L’allarme rosso sulle pensioni, legato all’aumento dei requisiti per l’uscita anticipata e per la pensione di vecchiaia previsto dal 2027, potrebbe alla fine rivelarsi infondato.
Gli allarmi lanciati con insistenza dalla CGIL sull’eventuale innalzamento dei requisiti potrebbero essere già rientrati. Da un lato, è vero che l’ISTAT, sulla base dell’andamento demografico e delle stime sulla speranza di vita, conferma che nel 2027 dovrebbero essere aggiunti 3 mesi all’età pensionabile e alla contribuzione minima richiesta per le pensioni anticipate.
Ma dall’altro lato ci sono i rappresentanti del governo, che gettano acqua sul fuoco delle polemiche. Infatti, se è vero che un incremento dei requisiti richiede un decreto governativo, allora non basta che l’ISTAT certifichi un aumento della speranza di vita: senza volontà politica, l’aumento non si concretizza.
Pensioni: a che età si andrà nel 2027? Tra ISTAT e Governo Meloni, ecco le novità
Già mesi fa, il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti aveva rassicurato l’opinione pubblica, dichiarando che il governo era pronto a sterilizzare l’incremento dei requisiti che molti ormai davano per scontato nel 2027.
Ora arriva anche la conferma del sottosegretario Claudio Durigon, che ha dichiarato chiaramente che l’aumento di tre mesi potrebbe non esserci.
Tutto è iniziato a gennaio, quando la CGIL ha rilevato una stranezza nei simulatori INPS relativi al calcolo della pensione futura. Nei calcolatori utilizzati dai cittadini per stimare la propria data di pensionamento, l’INPS aveva inserito un aumento di tre mesi nei requisiti a partire dal 2027.
In pratica, i contribuenti che verificavano la propria situazione post-2026 si ritrovavano di fronte alla nuova soglia di 67 anni e 3 mesi per la pensione di vecchiaia, rispetto ai 67 attuali.
Un incremento che non era giustificato da alcun decreto governativo né da dati ufficiali aggiornati dell’ISTAT.
Nessuna misura concreta era stata ancora decisa, prevista o calcolata.
Come funzionano gli incrementi dei requisiti per le pensioni dal 2027
L’incremento di tre mesi ipotizzato per il 2027 deriva dall’aumento della speranza di vita della popolazione.
Secondo la normativa introdotta dalla riforma Fornero, al crescere dell’età media si adeguano automaticamente, con cadenza biennale, i requisiti anagrafici e contributivi per l’accesso alla pensione.
Tuttavia, dopo le segnalazioni della CGIL, l’INPS è intervenuta prontamente, correggendo i simulatori e riportandoli ai parametri attuali. Pensione di vecchiaia a 67 anni, pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini. E 41 anni e 10 mesi per le donne.
Nonostante ciò, la CGIL continua a lanciare l’allarme. Il sindacato sottolinea in ogni occasione che i requisiti per la pensione aumenteranno nel 2027. Un esempio recente è la denuncia sui nuovi esodati. Che rischierebbero di perdere tre mesi di pensione se oggi accedono al prepensionamento con strumenti come l’Isopensione. O i contratti di espansione.
Il punto della situazione odierna tra dati ISTAT e volontà del governo di Centrodestra
Secondo gli ultimi dati pubblicati dall’ISTAT – che però non hanno alcun effetto se non seguiti da un decreto governativo – la speranza di vita nel 2024 ha raggiunto 21,2 anni per chi oggi ha 65 anni.
La normativa vigente prevede che l’aumento dell’età pensionabile, così come quello delle pensioni anticipate, sia automaticamente adeguato alla speranza di vita. Ogni biennio, se la media della vita aumenta rispetto al biennio precedente, scatta un incremento.
Tuttavia, questo adeguamento non è obbligatorio: può essere bloccato con un intervento dell’esecutivo.
Nel 2027, salvo imprevisti, sarà ancora in carica il governo Meloni, che avrà dunque l’ultima parola. Alla luce delle dichiarazioni di Durigon e di Giorgetti, per ora si può guardare al futuro con un certo ottimismo.