Pensioni: altri aumenti in arrivo a settembre, ma non per tutti

Probabile aumento delle pensioni a settembre. Il governo intende anticipare la rivalutazione degli assegni prevista nel 2023. Qualcuno però resterà tagliato fuori e dovrà aspettare.
2 anni fa
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Aumentano ancora le pensioni. A partire da settembre 2022 gli assegni cresceranno ancora anticipando la rivalutazione prevista per il 2023. Per combattere l’inflazione in tempo reale e sostenere il potere di acquisto delle famiglie.

La misura è contenuta nel decreto Aiuti bis che il governo si appresta a varare ad agosto per anticipare il recupero dell’inflazione per i pensionati. Un intervento possibile con l’abbandono (finalmente) della politica improduttiva dei bonus voluta dal M5S e dai governi Conte I e II.

Come aumentano le pensioni col Dl Aiuti bis

Il Consiglio dei Ministri punta infatti a interventi strutturali sulle buste paga e sulle pensioni. Non più, quindi, un altro bonus una tantum da 200 euro sulle pensioni, ma una rivalutazione delle rendite che anticipa i tempi del ricalcolo 2023.

Questa indicizzazione accelerata sarebbe calcolata sull’inflazione dei primi 6 mesi del 2022. Il meccanismo così ideato, in gergo perequazione automatica, ha un doppio vantaggio, per lo Stato e per il contribuente.

Così facendo, infatti, non si stanziano nuovi fondi una tantum, ma si anticipano spese che dovranno comunque essere affrontate con la legge di bilancio 2023. Grazie alle maggiori entrate fiscali L’incremento della pensione sarebbe quindi soggetta a tassazione ordinaria e lo Stato avrà il proprio tornaconto. In sintesi, un risparmio a valle sui costi di finanziamento dell’operazione.

Cosa che sarebbe impossibile da sostenere con la politica dissennata portata avanti dai governi a trazione 5 Stelle che hanno avuto il solo merito di far salire ulteriormente il debito pubblico.

Di quanto aumentano gli assegni e per chi

Ma di quanto cresceranno gli importi delle pensioni a settembre? Non è ancora dato sapere la percentuale esatta. Si parala di una cifra variabile compresa fra il 20 e 50 per cento dell’inflazione prevista.

Non per tutti, ben inteso, ma solo per i redditi più bassi. Se col decreto Aiuti di luglio si faceva riferimento a una soglia reddituale di 35 mila euro, ora è possibile che si prenda a riferimento solo gli importi di pensione che godono di una rivalutazione piena.

Cioè quelle fino a tre volte l’importo della pensione minima (687 euro).

Chi percepisce pensioni più alte probabilmente dovrà aspettare gennaio o, la limite, si vedrà riconoscere un anticipo della rivalutazione inferiore. Lo schema di attuazione è ancora in fase di valutazione da parte dei tecnici della Ragioneria Generale dello Stato.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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