Il governo ha assicurato che nel 2020 non saranno modificati le attuali regole per le pensioni anticipate. In sintesi, non saranno toccate Quota 100, Ape Sociale e Opzione Donna che verranno prorogate anche per il 2020. Unica eccezione è l’Ape volontario e aziendale che si esaurisce col 2019 dopo che lo scorso anno il governo ne aveva prorogato la sperimentazione di 12 mesi.
Ape volontario e aziendale verso l’esaurimento
Dal prossimo anno, quindi, a meno di interventi del legislatore dell’ultima ora, non si potrà più utilizzare l’anticipo finanziario per il pensionamento anticipato con 63 anni di età e almeno 20 di contributi, cioè l’Ape volontario, sia nella versione singola sia nella versione aziendale.
Quota 100 confermata fino al 2022
Per quanto riguarda quota 100, non ci sarà nessuna variazione e proseguirà anche nel 2020. Quindi, nessuna introduzione di quota 92 o modifiche delle regole attuali che resteranno in vigore fino a sua naturale scadenza, nel 2022. In altre parole, per il prossimo anno non sarà toccato nulla riguardo l’attuale normativa previdenziale sul pensionamento anticipato o sulle regole della legge Fornero. L’esecutivo ha detto che “non ci sono soldi per mettere mano alla riforma delle pensioni” e i risparmi derivanti da quota 100 non saranno destinati ad altre esigenze di finanza pubblica. Del resto, per rivedere il sistema pensionasti sulla scorta di quanto in discussione in Parlamento circa la possibile introduzione di quota 92 e per il contestuale superamento dello scalone di quota 100 a partire dal 2022, occorre più tempo e denaro.
Confermata anche opzione donna e Ape sociale
Restano confermate anche per il 2020 le risorse per Ape sociale e Opzione donna, misure che consentono ai lavoratori di andare in pensione anticipata rispetto all’età pensionabile. Tuttavia la preoccupazione è grande, soprattutto per coloro che inizieranno a maturare i requisiti necessari per quota 100 appena dopo la sua scadenza nel 2021. Costoro si ritroverebbero a dover fare i conti con uno scalone di cinque o sei anni per poter beneficiare del diritto alla pensione, il che appare alquanto ingiusto. Per questo motivo il senatore Tommaso Nannicini (PD) sta portando avanti un progetto di riforma sotto la voce “misure urgenti per la flessibilità e l’equità intergenerazionale del sistema previdenziale”. Progetto che non sarà realizzato con questa manovra di bilancio, ma molto probabilmente l’anno prossimo.