Pensioni a 62 anni nel 2025, ecco i vantaggi e gli svantaggi per la scelta più opportuna

Pensioni a 62 anni nel 2025, ecco i vantaggi e gli svantaggi per la scelta più opportuna da fare una volta arrivati a 41 anni di contributi.
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Pensioni a 62 anni nel 2025, ecco i vantaggi e gli svantaggi per la scelta più opportuna da fare una volta arrivati a 41 anni di contributi.
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Anche nel 2024 si potrà andare in pensione all’età di 62 anni. E non era certo una cosa scontata, visto che l’unica misura che prevedeva i 62 anni come età di partenza per il pensionamento scadeva a fine 2024. Il governo, nella manovra, ha prorogato la Quota 103 oltre la sua naturale scadenza. Adesso si attende di vedere cosa c’è scritto sulla Quota 103 nel testo della Legge di Bilancio, perché il testo della manovra approderà in Parlamento solo il 21 novembre. Tuttavia, tutti danno per scontata la presenza della Quota 103 tra le misure rinnovate per il 2025.

Si tratta di una misura su cui occorre dare dei chiarimenti, dal momento che presenta sia vantaggi che svantaggi. Ed è su questo che i lavoratori erano e restano dubbiosi.

“Salve, avrei per voi un breve quesito. Dopo la conferma di Quota 103, mi sapete dire se mi confermate che la pensione con questa misura è ancora penalizzante come calcolo o conviene utilizzarla lo stesso? Me lo chiedo per motivi personali, visto che secondo me potrei andare in pensione nel 2025 con questa misura.”

“Buonasera, se è vero che anche l’anno venturo ci sarà la Quota 103, vorrei capire a cosa vado incontro dal punto di vista delle penalizzazioni di assegno con questa misura. Sono curioso di sapere come è il suo funzionamento l’anno venturo, visto che rientro nella misura al 100% e potrei decidere di andare in pensione.”

Pensioni a 62 anni nel 2025, ecco i vantaggi e gli svantaggi per la scelta più opportuna

Sulla conferma di Quota 103 sembra che nessuno nutra più dubbi al riguardo, perché il Ministro Giorgetti, in conferenza stampa, ha confermato che tutte quelle misure in scadenza a fine anno saranno confermate nel 2025. E insieme all’Ape Sociale e Opzione Donna c’è proprio la Quota 103.

Quindi, per i nati fino al 1963, nel 2025 ci sarà la possibilità di andare in pensione con 62 anni di età e 41 anni di contributi, che di fatto sono gli unici due requisiti previsti dalla misura.

Se si considera solo il mero aspetto anagrafico, è inevitabile sottolineare come il vantaggio rispetto all’età della pensione di vecchiaia sia notevole. Considerando che la pensione di vecchiaia è a 67 anni di età, il vantaggio della Quota 103, già dai 62 anni, può arrivare a 5 anni. Inoltre, la Quota 103 offre un vantaggio anche rispetto alla pensione anticipata ordinaria, perché consente di uscire con 41 anni di contributi e non con 42 anni e 10 mesi.

Vantaggi e svantaggi della pensione con Quota 103 nel 2025

I dubbi dei lettori e dei lavoratori che rientrano nel perimetro della Quota 103 riguardano però le penalizzazioni della misura e non i vantaggi. E che, come detto nel paragrafo precedente, sono evidentissimi. In effetti, qualche penalizzazione la misura l’avrà anche nel 2025. Ripetiamo, la conferma la si avrà solo a testo della manovra pubblicato. Ma ci sembra difficile che il governo confermi la misura annullando quelle penalizzazioni che lo stesso governo introdusse lo scorso anno. Infatti, nella proroga 2024 della misura, il governo cambiò metodo di calcolo, passando dal misto al contributivo puro. E limitò l’importo massimo della pensione con Quota 103 a 4 volte il trattamento minimo INPS, mentre prima era pari a massimo 5 volte.

Le penalizzazioni di assegno di Quota 103 per la pensione a 62 anni

Chi si chiede che genere di penalizzazioni si subiscono con la Quota 103 non può che tornare alla misura attuale. Se è vero che verrà semplicemente confermata la Quota 103 nel 2025, allora, oltre a tutti i requisiti, la misura sarà identica alla versione 2024 anche per i limiti. Quindi, a prescindere dal numero di anni di contributi versati in epoca retributiva, il calcolo della pensione sarà penalizzante. In genere, chi ha iniziato a lavorare prima del 1996 ha diritto al calcolo retributivo fino al 31 dicembre 1995.

Mentre ha diritto al calcolo contributivo per tutti gli anni successivi.

Addirittura, chi ha iniziato a versare prima del 1996 ed ha almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995, ha diritto al calcolo retributivo fino al 31 dicembre 2011. Regole fisse queste, che però, come detto, per la Quota 103 non valgono. Tutti devono accettare di avere una pensione calcolata interamente con il metodo contributivo.

Divieto di cumulo con i redditi da lavoro per la pensione a 62 anni

Oltretutto, l’importo massimo della pensione non può superare 4 volte il trattamento minimo. Oggi questo trattamento è pari a 534,41 euro al mese, mentre nel 2025 sicuramente salirà per via del tasso di inflazione. Per capire l’importo massimo fruibile con la Quota 103, bisognerà aspettare di conoscere a che importo arriverà il trattamento minimo. E poi moltiplicare questo importo per 4. Infine, come sempre per la Quota 103, ma anche per le altre precedenti misure a quota (Quota 100 e Quota 102, ndr), chi esce dal lavoro non potrà svolgere attività di lavoro subordinato. Potrà invece svolgere attività di lavoro autonomo. Ma solo fino al limite di 5.000 euro di reddito annuo. E solo se l’attività rientra nel lavoro autonomo occasionale.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

1 Comment

  1. I dipendenti pubblici iscritti alle ex CPDEL, CPUG, CPI, CPS che sceglieranno il prepensionamento con la quota 103 penalizzante, (a rischio di incostituzionalità in quanto tale provvedimento inserito nella legge 213/23, lede diritti acquisiti retroattivi a tale legge di bilancio 2024), subiranno una decurtazione sulla quota A retributiva del sistema misto, fino al 14mo anno antecedente il 1996, comunque superiore (2,5% annuo) al sistema interamente contributivo.

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