Erano tanto attese le novità sulle pensioni 2025 che molti italiani sono rimasti delusi dall’operato del governo. Se si esclude un aumento dello sconto di 4 mesi a figlio sulle pensioni di vecchiaia per le donne nel sistema contributivo, e se si escludono le proroghe di Ape Sociale, Opzione Donna e Quota 103, nulla di eccezionale è stato introdotto.
E se dalle regole per lasciare il lavoro in anticipo si passa alle regole di calcolo della pensione, anche in questo caso nulla di nuovo viene introdotto, fatta eccezione per l’indicizzazione dei trattamenti che seguirà criteri meno penalizzanti per le pensioni più alte.
Tuttavia, una grande novità emerge comunque, anche se si tratta di qualcosa che era programmato da tempo: l’aggiornamento delle regole di calcolo delle prestazioni. Sulle pensioni 2025 si cambia, con un aggiornamento biennale delle regole che penalizza chi esce dal lavoro nel 2025.
Pensioni 2025 si cambia, per chi va in pensione l’anno prossimo pensioni più basse
Da due anni i coefficienti di trasformazione delle pensioni non venivano adeguati al tasso di inflazione. Questo perché i coefficienti di trasformazione si adeguano di biennio in biennio alle aspettative di vita della popolazione. Il meccanismo è sempre lo stesso e nasce da un modo di operare dello Stato che, se la vita media di un pensionato sale, interviene con due diversi meccanismi di salvaguardia dei conti pubblici.
Se un pensionato vive più a lungo, significa che lo Stato alla fine spenderà più soldi per questo pensionato, perché gli pagherà la pensione per più tempo. E allora ecco che si interviene in due modi: da un lato, si allontanano le pensioni, aumentando i requisiti e costringendo il lavoratore a restare più a lungo a lavorare, oppure inserendo delle finestre di decorrenza delle pensioni sempre più lunghe, perché posticipando l’incasso del primo rateo di pensione si arriva allo stesso risultato in termini di risparmio.
Il secondo meccanismo invece riguarda il calcolo delle pensioni. Riducendo l’importo erogato della pensione, si limita il danno dovuto a una pensione che viene liquidata per più tempo al pensionato.
Cosa succede adesso sulle pensioni 2025
Le pensioni tornano a calare, o meglio, tornano ad avere dei coefficienti che calano rispetto a quelli usati nel biennio precedente. Dopo l’inversione di tendenza dovuta alla pandemia, perché in quegli anni la vita media della popolazione era calata, adesso aumenta la stima di vita della popolazione e, per quanto detto nel paragrafo precedente, lo Stato impone calcoli di pensione meno favorevoli.
In termini pratici, non ci sarà lavoratore che uscirà dal lavoro nei prossimi due anni che, a parità di contributi versati e di età di uscita, prenderà una pensione più alta di chi lo ha fatto nel biennio precedente. Anzi, non ci sarà nessuno che prenderà nemmeno una pensione pari a chi, per esempio, è uscito dal lavoro a novembre 2024.
Ecco cosa cambia e che coefficienti ci saranno nel 2025
Chi andrà in pensione nel 2025 prenderà un assegno più basso rispetto a chi andrà a riposo entro fine anno. Il Ministero del Lavoro ha pubblicato il decreto numero 436 del 21 novembre 2024, ed è l’atteso decreto che fissa i nuovi coefficienti di trasformazione validi per il biennio 2025-2026.
Per la settima volta dal 2009 a oggi i coefficienti vengono aggiornati e, come regola vuole, hanno una validità biennale. Come detto, escludendo gli ultimi coefficienti che derivano dalla problematica della pandemia, ogni aggiornamento peggiora la situazione. E questi coefficienti sono fondamentali per il giusto calcolo della pensione, perché sono quelle percentuali con cui l’INPS moltiplica il montante contributivo di un lavoratore dopo le rivalutazioni annuali all’inflazione.
Fattore fondamentale è questo coefficiente sia per chi ha una pensione calcolata interamente con il sistema contributivo, sia per chi nel misto ha solo una parte della pensione calcolata con questo metodo.
L’importo della pensione scende quindi perché i coefficienti di trasformazione scendono. Nel 2024, i coefficienti sono i seguenti:
- 57 anni: 4,270%
- 58 anni: 4,378%
- 59 anni: 4,493%
- 60 anni: 4,615%
- 61 anni: 4,744%
- 62 anni: 4,882%
- 63 anni: 5,028%
- 64 anni: 5,184%
- 65 anni: 5,362%
- 66 anni: 5,531%
- 67 anni: 5,723%
- 68 anni: 5,931%
- 69 anni: 6,154%
- 70 anni: 6,395%
- 71 anni: 6,655%
Per le pensioni 2025 invece si cambia, e i coefficienti varranno anche per le pensioni liquidate nel 2026. Nello specifico, i nuovi coefficienti sono:
- 57 anni: 4,204%
- 58 anni: 4,308%
- 59 anni: 4,419%
- 60 anni: 4,536%
- 61 anni: 4,661%
- 62 anni: 4,795%
- 63 anni: 4,936%
- 64 anni: 5,088%
- 65 anni: 5,250%
- 66 anni: 5,423%
- 67 anni: 5,608%
- 68 anni: 5,808%
- 69 anni: 6,024%
- 70 anni: 6,258%
- 71 anni: 6,510%
Gli esempi pratici, cosa cambia e cosa perderanno i pensionati sulle pensioni 2025
Come tutti sanno, i coefficienti di trasformazione sono tanto meno favorevoli quanto prima si esce dal lavoro. A parità di contributi versati e di montante contributivo, chi esce a 64 anni prende un trattamento inferiore a chi lo fa a 65 anni, a 66 anni e così via. Ma come detto, con il peggioramento di questi coefficienti adesso per le pensioni 2025 si cambia. E va sempre peggio. Alcuni esempi chiariranno meglio il tutto.
Ipotizziamo un lavoratore con 20 anni di versamenti e 300.000 euro di montante. Se questo lavoratore compie 67 anni di età nel 2024, prende 17.169 euro di pensione, perché 300.000 euro vanno moltiplicati per il coefficiente 5,723% valido oggi a 67 anni. Se invece compie i 67 anni nel 2025, prenderà 16.824 euro di pensione, perché il coefficiente che si usa nel 2025 e nel 2026 è 5,608%.
Allo stesso modo, chi per esempio esce con 42 anni e 10 mesi di contributi completati nel 2024, magari a 62 anni, con 500.000 euro di montante, prenderà una pensione di 24.410 euro annui. Se invece riesce a completare i 42 anni e 10 mesi solo nel 2025, prenderà un trattamento da 23.975 euro.
Uh! Che bello! Il prossimo anno vado io in pensione! Sono felicissimo…….W l’Italia!