Niente riforma delle pensioni ma non significa che i lavoratori non potranno sfruttare alcune misure di pensionamento anticipato molto importanti e molto vantaggiose. E sono misure che rispondono a diverse esigenze di diversi lavoratori che vorrebbero dire basta con il lavoro l’anno venturo. E lo dimostrano le tante domande che i nostri lettori ci fanno, confusi dalle notizie che arrivano, spesso contraddittorie tra loro perché a volte parlano di riforma possibile ed a volte no.
“Salve, volevo capire a che punto sono le modifiche al sistema pensioni italiano.
“Buonasera, mi dite se l’Ape sociale verrà confermata nel 2024? Ve lo chiedo per mio padre che compie 63 anni nel 2024 e da 6 mesi ha perso il lavoro. A gennaio chiude con la NASPI e vorrebbe sapere se potrà andare in pensione con la misura appena compie 63 anni. Altrimenti deve vedere di trovare un nuovo lavoro. Ma è difficile dopo 33 anni di lavoro continuo con una azienda e a 63 anni trovare qualcosa di nuovo. Voi che dite?”
Pensioni 2024: ecco chi potrà andarci da gennaio con le novità del governo
Domande come quelle dei quesiti sopra riportati sono all’ordine del giorno per la nostra redazione e pensiamo sia la stessa cosa per le tante rubriche presenti in altre redazioni. Perché se c’è una cosa che regna sovrana in materia pensioni è la grande confusione. Le pensioni sono un autentico rebus tanto per il governo e i legislatori chiamati a varare nuove misure, che per i lavoratori che cercano soluzioni per poter andare in pensione prima.
Una cosa che bisogna subito ribadire è che la situazione è piuttosto intricata perché il governo ha delle serie difficoltà a varare la riforma delle pensioni per via delle casse pubbliche piuttosto limitate come dotazioni e soprattutto perché anche in seno alla maggioranza le idee e le ipotesi sono differenti.
Però, nonostante le ultime esternazioni del Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, va sottolineato come la riforma delle pensioni, complicata anche per via delle scarse natalità in Italia, non è ormai saltata. Le speranze che quota 41 per tutti nasca entro la fine della legislatura non sono campate in aria. È evidente però che nel 2024 questa misura non potrà essere sfruttata dal nostro lettore.
Quota 41 2024, quale versione vedrà i natali?
Anche nel 2024 quindi, probabilmente sarà la quota 41 per i precoci quella che sarà utilizzabile dei lavoratori. E come al solito serviranno almeno 41 anni di contributi versati, di cui 35 effettivi da lavoro e senza contributi figurativi da disoccupazione e malattia. Ma soprattutto, con un anno versato prima dei 19 anni di età. A questo c’è da aggiungere che per poter accedere alla quota 41 per i precoci bisogna anche essere in una delle quattro condizioni utili al beneficio e cioè caregiver, lavoro gravoso, invalidi o disoccupati. Se non si rientra in una di queste quattro categorie, nonostante 41 anni di contributi versati e nonostante il rispetto degli altri due requisiti contributivi prima citati, la pensione con quota 41 non potrà essere sfruttata nel 2024.
Per i precoci canale di uscita agevolato confermato, ma per gli altri?
La quota 41 però resterà, per i precoci, in attività anche nel 2024 e questo è un dato di fatto.
Al momento quindi chi non completa i 63 anni di età entro la fine del 2023, e allo stesso tempo e alla stessa data non completa anche la contribuzione previdenziale prevista, non potrà andare in pensione nel 2024. Oltretutto, la misura è una delle poche misure che non cristallizza il diritto alla pensione. Significa che anche di completa i requisiti in tempo utile per andare in pensione e quindi entro la fine del corrente anno, non potrà comunque pensionarsi l’anno venturo perché il diritto all’Anticipo pensionistico sociale anche a requisiti maturati non si preserva per gli anni successivi come invece accade con tante altre misure previdenziali oggi in vigore.
La nuova Ape sociale 2024, si farà?
Pertanto, con l’Ape sociale fino alla fine dell’anno è sicuro che potranno andare in pensione quanti rientrano tra i caregiver, gli invalidi, i lavori gravosi e i disoccupati e che maturano anche i contributi previdenziali previsti. Come sempre servono 36 anni per i lavoratori gravosi, 32 anni per edili e ceramisti e 30 anni per invalidi, disoccupati e caregiver. Naturalmente restano da centrare anche tutti gli altri requisiti intermedi previsti da ogni singola categoria. Chi è invalido deve essere disabile in misura pari ad almeno il 74%. Il caregiver deve avere iniziato ad assistere e quindi a convivere con un familiare disabile da almeno sei mesi prima di poter presentare la domanda di pensionamento.
Per i disoccupati il vincolo è quello di rientrare tra i beneficiari della Naspi ed averla percepita tutta. Nulla da fare quindi per il disoccupato da dimissioni volontarie senza giusta causa. Infine per quanto riguarda i lavori gravosi l’interessato deve aver svolto tale attività logorante per un determinato numero di anni.
Le pensioni ordinarie l’unica certezza vera del sistema previdenziale italiano
Senza riforma delle pensioni e senza modifiche al sistema previdenziale quindi, nel 2024 potranno continuare ad andare in pensione soltanto quanti completano 67 anni di età e 20 anni di contributi versati per le pensioni di vecchiaia ordinarie. A meno che la carriera dei diretti interessati non sia scattata dopo il 31 dicembre 1995. In questo caso la pensione di vecchiaia ordinaria si centra anche a condizione che la pensione liquidata sia pari a 1,5 volte l’assegno sociale. Altrimenti per poter andare in pensione come contributivi puri nel 2024 servirà arrivare a 71 anni di età.
Quando nessun limite di importo della pensione è necessario raggiungere e quando basteranno solo 5 anni di contributi versati. L’alternativa praticamente unica è certa alle pensioni di vecchiaia a 67 anni sono le pensioni anticipate ordinarie. Misure che anche nel 2024 saranno sfruttabili dai lavoratori una volta raggiunti i prescritti requisiti. Che sono 42 anni e 10 mesi di contributi versati per gli uomini o 41 anni e 10 mesi di contributi versati per le donne. Anche in questo caso vale il vincolo dei 35 anni di contribuzione effettiva.