Nella riforma pensioni allo studio del governo c’è anche il riscatto laurea. Il sistema attualmente in vigore è troppo oneroso e pochi lavoratori sono in grado di sostenere i costi esorbitanti per riscattare 4 o 5 anni di corsi universitari.
I costi del riscatto laurea stanno infatti diventando sempre più pesanti da sopportare. In particolare a causa del fatto che spesso i giovani laureati hanno lavoro saltuari, mal pagati o precari.
Riforma pensioni e riscatto laurea
Così, se fino a 10 anni fa i costi tradizionali del riscatto laurea potevano essere sopportati da lavoratori che avevano un posto a tempo indeterminato e avevano anche fatto carriere, oggi tutto cambia.
Sostenere spese per contributi che possono arrivare per un medico o un ingegnere con occupazione saltuaria anche a 50 mila euro è diventato impossibile. Così sono sempre più i giovani laureati che non provvedono al riscatto laurea a pagamento.
Anche il riscatto laurea agevolato, dopo un boom iniziale di domande, sta scemando. Le ragioni sono le stesse: mancano i redditi da lavoro per poter sostenere i costi di riscatto. La riforma del 2019 ha agevolato il sistema di calcolo permettendo di riscattare gli anni (massimo 5) col versamento di circa 26 mila euro.
Il sistema agevolato
Ma come funziona il riscatto laurea agevolato? In parole semplici, chi ha frequentato corsi universitari dopo il 31 dicembre 1995 e ha conseguito la laurea potrà beneficiare di un sistema di calcolo più favorevole per il riscatto dei contributi.
Anche chi ha frequentato l’Università prima del 1996 può beneficiare del riscatto laurea agevolato a patto di rinunciare, per tali contributi, al calcolo nel sistema retributivo. Una penalizzazione che non mancherà di farsi sentire al momento della liquidazione della pensione.
Non solo. Come chiarisce l’Inps con la circolare Inps n.106 dello scorso 25 luglio 2019. E’ stato poi abolito il limite di età dei 45 anni per poter accedere alle modalità di riscatto degli anni universitari nel sistema contributivo.
Il legislatore ha anche modificato il piano rateale dei versamenti. Al fine di rendere più sopportabile l’onere, è stata data la possibilità al contribuente di versare i contributi fino a 120 rate mensili. Prima dell’introduzione della legge le rate erano al massimo 60. L’importo minimo da versare è di 30 euro senza interessi.
La riforma del riscatto laurea
Ma come sarà la riforma del riscatto laurea? Posto che i costi di riscatto sono molto onerosi anche con le agevolazioni introdotte nel 2019, il governo sta pensando a uno sconto per agevolare il riconoscimento dei contributi per chi ha frequentato l’Università.
I laureati chiedono a gran voce che lo Stato riconosca gratuitamente gli anni universitari mediante accredito di contributi figurativi. Come avviene per il servizio militare. Il governo Draghi, molto sensibile su questo tema, sta valutando se andare incontro a queste richieste. Del resto, il riconoscimento del periodo di studio andrebbe a valere solo per il diritto alla pensione e non anche per la misura. Cosa che avrebbe poco peso nel sistema di calcolo contributivo.
Si sta pensando, però, anche a un ulteriore sconto per il riscatto laurea. Non più 5.250 euro per anno, come da ultima riforma, ma una forma incentivante legata al Isee o alle condizioni reddituali del lavoratore.