Ci sono numerose misure di pensionamento che consentono di anticipare le uscite dal lavoro prima dei 67 anni di età. Probabilmente, però, pochi sanno che ci sono concrete possibilità di lasciare il lavoro già a partire dai 56 anni di età. Anche con solo 20 anni di contributi versati. Anche nel 2025 c’è una misura che consente effettivamente di lasciare il lavoro già a 56 anni. Misura che non è stata toccata dalle novità introdotte dal governo nella legge di Bilancio. Ma di cosa si tratta davvero? La domanda se la pongono quanti, come il nostro lettore, si trovano in una particolare situazione di invalidità.
“Sono un lavoratore dipendente di una ditta di traslochi. Purtroppo, dal punto di vista fisico, mi trovo ad essere riconosciuto invalido in misura pari all’80% dalla competente commissione medica invalidi civili dell’INPS. Dal punto di vista economico, mi hanno detto che potrò percepire soltanto un trattamento di poco superiore a 300 euro al mese come invalido civile. Però, in altri vostri articoli, ho notato che c’è una particolare prestazione che consente di andare in pensione già a 56 anni di età. Parlo della pensione con l’80% di invalidità. Mi spiegate come funziona e come posso arrivare a prendere una misura di questo genere, dal momento che ho 61 anni di età, compiuti a dicembre scorso, e ho solo 25 anni di contributi?”
Pensioni anticipate agli invalidi, ecco la strada che fa uscire a 56 o 61 anni
Partiamo subito col dire che la misura di cui parla il nostro lettore non fa riferimento all’invalidità civile. I circa 300 euro al mese di trattamento che gli hanno detto di poter percepire, invece, riguardano proprio l’invalidità civile. Evidentemente, egli è stato riconosciuto invalido civile all’80%, ma per la pensione che cita, a partire dai 56 anni di età, serve la cosiddetta invalidità pensionabile.
Infatti, la misura si chiama pensione di vecchiaia anticipata per invalidità specifica (o invalidità pensionabile).
Tutto parte dal certificato medico e dal giusto grado di disabilità certificato
La misura in questione permette di uscire davvero a 56 anni di età, ma solo per le donne. Per gli uomini, invece, la soglia è 61 anni di età. Per accedere a questa prestazione, bisogna avere un’invalidità specifica pari almeno all’80%. E, come ampiamente detto, per invalidità specifica si intende quella che riduce la capacità lavorativa di un lavoratore nello svolgimento delle mansioni quotidiane o che ha svolto per gran parte della sua carriera.
Deve essere il medico di base, in sede di presentazione e stesura del certificato medico introduttivo, a indicare che si richiede l’invalidità secondo i dettami della legge 222 del 1984. Si tratta di quella legge che ha previsto la revisione della disciplina dell’invalidità pensionabile ed è in vigore da quando è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 165 del 16 giugno 1984.
Le conclusioni finali sulla pensione anticipata per gli invalidi
In definitiva, chiedendo i benefici di questa legge e raggiungendo il giusto grado di invalidità specifica, è possibile anticipare di molto la pensione: a 56 anni per le donne e a 61 anni per gli uomini. Per tutti, sono sufficienti 20 anni di contributi versati, con una finestra di 12 mesi per la prima decorrenza.
A differenza di altre prestazioni per gli invalidi, questa misura non è prettamente assistenziale. Significa che, anche per quanto riguarda il calcolo, non ci sono limitazioni né vincoli specifici. La pensione è calcolata alla data di uscita come una normale pensione, in base all’ammontare dei contributi versati, ed eventualmente con l’applicazione delle regole più favorevoli per i periodi che rientrano nel retributivo.