le lavoratrici che invece hanno avuto una sola gravidanza portata a termine, l’età di uscita sarebbe a partire dai 59 anni. Infine, per chi non ha avuto la fortuna di diventare mamma, opzione donna scatta ad una età minima di 60 anni.
Non si è campito ancora bene come funzionerà il meccanismo della nuova opzione donna, per lo meno per quanto concerne il collegamento attuale all’anno precedente come maturazione dei requisiti. Oggi chi deve uscire con opzione donna in questi ultimi mesi dell’anno, oppure chi è già andata in pensione, ha dovuto guardare al 31 dicembre dell’anno precedente. In pratica i 58 o 59 anni di età così come i 35 anni di contribuzione a qualsiasi titolo versata, andavano completati entro il 31 dicembre del 2021. Cioè entro la fine dell’anno scorso. Con la novità probabilmente verrà superato questo limite e occorrerà completare i requisiti entro la fine del 2023 e non del 2022. Per il resto la misura resterà invariata come regole di calcolo che resteranno quelle del sistema contributivo. La nostra lettrice che aveva programmato la quiescenza con opzione donna l’anno venturo, a proroga sopraggiunta, dovrà lasciare perdere, come se la proroga non fosse sopraggiunta. Non avendo avuto figli non potrà accedere ad opzione donna nel 2023 con 58 anni di età. Per lei ce ne vorrebbero già 60.