Siamo a metà anno e già si pensa a come saranno le pensioni nel 2025. Col ritorno dirompente dell’inflazione due anni fa, abbiamo assistito a rivalutazioni degli assegni a cui non eravamo più abituati da molto tempo. Complice il rallentamento della crescita economica, la deflazione prolungata e il covid che avevano letteralmente frenato la crescita degli importi in pagamento.
Così, le pensioni sono tornate a salire, anche se non in maniera uguale per tutti. A fronte di un carovita reale che non accenna a fermarsi nonostante gli indici Istat indicano un raffreddamento dei prezzi al consumo.
Gli aumenti previsti per le pensioni nel 2025
Ma cerchiamo di intuire come saranno le pensioni nel 2025, anche se al momento appare azzardato fare delle previsioni. Come detto, è ancora presto per conoscere l’indice dell’inflazione 2024, ma è presumibile che sarà più basso di quello dello scorso anno (+5,4%) e di quello del 2022 (+8,1%) per effetto di un rallentamento consolidato della crescita dei prezzi al consumo e dell’energia.
Stando ai numeri, l’Istat ha confermato che nel mese di maggio 2024 l’indice nazionale dei prezzi al consumo (al lordo dei tabacchi) ha registrato un aumento dello 0,2% su base mensile e un incremento dello 0,8% su base annua. Dati in linea con le previsioni degli analisti che confermano un raffreddamento dei prezzi. E quindi anche degli importi delle pensioni nel 2025 che sono strettamente legati all’inflazione. Scordiamoci, a questo punto, incrementi corposi come avvenuto nel 2022 e 2023.
Si potrebbe ipotizzare, secondo gli esperti, un aumento delle pensioni da gennaio 2025 dell’ordine dello 0,8-1,0%. Ma non di più. A meno che l’inflazione non torni a correre nella seconda parte dell’anno (cosa abbastanza improbabile al momento).
Rivalutazione pensioni, come si calcola
Un altro aspetto sul quale vale la pena soffermarsi è il meccanismo di rivalutazione delle pensioni. Dal 2025 tutto potrebbe cambiare e tornare alla “normalità”. Finora abbiamo assistito a interventi del legislatore sul meccanismo di perequazione automatica per tutelare maggiormente gli assegni più bassi a scapito di quelli più alti a fronte di un’inflazione in rapida crescita. Le leggi di bilancio 2023 e 2024, per contenere la spesa pubblica, hanno infatti introdotto sei fasce di rivalutazione:
- 100% fino a 4 volte il trattamento minimo;
- 85% da 4 a 5 volte il trattamento minimo;
- 53% da 5 a 6 volte il trattamento minimo;
- 47% da 6 a 8 volte il trattamento minimo;
- 37% da 8 a 10 volte il trattamento minimo;
- 22% oltre le 10 volte il trattamento minimo.
I più penalizzati, come si può notare, sono i pensionati d’oro che percepiscono più di 5.600 euro al mese. Per costoro, il taglio dell’assegno è consistente. Ragion per cui la classe dirigente ha imbastito un ricorso sui tagli innanzi alla Corte Costituzionale.
Ma questo meccanismo di tagli temporanei dovrà essere confermato dalla prossima manovra finanziaria per le pensioni 2025. E’ chiaro, però, che con l’abbassamento dell’indice di rivalutazione delle pensioni (come da previsioni), si possa tornare a un meccanismo di perequazione automatica equo e giusto. In ogni caso, le pensioni minime e quelle più basse resteranno sempre maggiormente tutelate rispetto alle altre.
Riassumendo…
- Anche nel 2025 le pensioni subiranno aumenti;
- Le rivalutazioni degli assegni previste per l’anno prossimo dipendono dall’inflazione;
- I più penalizzati saranno ancora i pensionati d’oro e d’argento.