Pensioni: aggiornati i coefficienti di rivalutazione delle retribuzioni 2020

L’Inps ha aggiornato i coefficienti di rivalutazione retributivi ai fini pensionistici. Come cambia l’assegno per chi va in pensione nel 2020.
5 anni fa
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bonus Maroni

Aggiornati i coefficienti di rivalutazione delle retribuzioni Inps. Come ogni anno, in base alla variazione dei dati Istat sull’inflazione, anche questi dati, utili al calcolo dell’assegno pensionistico, vengono ricalcolati.

Con apposito messaggio (numero 3211 del 4 aprile 2020), l’Inps ha reso noto che i dati in archivio riferiti agli imponibili previdenziali di ogni singolo lavoratore sono stati aggiornati. Una variazione minima che determinerà per i futuri pensionati un corretto calcolo dell’assegno al momento della liquidazione quest’anno.

I lavoratori interessati

Nello specifico, l’aggiornamento riguarda i coefficienti di rivalutazione degli stipendi percepiti in passato e che incidono in particolar modo sul metodo di calcolo retributivo della pensione.

Questo può interessare in particolar modo sia coloro che andranno in pensione con il sistema retributivo che coloro che beneficeranno del sistema misto. Ciò riguarda sia i lavoratori dipendenti iscritti all’assicurazione generale obbligatoria dei lavoratori dipendenti, sia i lavoratori autonomi (commercianti, artigiani, coltivatori diretti) iscritti alle gestioni speciali.

Il calcolo della pensione

Come detto, la variazione dei coefficienti di rivalutazione delle retribuzioni ha particolarmente peso per coloro che possono far valere un’anzianità contributiva fino al 31 dicembre 1995, anno in cui fu abolito il sistema retributivo dal governo Dini. Questi lavoratori hanno la possibilità di ottenere la pensione calcolata in tutto o in parte in base al sistema retributivo. Il sistema di liquidazione delle pensioni Inps si basa essenzialmente su due elementi di calcolo che tiene conto, da una parte del numero degli anni di contribuzione, dall’altra della media delle retribuzioni lorde aggiornate e riferite agli ultimi anni di attività. L’ammontare della pensione è pari al 2% del reddito pensionabile per ogni anno di contribuzione: con 25 anni di contributi si ha diritto al 50% della media degli ultimi stipendi, con 35 anni di contributi si ha diritto al 70% sino a raggiungere l’80% con 40 anni di contribuzione.

Le aliquote di rendimento diminuiscono poi gradualmente al crescere della retribuzione pensionabile.

Il vantaggio del sistema retributivo

Come noto, il sistema di calcolo retributivo è più vantaggioso rispetto a quello contributivo. E per chi può far valere almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995, potrà avere oggi una pensione liquidata con un sistema di calcolo che tiene conto della media delle retribuzioni rivalutate in quegli anni. Normalmente l’Inps calcola l’assegno pensionistico dei lavoratori dipendenti in base, sia alla media degli stipendi degli ultimi 5 anni che precedono la decorrenza della pensione, sia in base alla media annua delle retribuzioni degli ultimi 10 anni se il lavoratore è in possesso di almeno 15 anni di contributi al 31 dicembre 1992 oppure dal 1988 sino alla decorrenza della pensione se il lavoratore è in possesso di meno di 15 anni di contributi alla predetta data. Chiaramente i periodi contributivi ante 1996 avranno un peso maggiore nel conteggio finale quanti più anni di versamenti sono presenti in quel periodo. Rispetto a chi ha solo pochi anni di versamenti prima del 1996 e quindi avrà una pensione liquidata col sistema misto, quindi, la rivalutazione dei coefficienti retributivi avrà un peso maggiore.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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