Pensioni: a dicembre arriveranno i 12 mesi di arretrati con il conguaglio come nel 2023?

Pensioni, a dicembre arriveranno i 12 mesi di arretrati con il conguaglio come nel 2023, ecco perché è possibile.
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Pensioni: a dicembre arriveranno i 12 mesi di arretrati con il conguaglio come nel 2023?
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Il sistema con cui le pensioni vengono adeguate all’aumento del costo della vita, nel 90% dei casi, genera dei crediti a favore del pensionato. Crediti che anno per anno l’INPS è tenuta a rimborsare ai titolari delle prestazioni. Ogni anno, infatti, al pensionato viene assegnato, in base alla sua fascia di perequazione e all’indicizzazione a lui spettante, un aumento a inizio anno più basso di quello che doveva essere, lasciando al pensionato il diritto agli arretrati sulla sua pensione.

È così che l’INPS poi decide di liquidare a conguaglio ciò che precedentemente ha omesso di dare al pensionato stesso. Lo scorso anno ci fu un anticipo di questo conguaglio che in genere viene versato a gennaio dell’anno successivo insieme al nuovo incremento della pensione.

Molti si attendono la stessa cosa per questo 2024.

Pensioni e aumenti annuali, perché i conguagli?

In generale, ogni anno a gennaio le pensioni aumentano di importo, e lo fanno per via del meccanismo della rivalutazione annuale. L’ISTAT, l’Istituto di Statistica Nazionale, certifica qual è il tasso di inflazione previsionale tra un anno e l’altro. Il governo italiano, tramite decreto, lo conferma a sua volta.

E a gennaio l’INPS emana la circolare con cui recepisce questa inflazione e assegna i nuovi importi alle prestazioni. Nel corso dell’anno, poi, l’ISTAT passa a certificare il tasso di inflazione definitivo che in genere è sempre più alto del previsionale. Ecco quindi che ai pensionati spetta qualcosa in più rispetto a quello che gli ha dato l’INPS a gennaio.

Lo scorso anno il tasso di inflazione di previsione fu del 5,4% per poi passare al 5,7%. Uno 0,3% in più che i pensionati non hanno ricevuto a gennaio ma che hanno maturato quindi per tutti i mesi di questo 2024.

La stessa cosa accadde nel 2023, quando dal tasso di inflazione previsionale del 7,3% si passò all’8,1%. Nel 2023 il conguaglio a favore, cioè la differenza tra le due inflazioni, fu liquidato in via straordinaria a dicembre e non nel gennaio successivo. E parliamo di arretrati sulle pensioni.

Legge di Bilancio, niente arretrati a dicembre, ma non è detta l’ultima parola

Tra Legge di Bilancio e decreto fiscale nulla è fuoriuscito su un ipotetico anticipo del conguaglio della perequazione a dicembre 2024, come lo scorso anno accadde a dicembre 2023. Ma ci sono buone ragioni per pensare che alla fine si potrebbe copiare quanto fatto in passato. Dal momento che ai pensionati spetterebbero 12 mesi di arretrati, perché il calcolo del conguaglio parte da gennaio di ogni anno, i soldi erogati prima del periodo natalizio possono dare una spinta ai consumi delle famiglie.

In un periodo dove i soldi si spendono di più e dove la crisi economica per chi non ne ha tanti si fa sentire. E i pensionati sono tra i contribuenti che maggiormente sentono questa crisi economica.

Ma dietro l’ipotesi di confermare l’anticipo del conguaglio ci sarebbe anche una questione di cassa per lo Stato. Perché se l’erogazione dei conguagli avviene a dicembre, non incide sulla spesa previdenziale del 2025, cosa che naturalmente farebbe se si optasse per la solita liquidazione del conguaglio insieme ai nuovi aumenti del 2025.

Quindi, non si può escludere che da qui a dicembre qualcosa non cambi.

Ma di che cifre si parla? A quanto ammonterebbero gli arretrati sulle pensioni?

Ciò che va scappando, come si dice in questi casi, è uno 0,3%, cioè la differenza tra 5,4% e 5,7%. Ma solo per i pensionati fino a 4 volte il trattamento minimo come importo della prestazione. Perché la perequazione 2024 si è stabilita sulle seguenti fasce:

  • 100% del 5,4% per le pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo;
  • 85% del 5,4% per le pensioni fino a 5 volte il trattamento minimo;
  • 54% del 5,4% per le pensioni fino a 6 volte il trattamento minimo;
  • 47% del 5,4% per le pensioni fino a 8 volte il trattamento minimo;
  • 37% del 5,4% per le pensioni fino a 10 volte il trattamento minimo;
  • 22% del 5,4% per le pensioni più alte.

E anche questo 0,3% seguirà le stesse regole. Una pensione da 1.000 euro al mese diventa a credito di 3 euro che, moltiplicato per le tredici mensilità 2024, dovrebbe dare 39 euro di arretrati. Una pensione da 6.000 euro al mese invece, che è oltre 10 volte il trattamento minimo, ha maturato arretrati in misura pari allo 0,066% (il 22% dello 0,3%), generando arretrati pari a 3,96 euro al mese per 13 mesi.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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