Pensioni anticipate 2024: il confronto tra quota 103 e quota 41 per i precoci, differenze e convenienza

Come si va in pensione con la quota 103 e come invece si va con la quota 41, differenze, convenienza e regole.
1 anno fa
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aumento pensioni gennaio 2024
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Contrariamente alle ipotesi che si facevano inizialmente con la legge di Bilancio, la quota 103 è stata confermata anche per il 2024. Si tratta di uno dei canali di pensionamento più vantaggiosi del 2023 perché di fatto consente l’uscita a 62 anni di età. La carriera contributiva necessaria però è piuttosto elevata, ferma come è a 41 anni di contributi versati.

Ma è proprio questa carriera contributiva ciò che ci permette di confrontare due misure che un nostro lettore potrebbe riuscire a sfruttare nel 2024. Infatti potrebbe uscire sia con la quota 103 che con la quota 41 come precoce.

Due misure che hanno la medesima contribuzione minima da completare. E naturalmente tanti come lui, ci chiedono informazioni sulla convenienza dell’una o dell’altra misura.

“Buonasera, volevo soltanto un consiglio da parte vostra riguardo alla pensione che andrò a percepire l’anno venturo. Perché su questo credo che non ci siano più dubbi. Infatti il 31 marzo 2024 timbrando il mio ultimo cartellino nell’azienda per cui lavoro da tempo, raggiungerò 41 anni di contributi esatti. Mi sono già informato e l’azienda per cui lavoro è del settore siderurgico e quindi dovrei avere diritto a uscire con la quota 41 come precoce. Posseggo tutti i requisiti previsti, sia i 35 anni di contributi senza figurativi che un anno di contribuzione completato prima dei 19 anni di età. Però con 41 anni di contributi versati, dal momento che a gennaio compio 62 anni posso uscire anche con la quota 103. Non capisco cosa cambia fra le due misure dal punto di vista della convenienza. Ecco perché vi chiedo di darmi una mano.”

Pensioni anticipate 2024: il confronto tra quota 103 e quota 41 per i precoci, differenze e convenienza

La storia delle pensioni in Italia è molto particolare perché si parla sempre di rigidità del sistema e di difficoltà ad andare in pensione. Mentre c’è gente che addirittura si trova a poter scegliere tra due misure.

E il nostro lettore ne è un tipico esempio. Va detto però che se la scelta è tra quota 103 e quota 41 precoci difficilmente ci sarà chi opterà per la prima misura.

La quota 41 per i precoci, infatti, è una misura nettamente migliore da ogni punto di vista rispetto alla quota 103. Probabilmente è solo la procedura di richiesta della domanda a essere più complicata per quota 41 rispetto a quota 103. Una procedura più farraginosa dal momento che un lavoratore per essere riconosciuto dentro il lavoro gravoso deve fornire prove.

L’iter burocratico potrebbe prevedere la presentazione degli ultimi dieci anni di buste paga. Perché va ricordato che chi esce con quota 41 precoci come lavoro gravoso deve aver svolto una delle 15 attività previste per almeno sette degli ultimi dieci anni. O per almeno sei degli ultimi sette anni. E le buste paga possono servire per dimostrarlo. Alla pari di tutti gli altri requisiti aggiuntivi che servono per la quota 41 come essere invalidi, caregiver o disoccupati.

La pensione con 41 anni di contributi, due misure a confronto

Tornando al quesito del lettore che ci chiede se convenga quota 41 rispetto a quota 103 o viceversa, va detto che la quota 103 è una misura davvero ricca di penalizzazioni e limiti. La quota 41 per i precoci invece è libera da paletti. Per esempio, a dimostrazione di ciò che diciamo, può bastare soltanto il fatto che la quota 103 ha limiti di importo.

Infatti la pensione di quota 103 come importo non può superare le quattro volte il trattamento minimo previsto dall’INPS per l’anno di uscita del lavoratore. Un limite che è stato da poco ridotto a discapito dei futuri pensionati. Perché fino al 31 dicembre 2023 la quota 103 permetteva l’uscita dal lavoro con una pensione fino a massimo cinque volte il trattamento minimo. Ma questa non è l’unica limitazione di una misura che come dicevamo è ricca di paletti.

Innanzitutto nel 2024, il governo ha deciso di rendere questa misura contributiva. E parliamo di modalità di calcolo della pensione. Infatti, per uscire con quota 103 è necessario che il lavoratore accetti di farsi calcolare la pensione interamente con il sistema contributivo. Un vincolo pesante per chi può vantare 18 o più anni di contributi già al 31 dicembre 1995.

Ecco a cosa prestare attenzione per evitare brutte sorprese

La quota 41 precoci quindi, non ha vincoli di importo e questo è un netto vantaggio. Perché la pensione calcolata con il sistema misto è più vantaggiosa. Un altro paletto molto importante è quello relativo al divieto di cumulo dei redditi della pensione con i redditi da lavoro. Quota 103 infatti non permette a chi esce dal lavoro con questa misura, di lavorare sia come dipendente che come lavoratore autonomo.

Infatti, l’unica attività ammessa per chi lascia il lavoro con quota 103 è quella saltuaria da lavoratore autonomo occasionale. E con un limite di reddito annuo che non può superare i 5.000 euro. Con la quota 41 questo vincolo non esiste. Di conseguenza non possiamo che dire a chi può uscire con quota 41 per i precoci di optare per questa misura. E per contro, di lasciar perdere la quota 103. Naturalmente nel caso in cui avesse diritto a entrambe le misure.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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