Passare da una ipotetica pensione a 64 anni a un’altra, altrettanto ipotetica, a 67 anni e finire con la certezza della pensione solo a 71. Questa autentica “via Crucis” è ciò che potrebbe spettare ai lavoratori privi di qualsiasi contributo previdenziale, effettivo o figurativo, versato prima del 1° gennaio 1996. Triste la vita per i contributivi puri, per i quali anche se c’è una misura di vantaggiosa solo per loro, rischiano di finire con il pensionarsi molto tardi come età.
Tutto dipende dal sistema previdenziale attuale
La natura delle pensioni contributive può produrre quello che abbiamo scritto.
“Buonasera, sono un lavoratore dipendente che ha il primo contributo versato nel 1999. Nel 2024 compio 67 anni di età. Mi sapete dire che importo della pensione devo centrare nel 2024 per poter uscire una volta che completo i 20 anni di contributi (a maggio se non sbaglio). Grazie per la vostra disponibilità.”
“Mi chiamo Paolo da Rovigo e sono un contribuente che ha 20 anni di contributi già pieni e nel 2024 compio 64 anni di età. Mi chiedevo se potevo andare in pensione con l’anticipata contributiva visto che ho iniziato a lavorare nel 1997. So che bisogna rispettare un vincolo di importo del trattamento. Mi sapete dire quale è questo vincolo e come si fa a centrarlo?”
Pensioni anticipate e di vecchiaia, nel 2024 aumenta un requisito e le pensioni si allontanano
Se c’è una categoria di lavoratori che più di altri ci scrivono per capire come andare in pensione nel 2024, questa categoria è quella dei cosiddetti contributivi puri. Si tratta di lavoratori che hanno il primo contributo versato dopo il 31 dicembre 1995. E per i quali le pensioni sono diverse dagli altri in quanto hanno bisogno di un certo requisito aggiuntivo.
Per i contributivi puri esiste la pensione anticipata contributiva che si centra con 64 anni di età e 20 anni di contributi. Anche per loro c’è la pensione di vecchiaia ordinaria, che si completa con 67 anni di età e 20 anni di versamenti.
Infine, c’è la vera pensione di vecchiaia a 71 anni, che in nessun caso può sfuggire loro. Ma passare da una possibile uscita anticipata a 64 anni, cioè 3 anni prima dei 67 della pensione di vecchiaia, a una a 71 anni, cioè 4 anni dopo gli stessi 67 anni della quiescenza di vecchiaia è davvero un attimo. E adesso analizzeremo il perché.
La pensione di vecchiaia per i lavoratori del regime contributivo
Oltre all’età, che resta di 67 anni e oltre alla carriera contributiva minima, che resta a 20 anni, per i contributivi serve arrivare a un importo minimo di pensione pari ad almeno 1.5 volte l’importo dell’assegno sociale in vigore nell’anno di completamento degli altri due requisiti. Quindi, nel 2023 per andare in pensione a 67 anni con almeno 20 anni di contributi, il contributivo deve raggiungere una pensione di circa 754,90 euro al mese. Un vincolo che per chi ha anche un solo contributo versato prima del 1996, non deve rispettare. L’INPS non eroga la pensione a chi non arriva a una pensione di questo genere.
La pensione anticipata contributiva, vantaggi evidenti, ma è complicata da prendere
Eppure per chi ha iniziato a lavorare solo dopo il 1995, esiste una favorevole misura di pensionamento che non vale per chi invece ha anche un solo contributo accreditato prima del 1996. Parliamo naturalmente della pensione anticipata contributiva, che ha una età minima di accesso fissata a 64 anni ed una contribuzione minima da completare pari a 20 anni. Ma anche in questo caso serve che la pensione sia di un determinato importo.
Infatti la pensione non può essere al di sotto del tetto di 2,8 volte l’assegno sociale. Per il 2023, essendo pari a 503,27 euro al mese l’assegno sociale, questa misura anticipata si può prendere ad una sola condizione. Che la pensione sia pari a circa 1.409,10 euro.
La pensione a 71 anni l’unica certezza
Perché abbiamo detto che in un attimo si può passare da un progetto di pensione a 64 anni a una realtà che dice quiescenza a 71 anni? Il motivo è semplice. Solo a 71 anni vengono meno i requisiti di importo della pensione che, come detto, accompagnano i contributivi puri in ogni misura previdenziale con carriere corte, da quelle anticipate contributive a quelle di vecchiaia. Solo a 71 anni la pensione viene erogata comunque, anche se di importo più basso di quelle soglie prima citate. E a 71 anni di età per andare in quiescenza bastano anche solo 5 anni di versamenti contributivi. L’unica certezza per il futuro resterà questa. Perché come vedremo adesso già nel 2024 le cose cambieranno. E in peggio.
E nel 2024 la situazione peggiora come peggiorerà negli anni a venire
Ma i numeri citati sopra, cioè gli importi minimi delle pensioni validi per le anticipate contributive e per quelle di vecchiaia, sono numeri destinati a salire. L’assegno sociale ogni anno viene rivalutato. Il tasso di inflazione la fa da padrone in questo senso. Quindi è probabile che nel 2024 salirà l’assegno sociale e, a cascata, saliranno le soglie minime di assegno da raggiungere per poter sfruttare le misure.
E non sarà un incremento irrisorio, se è vero che il tasso di inflazione, anche se non come quello del 2022, nel 2023 è stato piuttosto alto (probabilmente si chiuderà l’anno nella forbice tra il 5,5% e il 6%). Significa che la pensione di vecchiaia per i contributivi puri si centrerebbe con un assegno alla data di decorrenza, più o meno pari a 800 euro.
E per gli anni successivi sarà lo stesso discorso, con incrementi costanti che metteranno sempre di più a rischio le pensioni anticipate e di vecchiaia per i contributivi. Che tra l’altro, passando gli anni, saranno i contribuenti numericamente più rilevanti.