Pensioni 2025 3 mesi più tardi: ecco chi ha commesso un errore che gli farà perdere mesi di pensione

Sulle pensioni 2025 ecco chi la prenderà 3 mesi più tardi e quale errore ha commesso che sposta di diversi mesi in avanti la decorrenza.
1 settimana fa
3 minuti di lettura
Sulle pensioni 2025 ecco chi la prenderà 3 mesi più tardi e quale errore ha commesso che sposta di diversi mesi in avanti la decorrenza.
Foto © Licenza Creative Commons

C’è una particolare misura pensionistica anche per il 2025, che è destinata solo a chi svolge determinate e particolari attività lavorative. Una misura che consente di andare in pensione molto prima rispetto ai requisiti ordinari perché addirittura c’è chi può uscire dal lavoro con 61 anni e 7 mesi di età. La misura in questione si chiama scivolo usuranti o pensione con quota 97,6. La misura è particolare da diversi punti di vista.

Infatti non ci sono solo le platee di riferimento ad essere particolari ma anche la struttura della misura.

Bisogna raggiungere una determinata età, una determinata dote di contributi versati ed anche, bisogna completare una prestabilita quota. Inoltre la domanda di certificazione del diritto va fatta con l’auto anticipo. Un anticipo talmente elevato che chi deve uscire nel 2025 e non vi ha già provveduto perde mensilità di pensione. Un nostro lettore per esempio si trova proprio in questa situazione per colpa di un piccolo errore probabilmente per lui la pensione slitterà al 2026.

“Buonasera, sono un operaio di fabbrica. Lavoro da trent’anni e più per Stellantis. Anzi a dire il vero prima lavoravo per Fiat, poi per FCA e adesso per Stellantis. Lavoro sulla linea catena e quindi dovrei aver diritto alla pensione con lo scivolo usuranti. Ho parlato l’altra sera con il responsabile del patronato a cui mi rivolgo sempre e mi ha detto che purtroppo ho commesso un errore. E che nel 2025 non ce la farò ad andare in pensione. Non capisco perché dal momento che nel 2025 compio a novembre 61 anni e 7 mesi e già oggi mi trovo ad aver completato i 35 anni di contributi che servono. Quindi supererò anche la quota 97,6 e non capisco perché mi dice che dovrei poter andare in pensione solo a febbraio 2026.”

Pensioni 2025 3 mesi più tardi: ecco chi ha commesso un errore che gli farà perdere mesi di pensione

Lo scivolo usuranti è una misura come dicevamo molto particolare perché riguarda una particolare categoria di lavoratori.

Anzi più categorie ma che rientrano in quello che viene definito lavoro usurante. Parliamo di coloro che svolgono una di queste seguenti attività riportate dall’INPS nella scheda del lavoro usurante presente sul sito dell’Istituto:

  • lavori in galleria, cava o miniera e mansioni svolte in sotterraneo;
  • lavori nelle cave e nelle gallerie;
  • addetti al lavoro in cassoni ad aria compressa”;
  • lavori svolti dai palombari”;
  • lavori con esposizione costante ad alte temperature
  • lavorazione del vetro cavo;
  • lavori espletati in spazi ristretti e angusti;
  • lavori di asportazione dell’amianto.

Inoltre nella misura di cui parliamo oggi rientrano anche gli addetti alla linea a catena, gli autisti dei mezzi di trasporto pubblico con massa a pieno carico superiore a nove persone e i lavoratori notturni. Per loro le porte del pensionamento come detto si aprono una volta raggiunti almeno 61 anni e 7 mesi di età, una volta maturati almeno 35 anni di contributi versati e una volta che la somma di età e contributi usando anche le frazioni di anno dia almeno quota 97,6.

Occhio alla domanda di certificazione del diritto allo scivolo

Sugli interessati allo scivolo in regime usurante e alla pensione anticipata loro destinata grava un onere molto particolare. Parliamo del fatto che per andare in pensione con lo scivolo usuranti gli interessati devono presentare la domanda di certificazione del diritto entro il primo maggio dell’anno precedente quello del pensionamento. Significa che chi vuole uscire dal lavoro nel 2025 con questa misura avrebbe dovuto presentare la domanda di certificazione almeno entro il primo maggio di quest’anno. Naturalmente chi non l’ha fatto, adesso si trova penalizzato.

Ma non come diritto alla prestazione che non viene perso. Piuttosto penalizzato come decorrenza del trattamento.

Infatti per le domande di certificazione del diritto presentate entro i 30 giorni successivi alla scadenza del primo maggio, la decorrenza del trattamento viene posticipata di un mese.

Per le domande presentate entro i 60 giorni successivi al primo maggio la decorrenza del trattamento viene posticipata di due mesi. Infine per quelle domande ancora più tardive come è tardivo l’adempimento per il nostro lettore, la prestazione slitta di tre mesi. Di conseguenza il nostro lettore che avrebbe avuto diritto ad andare in pensione nel 2025 probabilmente a novembre dovrà attendere il 2026 e quindi dovrà aspettare il mese di febbraio come gli ha detto il patronato. Professionisti questi ultimi che evidentemente rispetto a noi hanno ben più chiara la situazione avendo a disposizione i documenti del diretto interessato.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Svalutazione dello yuan in arrivo?
Articolo precedente

La svalutazione dello yuan rischia di essere dietro l’angolo

Rendimenti obbligazionari in risalita
Articolo seguente

Il lato positivo dei rendimenti obbligazionari in risalita