Pensioni 2024, ecco le 15 categorie che possono andare in quiescenza subito con 2 misure

Anche per le pensioni 2024, svolgere una delle attività lavorative gravose previste consente di anticipare il pensionamento.
1 mese fa
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Prima che nel 2025 cambino le regole sulle pensioni, forse con l’introduzione della quota 41 per tutti, indipendentemente dalle modalità di implementazione, oggi analizziamo due misure che potrebbero subire modifiche l’anno prossimo in vista delle novità della manovra di fine anno. A prescindere da eventuali cambiamenti futuri, esistono già oggi misure di pensionamento anticipato, spesso legate alla tipologia di lavoro svolto. Per quanto riguarda le pensioni 2024, ecco le 15 categorie che possono andare in pensione anticipata grazie a due misure specifiche, con età variabili e diversi contributi versati.

Il lavoro gravoso: di cosa si tratta?

Nel sistema previdenziale esiste da tempo una macro categoria di attività lavorative definita “lavoro usurante”. Chi svolge un lavoro appartenente a questa categoria ha la possibilità di andare in pensione con lo scivolo lavoro usurante, che richiede un minimo di 35 anni di contributi e almeno 61,7 anni di età, a condizione di raggiungere quota 97,6 sommando età e contributi, comprese le frazioni di anno.

Tuttavia, oggi parliamo del lavoro gravoso, spesso confuso con il lavoro usurante ma completamente differente. Questo tipo di attività permette di accedere a due misure: la quota 41 per i precoci e l’Ape sociale.

Se il lavoro usurante include categorie particolari come palombari e minatori, il lavoro gravoso è molto più comune e include, ad esempio, edili, facchini, infermieri e altre categorie che analizzeremo in seguito.

Pensione anticipata nel 2024 con l’Ape sociale per chi svolge lavori gravosi

Per chi svolge lavori gravosi, è possibile andare in pensione anticipata anche nel 2024 tramite l’Anticipo pensionistico sociale, noto come Ape sociale. Questa misura consente di lasciare il lavoro a 63 anni e 5 mesi di età, a condizione di aver maturato almeno 36 anni di contributi.

L’Ape sociale funziona come una sorta di ammortizzatore sociale, accompagnando il pensionato fino alla vera e propria pensione di vecchiaia, che si raggiunge a 67 anni.

Al compimento dei 67 anni, il beneficiario perde l’Ape, che decade, e deve presentare domanda per la pensione di vecchiaia.

Durante il periodo in cui si percepisce l’Ape, non sono previste maggiorazioni, tredicesime, né assegni familiari. La prestazione non si adegua al tasso di inflazione e non può superare i 1.500 euro al mese.

Inoltre, l’Ape sociale non è reversibile in caso di decesso del beneficiario. Chi sceglie questa misura per lavoro gravoso deve cessare l’attività lavorativa e non può intraprenderne un’altra per tutta la durata dell’anticipo, poiché esiste un divieto di cumulo tra i redditi dell’Ape sociale e i redditi da lavoro. L’unica eccezione riguarda il lavoro autonomo occasionale, ma solo se il reddito aggiuntivo non supera i 5.000 euro annui.

La quota 41 per i precoci nel contesto dei lavori gravosi

Anche la quota 41 per i precoci include tra i beneficiari gli addetti ai lavori gravosi. Questa misura si differenzia dall’Ape sociale per i requisiti richiesti. Non ci sono limiti di età, ma è necessario un requisito contributivo maggiore e specifico. Come suggerisce il nome, è necessario aver maturato 41 anni di contributi, ma c’è di più.

Di questi 41 anni, almeno 35 devono essere effettivi da lavoro per poter usufruire della pensione anticipata nel 2024. Inoltre, la quota 41 richiede il rispetto dello status di precoce, che si ottiene avendo almeno un anno di contribuzione versato, anche in modo discontinuo, prima del compimento dei 19 anni di età. Dal punto di vista delle tipologie di attività lavorative, non ci sono differenze tra quota 41 per i precoci e Ape sociale.

Pensioni 2024: le 15 categorie che possono accedere alla pensione anticipata con due misure

Per entrambe le misure descritte, il lavoro gravoso deve soddisfare alcune condizioni specifiche. Ad esempio, l’attività deve essere stata svolta per almeno 7 degli ultimi 10 anni di carriera o per almeno 6 degli ultimi 7 anni di lavoro.

Il calcolo di questi periodi parte dalla data di presentazione della domanda di certificazione del diritto alla pensione, ma solo se l’attività lavorativa è ancora in corso. Altrimenti, si parte dalla data dell’ultimo accredito di contributi se l’attività lavorativa è già cessata. Non sempre, quindi, il calcolo parte dalla data di maturazione dei requisiti pensionistici.

Ai fini dell’accertamento dello svolgimento di lavoro gravoso, l’interessato deve inviare all’INPS il modello AP116, che richiede anche la collaborazione del datore di lavoro per confermare che il dipendente ha svolto una delle 15 attività di lavoro gravoso previste, che sono:

  • lavoratori del settore agricolo;
  • operai edili;
  • addetti allo spostamento di merci e facchini;
  • maestre di asilo nido ed educatori delle scuole dell’infanzia;
  • operai siderurgici;
  • lavoratori marittimi;
  • pescatori;
  • macchinisti dei treni e personale ferroviario viaggiante;
  • addetti all’assistenza di persone non autosufficienti;
  • addetti ai servizi di pulizia non qualificati;
  • infermieri delle sale operatorie e ostetriche delle sale parto;
  • conciatori di pelli e pellicce;
  • gruisti e conducenti di macchine per le perforazioni nelle costruzioni;
  • camionisti e conducenti di mezzi pesanti;
  • netturbini e addetti alla raccolta o allo smaltimento dei rifiuti.

Queste categorie di lavoratori possono accedere a una delle due misure di pensionamento anticipato, a seconda delle condizioni specifiche di ogni misura.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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