Il tema delle pensioni nel 2025 si preannuncia come uno dei più discussi e cruciali nel panorama delle politiche previdenziali italiane.
Il governo sta valutando un pacchetto di misure da inserire nella Legge di Bilancio 2025. L’obiettivo è quello di affrontare la complessità del sistema pensionistico e rispondere a diverse esigenze sociali ed economiche. Si prospettano cambiamenti importanti che potrebbero incidere sia sulle pensioni più elevate che su quelle di importo più basso, con interventi che puntano a bilanciare equità sociale e sostenibilità economica.
Pensioni 2025: blocco della perequazione per quelle alte
Tra le proposte in esame, si distingue il possibile blocco della perequazione automatica per le pensioni superiori a quattro volte il trattamento minimo. Questo intervento andrebbe a colpire le pensioni che superano una certa soglia, stimata intorno ai 1.650 euro netti mensili.
Anche se non si tratta delle cosiddette “pensioni d’oro”, l’adeguamento al costo della vita potrebbe subire una frenata, incidendo negativamente sul potere d’acquisto di molti pensionati. Questa misura sul taglio pensioni 2025, se confermata, verrebbe adottata per alleggerire la pressione sui conti pubblici, in un contesto in cui la sostenibilità del sistema pensionistico rappresenta una sfida crescente.
Esistenza in vita dei pensionati all’estero: la nuova fase dei controlli
Oltre ai provvedimenti relativi alle pensioni interne, il governo ha intensificato i controlli sui pensionati residenti all’estero, in particolare riguardo alla verifica dell’esistenza in vita. Questa misura è stata avviata con l’obiettivo di prevenire il rischio di pagamenti indebiti a favore di soggetti non più in vita, che possono rappresentare un costo significativo per l’INPS.
La seconda fase di esistenza in vita 2024/2025, coinvolge pensionati residenti in diverse aree geografiche, tra cui Europa, Africa e Oceania.
A partire dal 20 settembre 2024, i pensionati interessati ricevono da Citibank i moduli necessari per attestare la propria esistenza in vita, che dovranno essere restituiti entro il 18 gennaio 2025.
Questa operazione di controllo è cruciale per garantire l’efficienza del sistema previdenziale e contenere gli sprechi, anche se riguarda soltanto una porzione limitata di pensionati. Tuttavia, il rispetto delle scadenze da parte degli interessati è essenziale per evitare la sospensione dei pagamenti.
Pensioni 2025: incentivi per l’uscita a 70 anni
Un’altra importante novità che potrebbe caratterizzare le pensioni 2025 è la riforma delle regole sul pensionamento nel settore pubblico. Attualmente, i dipendenti pubblici sono obbligati a ritirarsi a 65 anni, purché abbiano maturato i requisiti contributivi previsti per la pensione anticipata ordinaria. In mancanza di questi, devono continuare a lavorare fino al compimento dei 67 anni, l’età minima per il pensionamento di vecchiaia. Tuttavia, con la nuova proposta in discussione, potrebbe venire meno l’obbligo di andare in pensione una volta raggiunti tali limiti.
Il governo sta infatti valutando la possibilità di introdurre incentivi per incoraggiare i dipendenti pubblici a prolungare la loro attività lavorativa fino ai 70 anni. Dunque, presto potrebbe finire l’obbligo di pensione a 65 anni (ovvero a 67 anni). Questa opzione offrirebbe ai lavoratori una maggiore libertà di scelta, consentendo loro di decidere autonomamente quando ritirarsi. Chi opterà per restare in servizio fino a 70 anni potrà beneficiare di un incremento dell’assegno pensionistico, grazie agli anni aggiuntivi di contributi versati.
Il cambiamento potrebbe avere effetti positivi sia per i lavoratori, che avrebbero l’opportunità di aumentare il proprio montante pensionistico, sia per lo Stato, che potrebbe rimandare il ricambio generazionale e risparmiare sui costi legati a nuove assunzioni. Inoltre, mantenere in servizio personale esperto e qualificato può contribuire a garantire continuità ed efficienza all’interno della pubblica amministrazione.
Conclusioni: il futuro delle pensioni italiane
Il 2025 si presenta, dunque, come un anno di transizione per il sistema pensionistico italiano, con una serie di novità che potrebbero portare sia opportunità che sfide. Da un lato, il blocco della perequazione per le pensioni più alte e i possibili tagli generano incertezza e preoccupazione tra i pensionati. Dall’altro, le nuove opportunità di pensionamento flessibile fino ai 70 anni, soprattutto nel settore pubblico, offrono la possibilità di prolungare la carriera lavorativa e ottenere un assegno pensionistico più consistente.
