Pensioni anticipate grazie a un bonus sui contributi, ecco quando un anno di lavoro vale di più

Pensioni anticipate più semplici da raggiungere grazie a un bonus sui contributi che da un valore maggiore ai periodi coperti da versamenti.
3 mesi fa
2 minuti di lettura
Ecco le cose da sapere circa l'Ape sociale, quali sono in vantaggi e quali gli svantaggi di questa pensione anticipata.
Foto © Investireoggi

Per andare in pensione secondo le regole del sistema previdenziale italiano, è necessario soddisfare quasi sempre due requisiti fondamentali. Il primo è di tipo anagrafico, che, escluso il caso delle pensioni anticipate ordinarie e della cosiddetta “quota 41”, deve essere sempre considerato. Il secondo è il requisito contributivo, presente in ogni misura pensionistica senza eccezioni.

Chi considera l’assegno sociale, che a 67 anni consente di ottenere un trattamento dall’INPS indipendentemente dai contributi versati, come una misura pensionistica, commette un errore.

Infatti, l’assegno sociale è una prestazione assistenziale.

Pertanto, i contributi sono sempre necessari, ma in alcuni casi, questi possono avere un valore maggiore e facilitare l’accesso alla pensione.

Pensioni anticipate e bonus sui contributi: quando un anno di lavoro vale di più

Per ottenere la pensione di vecchiaia ordinaria sono necessari almeno 20 anni di contributi e 67 anni di età. Per le pensioni anticipate ordinarie, invece, non esiste un limite di età; il lavoratore può andare in pensione una volta raggiunti i 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, o 41 anni e 10 mesi per le donne.

La “quota 41” per i lavoratori precoci, valida per chi ha accumulato almeno un anno di contributi prima dei 19 anni e appartiene a determinate categorie, prevede il raggiungimento di 41 anni di contributi senza limiti di età. L’APE sociale richiede 63 anni e mezzo di età e 30 anni di contributi per i caregiver, invalidi o disoccupati, oppure 36 anni per chi svolge lavori gravosi.

L’Opzione Donna consente alle lavoratrici di andare in pensione tra i 59 e i 61 anni, sempre con 35 anni di contributi. Gli stessi 35 anni sono richiesti a 61 anni e 7 mesi per il cosiddetto “scivolo usuranti”. Perfino la pensione anticipata contributiva richiede 64 anni di età e 20 anni di contributi, mentre la pensione per invalidità pensionabile fissa i limiti a 56 o 61 anni di età con 20 anni di contributi rispettivamente per uomini o donne.

Le misure appena citate sono molto diverse tra loro, dimostrando quante possibilità ci siano per i lavoratori di accedere alla pensione. Tuttavia, il minimo comune denominatore rimane il requisito contributivo. In alcuni casi, l’INPS offre un bonus contributivo che consente di far valere di più alcuni anni di contributi.

La maggiorazione contributiva per i minorenni: come sfruttarla

Alcuni lavoratori possono beneficiare di un vero e proprio bonus contributivo, che permette di raggiungere più facilmente i requisiti per la pensione, indipendentemente dalla misura individuata. Vediamo come funziona questo bonus sui contributi versati quando il lavoratore era ancora minorenne.

Infatti, alcuni lavoratori possono far valere i contributi versati prima dei 18 anni come 1,5 volte il loro valore effettivo. Questo incremento può facilitare il raggiungimento di 20 anni di contributi. Anche se ne sono stati versati meno, a seconda del numero di mesi di contribuzione antecedenti la maggiore età. Tuttavia, questo bonus si applica solo a determinati lavoratori.

Per usufruire di questa agevolazione, è necessario che l’interessato non abbia versato contributi prima del 1996. La cosiddetta maggiorazione contributiva riguarda solo le pensioni che rientrano interamente nel sistema contributivo. Un lavoratore che ha iniziato a versare contributi prima del 1996 non può beneficiare di questa agevolazione.

Ecco perché, ad esempio, le pensioni anticipate ordinarie non prevedono un vantaggio di questo genere per raggiungere i 42 anni e 10 mesi di contributi richiesti agli uomini per la quiescenza.

Attenzione: la maggiorazione non aumenta l’importo della pensione

In conclusione, questa agevolazione può essere sfruttata solo dai cosiddetti “contributivi puri” per raggiungere i 20 anni di contributi necessari per la pensione anticipata contributiva a 64 anni di età, o per la pensione di vecchiaia a 67 anni. Per sfruttare questa possibilità, è necessario attendere il momento giusto, ovvero quello del pensionamento.

Al momento della presentazione della domanda di pensione, infatti, nel modulo da inviare all’INPS, è necessario richiedere espressamente di usufruire di questa maggiorazione.

Che, ad esempio, fa valere 18 mesi per un anno di lavoro svolto prima dei 18 anni di età. Tuttavia, è importante sottolineare che la maggiorazione serve solo per maturare più facilmente il diritto alla pensione e non per aumentare l’importo della prestazione.

Infatti, il valore aggiuntivo di questi periodi contributivi non incide sul calcolo della pensione. Chi ha versato 19 anni di contributi ma raggiunge i 20 anni grazie alla maggiorazione, riceverà una pensione calcolata solo sui 19 anni effettivamente versati, e non sui 20.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

pensione prima di 67 anni
Articolo precedente

Calcoli e redditi per prendere 534,41 euro al mese senza pensioni e senza contributi

Pensioni quota 41 o quota 92
Articolo seguente

Quanti contributi servono per la pensione a 60 o 61 anni? Ecco la risposta