Smettere di lavorare e andare finalmente in pensione nel 2025. Obiettivo comune a tanti lavoratori questo. E per chi si avvicina al pensionamento è fondamentale comprendere quali saranno le possibilità di uscita del corrente anno.
Età pensionabile, contributi versati, misure di pensionamento, ecco come
La pensione di vecchiaia 2025 è senza dubbio la prima misura che va analizzata. E ci sono almeno 3 versioni diverse di pensione di vecchiaia. Per esempio c’è la pensione di vecchiaia ordinaria che si raggiunge al compimento dei 67 anni. Per questa misura servono almeno 20 anni di contributi versati.
Per chi ha iniziato a lavorare e versare dopo il 31 dicembre 1995, per la pensione di vecchiaia bisogna anche raggiungere un importo minimo della pensione mai inferiore all’importo dell’assegno sociale.
E va detto che per la pensione dei contributivi puri non esistono integrazioni al trattamento minimo e nemmeno maggiorazioni sociali. Quindi è più complicato raggiungere quell’importo minimo prima descritto.
Diverse varianti per la quiescenza di vecchiaia eccole
Sempre di pensione di vecchiaia si tratta ma si chiama pensione di vecchiaia contributiva, e si centra senza limiti di importo ma a 71 anni. In quel caso anche nel 2025 per la pensione bastano 5 anni di versamenti. Come si capisce dal nome, è una possibilità che riguarda solo quanti possono vantare una carriera contributiva solo successiva al 1995.
Ma la pensione di vecchiaia è anche quella che permette, in presenza di una invalidità pensionabile, il pensionamento a partire dai 56 anni per le donne e a 61 anni per gli uomini.
Anche in questo caso bastano 20 anni di contributi versati. La misura riguarda soltanto i lavoratori del settore privato, sia subordinati che autonomi.
Non si applica quindi ai lavoratori del settore pubblico. L’invalidità deve essere all’80% ma specifica per il lavoro svolto dai diretti interessati e non deve essere quindi invalidità civile.
Pensioni 2025, una per una tutte le misure da sfruttare e i requisiti
Affiancate alle pensioni di vecchiaia ci sono le pensioni anticipate. E sono diverse le pensioni anticipate 2025 da sfruttare. Si parte come sempre dalla principale misura, cioè la pensione anticipata ordinaria che richiede almeno 41 anni e 10 mesi di contributi versati per le donne e 42 anni e 10 mesi di contributi versati per gli uomini. La decorrenza del trattamento è posticipata di 3 mesi rispetto al mese di completamento dei requisiti.
Un’altra misura di rilievo è la pensione anticipata contributiva. Anche questa misura come molte di quelle citate nel paragrafo precedente riguarda soggetti privi di contributi al 31 dicembre 1995.
Oppure riguarda chi sceglie il computo nella Gestione Separata. Per la pensione anticipata contributiva servono almeno 64 anni di età e almeno 20 anni di contributi. Ma è necessario anche che l’assegno liquidato sia pari o superiore a 3 volte l’assegno sociale. Solo per le donne con un solo figlio avuto questo limite si riduce a 2,8 volte l’assegno sociale. Oppure 2,6 volte per le donne con più figli.
La pensione 2025 ha diverse strade da sfruttare, molte sono le vie di uscita anticipata
Precoci, ma che allo stesso tempo sono anche alternativamente caregiver, invalidi, disoccupati o addetti ai lavori gravosi (o usuranti) possono sfruttare due diverse misure di pensionamento anticipato.
La prima è la quota 41. Che è riservata ai lavoratori precoci il cui identikit è quello di soggetti che hanno minimo 52 settimane di contributi già versati prima di aver compiuto i 19 anni.
L’altra misura è l’Ape sociale che si centra per le stesse categorie di quota 41 precoci. Ma solo al raggiungimento di 63 anni e 5 mesi di età con almeno 30 anni di contributi versati per i disoccupati, i caregiver e gli invalidi. O con 36 anni di versamenti per lavoratori addetti alle mansioni gravose (esclusi gli usuranti però a differenza di quota 41 precoci).
Ecco altre soluzioni di pensionamento molto appetibili
Un’altra opportunità è opzione donna che è stata confermata pure nel 2025. In questo caso bastano 59, 60 o 61 anni di età e 35 anni di versamenti. A 59 anni con 35 di contributi escono le licenziate o le addette di grandi aziende con tavoli di crisi aperti. Oppure le caregivers e le invalide ma solo se hanno avuto più figli.
Per le donne con un solo figlio l’età da centrare è quella dei 60 anni. E senza figli si va ancora più in alto, con 61 anni. Età e contributi vanno completati però entro il 31 dicembre dell’anno prima di quello di uscita. Via libera nel 2025 anche a chi compie 62 anni di età ed ha maturato 41 anni di contributi. In questo caso la misura da sfruttare è la quota 103. E con 61 anni e 7 mesi di età, 35 anni di contributi e quota 97,6 completata c’è la possibilità di pensionamento con lo scivolo lavoro usurante.