Ormai inizia a capirsi per bene quello che il governo Meloni intende fare sulle pensioni degli italiani. Sono tre sostanzialmente i capitoli di intervento del governo e sono sempre quelli ormai noti a tutti. Si parte dalla nuova quota 103, per finire alle proroghe sia dell’Ape sociale che di opzione donna. Se quota 103 è la novità assoluta, adesso anche sulla proroga di opzione donna le cose sono nuove e non richiamano per niente al passato. Novità è anche quella che riguarda la pensione per le lavoratrici con il regime sperimentale contributivo donna. Una novità che ha già fatto il giro del web e dei notiziari. E dal momento che cambiano i requisiti sono già numerose le lavoratrici che si chiedono che genere di novità sia e cosa sarà possibile fare per andare in pensione con questa misura l’hanno venturo.
Una opzione donna tutta nuova, come mai prima d’ora, il Governo ridisegna la misura
Infatti mentre sembrava tutto stabile ormai, con le novità ridotte solo alla quota 103 o alla quota 41 ridotta come qualcuno chiama la nuova pensione a partire dai 62 anni di età con 41 anni di contributi, ecco un’altra sorpresa. Sembrava che opzione donna e l’Ape sociale dovessero semplicemente essere riconfermate per un altro anno. Si doveva arrivare dal 31 dicembre 2022 al 31 dicembre 2023. Ma invece ecco che il Governo dal cilindro caccia il restyling di opzione donna. Si va ben oltre la semplice proroga della misura, perché si cambiano i requisiti. E per la prima volta una misura previdenziale si collega in maniera netta con le gravidanze avute. Certo, già oggi esistono delle maggiorazioni contributive in base al numero di figli avuti. Ma le misure che prevedono questi bonus per le lavoratrici madri, hanno i requisiti identici per tutte le lavoratrici. Grazie al bonus delle maggiorazioni, un anno di contributi possono valere 1,2 volte. Con la novità di opzione donna, i figli incidono sulla pensione delle madri, cambiandone i requisiti di accesso.
I nuovi requisiti di opzione donna, ecco la guida alla nuova pensione contributiva anticipata
Ci sono i passaggi alla Camera ed al Senato. Ci sono gli emendamenti. Qualcosa potrebbe sempre cambiare e magari cancellare ciò che oggi appare certo. Come sembra certo che opzione donna dal punto di vista dei requisiti nel 2023 sarà collegata a doppio filo ai figli che le lavoratrici hanno avuto. Infatti se oggi le formule per uscire sono due, è cioè almeno 58 anni di età e 35 anni di contributi per le lavoratrici dipendenti, e almeno 59 anni di età e sempre 35 anni di contributi per le lavoratrici autonome, da gennaio si cambia. Per le lavoratrici che hanno avuto 2 o più figli, la pensione con opzione donna potrebbe scattare a 58 anni di età con 35 anni di contributi. Per le lavoratrici che invece hanno avuto una sola gravidanza portata a termine, l’età di uscita sarebbe a partire dai 59 anni. Infine, per chi non ha avuto la fortuna di diventare mamma, opzione donna scatta ad una età minima di 60 anni.
Si riduce il vantaggio per le lavoratrici senza figli
Per lei ce ne vorrebbero già 60.