Uscire dal lavoro nel 2024 a 64 anni o rimandare ed aspettare i 67 anni? Se la scelta fosse dovuta esclusivamente dall’età, inutile dirlo, tutti opterebbero per la prima soluzione. Ma ci sono altre cose da considerare, a partire dagli importi delle pensioni. Pochi sanno ciò che accade uscendo dal lavoro prima e ciò che effettivamente si perde. Abbagliati dall’età di uscita, inevitabile che sia così. Ma a conti fatto oggi vedremo che a volte rimandare l’uscita conviene e il ritorno economico è notevole, se si guarda al resto della vita del pensionato.
“Salve, oggi volevo chiedervi una cosa molto importante per me. Sono una lavoratrice che presto arriverà a 64 anni di età. Il mio Patronato mi ha detto che posso andare in pensione quest’anno, con la pensione anticipata contributiva. Infatti a novembre completo 28 anni di contributi. Mi dicono che sono sufficienti. Ma io ho chiesto se perdevo molto come pensione anticipando l’uscita e non aspettando i 67 anni di età. Ero convintissima che la prima finestra utile per me fosse quella del 2027. Invece mi hanno detto così, ma non mi hanno risposto sugli importi e sulle penalizzazioni a cui andrei incontro. Voi cosa sapete dirmi?”
Ecco come capire che pensione si prende anticipando l’uscita dal lavoro
Ci sono contribuenti in Italia che difficilmente andranno in pensione perché non raggiungono la giusta età, oppure non raggiungono la giusta carriera contributiva. E poi ci sono contribuenti che possono scegliere perfino di rimandare la pensione, perché hanno i requisiti per andarci subito, ma anche la possibilità di rimandare puntando a qualcosa di meglio dal punto di vista degli importi. Un tipico esempio pare sia la nostra lettrice.
Infatti lei ha una carriera che sicuramente è iniziata dopo il primo gennaio 1996, altrimenti la pensione anticipata contributiva non potrebbe utilizzarla. Ed avendo 29 anni di contributi, il suo patronato sicuramente avrà verificato che la sua pensione arrivi a 2,6 volte l’assegno sociale se la signora ha avuto 2 o più figli (altrimenti 2,8 volte l’assegno sociale per chi ha avuto un solo figlio o 3 volte senza figli).
Perché se la pensione è più bassa di queste soglie (circa 1.388 euro al mese per 2,6 volte l’assegno sociale che è nel 2024 pari a circa 534 euro al mese), non si prende. Quindi, la lettrice può lasciare il lavoro a 64 anni di età come la pensione anticipata contributiva prevede anche con solo 20 anni di contributi. Ma potrebbe benissimo decidere di restare al lavoro. Sia perché magari fa un lavoro che non gli è particolarmente pesante, e sia perché così facendo aumenterebbe l’importo della prestazione.
I coefficienti di trasformazione 2023 e 2024
Chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995, non ha diritto ad un calcolo della pensione diverso da quello contributivo. Quindi come regole di calcolo cambia relativamente poco. O a 64 anni con la pensione anticipata contributiva o a 67 con la pensione di vecchiaia ordinaria, non cambierebbe nulla ed il calcolo della prestazione sarebbe in base al montante dei contributi accumulati dalla stessa lavoratrice. Rimandare l’uscita e restare a lavorare però ha due vantaggi da considerare.
In primo luogo i 3 anni di contributi in più versati. Continuare a lavorare infatti significa continuare a versare contributi. E quindi, significa riempire ancora di più quel salvadanaio che è il montante contributivo. Inoltre le regole di calcolo contributive delle pensioni in Italia, producono vantaggi per chi esce più in tarda età dal mondo del lavoro. Significa che più tardi si esce, meglio viene calcolata la pensione. Il meccanismo è quello dei coefficienti di trasformazione, aggiornati nel 2023 e validi anche per il 2024. I coefficienti di cui parliamo sono:
- 57 anni di età: divisore 23,419, coefficiente 4,270;
- 58 anni di età: divisore 22,839, coefficiente 4,378;
- 59 anni di età: divisore 22,256, coefficiente 4,493;
- 60 anni di età: divisore 21,669, coefficiente 4,615;
- 61 anni di età: divisore 21,079, coefficiente 4,744;
- 62 anni di età: divisore 20,485, coefficiente 4,882;
- 63 anni di età: divisore 19,888, coefficiente 5,028;
- 64 anni di età: divisore 19,289, coefficiente 5,184;
- 65 anni di età: divisore 18,686, coefficiente 5,352;
- 66 anni di età: divisore 18,079, coefficiente 5,531;
- 67 anni di età: divisore 17,472, coefficiente 5,723;
- 68 anni di età: divisore 16,861, coefficiente 5,931;
- 69 anni di età: divisore 16,251, coefficiente 6,154;
- 70 anni di età: divisore 15,637, coefficiente 6,395;
- 71 anni di età: divisore 15,025, coefficiente 6,655.
Il calcolo della pensione a 64 o a 67 anni, ecco cosa cambia e gli esempi
Partendo dalla nostra lettrice, possiamo azzardare degli ipotetici calcoli delle pensioni a 64 anni o a 67 anni.
In 28 anni di contributi, circa 12.500 euro all’anno di montante in media. Per il solo fatto che resti al lavoro altri 3 anni, il suo montante passerebbe, continuando a versare in uguale modo, a 387.500 euro. E rimaniamo cauti, ipotizzando zero rivalutazione nei 3 anni di ulteriore permanenza al lavoro. Uscendo subito dal lavoro con un montante da 350.000 euro e 64 anni di età, prenderebbe una pensione annua di 18.144 euro, ovvero un trattamento mensile di 1.395 euro al mese per tredici mensilità.
Rimandando l’uscita a 67 anni, con un montante che è nel tempo arrivato a 387.500 euro, prenderebbe un trattamento di 22.176 euro l’anno, ovvero 1.705 euro di pensione al mese per tredici mesi. Oltre 300 euro in più, in parte dettati dai 3 anni di versamenti aggiuntivi, ed in parte dal coefficiente di trasformazione che a 64 anni è del 5,184% ed a 67 anni è del 5,723%. Non una differenza di poco conto.
I nostri calcoli sono semplificati e servono a capire il meccanismo. Naturalmente non sono considerate le tante variabili che ci sono, ma la differenza in termini di pensione percepita non è distante dalla realtà dei fatti e da cosa succede davvero ad anticipare la pensione di 3 anni.