Sarà fondamentale, nei prossimi mesi, monitorare l’evolversi delle proposte legislative e gli effetti che queste avranno sui lavoratori e sui pensionati, nella speranza che vengano trovate soluzioni equilibrate in grado di garantire la sostenibilità del sistema pensionistico, senza compromettere il benessere di chi ha dedicato anni al lavoro e al servizio del Paese.
Riassumendo
- Il governo valuta misure per le pensioni 2025, incluso il blocco della perequazione.
- Controlli sull’esistenza in vita dei pensionati all’estero proseguono per ridurre spese indebite.
- Incentivi per prolungare il pensionamento a 70 anni nel settore pubblico in discussione.
- Tagli alle pensioni oltre 1.650 euro mensili preoccupano lavoratori e pensionati.
- Lavoratori pubblici potrebbero beneficiare di assegni più alti prolungando il servizio.
- Il 2025 porta opportunità e sfide per il sistema pensionistico italiano.
E i nostri ragazzi a 30 anni ancora in cerca di occupazione facendo master spesso inutili a destra e a manca con i nostri politici che li considerano “bamboccioni”…
Questa eventuale riforma avrebbe effetti soltanto per quanti usciranno dal mondo del lavoro nel 2025 e non riguarderebbe coloro che sono in isopensione dal 2022 in attesa di pensione di vecchiaia al 2027 con calcolo misto ?
Ci sarebbero tutele e diritti di cristallizzazione verso questi isopensionati ex art. 4 legge Fornero ?
Portare la pensione a 70 anni è veramente vergognoso, parlate di mantenere il personale esperto e qualificato, dopo una vita di sacrifici e migliaia di contributi versati che non arriveremo mai ad riavere con la pensione stra meritata ci volete sfruttare fino alla morte…… diamo spazio ai giovani e diminuiamo la disoccupazione sarebbe la cosa più giusta.
Pensiamo per un momento al Passato quanti colleghi abbiamo visto andare in pensione con 30 anni di contributi, perchè negli anni 80 si andava in pensione con il massimo di 30 anni, e abbiamo firmato un contratto che prevedevano 30 anni di contributi, come dobbiamo sentirci noi che abbiamo lavorato già 11, oppure altri 12 anni in più ad altri colleghi che già si godono la pensione da oltre 11 anni, la nostra pecca è che siamo stati assunti giovani per questo dobbiamo pagare questa penitenza, tutto ciò è anticostituzionale, ma sempre grazie ai nostri SINDACATI ci troviamo in questo stato lavorare fino alla fine dei nostri giorni, e lasciando ai politici di fare tutte le leggi sempre guardando la massa che siamo noi e no loro che sono in minoranza nel senso che possono anche fare qualcosa per abbassare i loro introiti, perché rispetto alle altre nazioni europee oppure mondiali sono in troppi per governare il nostro paese, dico solo questo ricordatevi che noi siamo la massa la quantità e se vogliamo possiamo mandarvi tutti a casa pulendo una volta per sempre la nostra Italia dallo schifo che si manifesta sui social, vorrei avere 5 minuti a disposizione con tutti i ministri del consiglio per fargli capire che l’Italia l’Europa per riprendersi devo fa sì che la popolazione deve avere un posto di lavoro a tempo indeterminato perché sono loro il consumismo e grazie alle buste paghe impegno denaro fanno acquisti i soldi girano di più e consumano di più è un fatto di certo. è la quantità che fa la somma.
considerando il momento attuale molto delicato e preoccupante per le casse dello stato e per il futuro di chi ha maturato anni di contribuzione ma non abbastana per la pensione e per i giovani sopratutto, è arrivato il momento di calibrare bene e ripensare le indennità di disoccupazione elargite spesso con disinvoltura creando spese e voragini nelle casse Inps, ad esempio le disoccupazioni nel settore agricolo e poi ben retribuite, a cui vanno riformulate e considerate ormai le giornate lavorative da computare ai fini della disoccupazione e del calcolo finale delle pensioni.
Invece di incentivare il cambio generazionale ….bha
sarà una scelta. per esempio io ci starei per motivi personali, familiari.
Cmq tutta la materia é stata rovinata da pensioni baby, pensioni anticipate che ci sono ancora oggi o cmq fino a poco tempo fa. Quando passeranno a miglior vita tutti i nati dal 1935 al 1950 i conti miglioreranno di molto. e che dire delle forze dell’ordine che stanno a mettere timbri e che a 60 a ci vanno obbligati?