Pensioni anticipate grazie a 5 anni di contributi omaggio da parte del datore di lavoro

Pensioni anticipate grazie a 5 anni di contributi con la pace contributiva, e addirittura il costo viene sostenuto dall'azienda.
8 mesi fa
2 minuti di lettura
pensione pace contributiva
Foto © Pixabay

Una novità introdotta dalla Legge di Bilancio del 2024 reintroduce la Pace Contributiva, una misura già sperimentata nel triennio 2019-2021 a seguito del decreto n° 4 del 2019, meglio noto come Decretone, che includeva anche il Reddito di Cittadinanza e Quota 100. Questa iniziativa riapre la possibilità per i lavoratori di colmare fino a 5 anni di vuoti contributivi, utili sia per il calcolo dell’importo che per le pensioni anticipate, sebbene a titolo oneroso. Tuttavia, esiste la possibilità di ottenere la copertura della spesa da parte del datore di lavoro.

Infatti, tra i cosiddetti Fringe Benefit, vi è anche questa opportunità.

L’Agenzia delle Entrate, con la sua circolare 5/E del 7 marzo 2024, pubblicata sul portale istituzionale del Fisco italiano, ha confermato questa possibilità.

“Buonasera, mi chiamo Paolo e sono interessato alla pace contributiva. Vorrei capire se posso sfruttare la possibilità di recuperare 5 anni di contributi mancanti per poter andare in pensione prima. So che esistono vantaggi fiscali, pagamenti rateali o anche la possibilità che il datore di lavoro paghi l’intero importo. Potete aiutarmi a comprendere meglio?”

Pensioni anticipate grazie a 5 anni di contributi “omaggio” da parte del datore di lavoro

Per il biennio 2024-2025, il Governo Meloni ha deciso di riattivare la pace contributiva. Questa permette di riscattare i periodi privi di contributi, a condizione che siano effettivamente vuoti e non periodi non coperti a causa del mancato versamento dei contributi da parte del datore di lavoro. In tal caso, infatti, non si possono considerare veri e propri vuoti, dato che il lavoratore aveva diritto alla copertura contributiva per quel determinato periodo.

Esiste un’altra misura, la costituzione della rendita vitalizia, utile a recuperare quanto non versato dal datore di lavoro. La pace contributiva, tuttavia, è riservata esclusivamente ai cosiddetti contributivi puri, ovvero quei contribuenti il cui primo accredito risale al post 31 dicembre 1995.

Essi possono colmare i vuoti contributivi tra l’anno del primo e dell’ultimo accredito, purché non successivi al 31 dicembre 2023.

Al momento, l’utilizzo di questa misura richiede ancora un decreto attuativo e le circolari INPS.

La pace contributiva 2024 e 2025: di cosa si tratta davvero

Il costo del riscatto contributivo, a carico del lavoratore, si calcola applicando l’aliquota contributiva del Fondo di appartenenza all’imponibile lordo degli ultimi 12 mesi. Le aliquote variano a seconda del Fondo: 33% per il Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti (FPLD), 25,72% per la Gestione Separata INPS, e 25% per il fondo dei lavoratori autonomi.

Ad esempio, un dipendente con un imponibile di 40.000 euro negli ultimi 12 mesi dovrebbe versare 13.200 euro per un anno di riscatto, e così via fino a un massimo di 5 anni. L’onere può essere versato in un’unica soluzione o dilazionato fino a 120 rate mensili.

Inoltre, la spesa può essere detratta dal reddito attraverso rate costanti su un periodo di 10 anni di dichiarazione dei redditi. A meno che il datore di lavoro non decida di farsi carico dell’intera spesa.

Anche un aiuto sulle pensioni tra i Fringe Benefit dell’azienda: ecco come

Un’azienda interessata a ridurre il personale (come la Stellantis), incentivando l’uscita dei dipendenti più vicini alla pensione, potrebbe decidere di farsi carico dei contributi della pace contributiva. In pratica, sarebbe l’azienda a pagare l’importo dovuto dal lavoratore, potendo dedurre la spesa dal proprio reddito. Questo pagamento può avvenire sia in un’unica soluzione che a rate, analogamente alla modalità prevista per il pagamento da parte del lavoratore.

I contributi riscattati, a prescindere dal pagatore, sono utili sia per acquisire il diritto alla pensione che per il calcolo dell’assegno. Questa soluzione può essere proposta dall’azienda anche come Bonus per il dipendente. Recentemente, le misure riguardanti i Fringe Benefit sono state modificate, consentendo ai lavoratori di beneficiare di rimborsi anche per le utenze domestiche o il canone di affitto, tra gli altri.

Un’alternativa a questi Bonus potrebbe essere proprio la pace contributiva, al fine di favorire il pensionamento anticipato dei dipendenti.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

cartelle
Articolo precedente

Cartelle esattoriali o tasse non pagate, come pagare a rate e quante se ne possono saltare

Jobs act
Articolo seguente

Le bugie di Landini (CGIL) sul referendum contro il Jobs Act per lanciare la sua leadership a sinistra