Andare in pensione oggi potrebbe essere più facile rispetto a quello che attende i lavoratori nel prossimo futuro. Infatti, a quanto pare, le ipotesi di riforma delle pensioni e le varie misure che in questi mesi hanno fatto capolino come papabili per riformare il sistema rischiano di restare appese e rimandate al futuro. Probabilmente la riforma delle pensioni slitterà nel tempo. E al momento non c’è certezza circa la permanenza di alcune misure che scadono nel 2024 anche nel 2025.
Questo significa che, a oggi, le uniche certezze di poter andare in pensione sono quelle che derivano dalle misure ordinarie.
I nati nel 1958, tra contributi previdenziali e regole fisse del sistema
La prima annualità di nascita che, a prescindere da tutto, dovrebbe poter andare in pensione nel 2025 è quella dei nati nel 1958. Per loro, soprattutto per chi ha maturato almeno 20 anni di contributi, non ci dovrebbero essere dubbi riguardo alla possibilità di andare in pensione. Infatti, chi è nato nel 1958 nel 2025 compirà 67 anni di età ed entrerà nel perimetro della pensione di vecchiaia ordinaria. Anche chi si trova senza i 20 anni di versamenti avrà comunque la possibilità di accedere a un trattamento dell’INPS, perché per loro ci sarà l’assegno sociale.
In questo caso, però, se l’interessato è single, l’assegno sociale potrà essere percepito solo se il reddito dell’interessato non è superiore all’importo stesso dell’assegno sociale. Se coniugato, invece, il reddito dell’interessato, cumulato con quello del coniuge, non deve essere superiore a due volte il valore dell’assegno sociale. La misura, infatti, prevede solo il raggiungimento dei 67 anni di età, a prescindere dal genere e senza badare assolutamente ai contributi versati.
Pensioni 2025 e riforma, ecco chi può nutrire speranze di pensione in base all’anno di nascita
Tornando alla pensione di vecchiaia ordinaria per chi compie 67 anni di età nel 2025, qualcosa cambia in base alla data della prima iscrizione alla previdenza. Infatti, cambia molto tra vecchi iscritti e nuovi iscritti, dove per “vecchi” si intendono i contribuenti che hanno il primo accredito contributivo, a qualsiasi titolo, prima del 1996.
Naturalmente, per “nuovi iscritti” si considerano i contribuenti che hanno il primo accredito successivo al 1995. I vecchi iscritti vanno in pensione a 67 anni con 20 anni di versamenti e senza altri requisiti da soddisfare.
I nuovi iscritti, per contro, oltre ai 67 anni di età e oltre ai 20 anni di versamenti, devono raggiungere una pensione che non può essere inferiore all’importo dell’assegno sociale 2025. Nel 2025 potranno andare in pensione anche alcuni soggetti che nell’anno non hanno potuto percepire alcun trattamento da parte dell’INPS.
Parliamo di contribuenti che non avevano i 20 anni utili alle pensioni di vecchiaia quando hanno compiuto i 67 anni e che negli anni non hanno potuto percepire l’assegno sociale perché privi dei requisiti reddituali prima citati. Soggetti che, se nati nel 1954, nel 2025 completeranno l’età idonea per accedere alla pensione di vecchiaia a 71 anni. In questo caso bastano 5 anni di contributi, purché il primo sia stato versato dopo il 31 dicembre 1995, e senza alcun collegamento a un qualsiasi importo minimo della pensione.
Cosa significa nuovo iscritto e cosa significa vecchio iscritto
I nuovi iscritti, come spiegato nei paragrafi precedenti, hanno alcune regole diverse rispetto ai vecchi iscritti. Tuttavia, hanno anche una misura destinata esclusivamente a loro, che nel 2025 sarà appannaggio di chi è nato nel 1961. Infatti, chi vanta il primo accredito contributivo successivo al 31 dicembre 1995, essendo nato nel 1961 e compiendo 64 anni di età nel 2025, potrà accedere alla pensione anticipata contributiva.
Se invece l’interessato è una lavoratrice, questo vincolo dell’importo minimo della pensione può essere differente. E si basa sul numero di figli che l’interessata ha avuto nella sua vita. Con tre o più figli, infatti, l’importo minimo della pensione collegato all’assegno sociale non deve essere inferiore a 2,6 volte. Con uno o due figli, invece, l’importo minimo deve essere non al di sotto di 2,8 volte. Per le altre vale la regola generale valida anche per gli uomini, cioè la pensione non inferiore a tre volte l’assegno sociale.
Le pensioni anticipate che non hanno limiti di età non li avranno nemmeno nel 2025
Non ci sono limiti anagrafici. Pertanto, la classe di nascita può essere qualsiasi per chi, nel 2025, può vantare la contribuzione minima necessaria per accedere alla pensione anticipata ordinaria. In questo caso, cambia la carriera da completare in base al genere. Le donne godono, infatti, di un vantaggio di un anno.
La pensione anticipata ordinaria, infatti, si centra raggiungendo i 41,10 anni di versamenti per le donne e i 42,10 anni di versamenti per gli uomini. La decorrenza del trattamento è posticipata di tre mesi rispetto alla data di completamento di queste carriere. Senza limiti di età, ma con una carriera leggermente più corta, nel 2025 avranno la possibilità di andare in pensione i cosiddetti precoci. Parliamo di persone che hanno almeno 12 mesi di versamenti, continuativi o meno, prima di aver compiuto 19 anni di età.
La misura si chiama “Quota 41 per i precoci”. Come si evince, bastano 41 anni di contributi, di cui 35 effettivi (ma vale anche per le pensioni anticipate ordinarie) e senza figurativi da disoccupazione o malattia. Per la Quota 41 precoci è necessario anche rientrare in una delle categorie previste come beneficiarie della misura.