Pensioni anticipate ordinarie nel 2025, l’età non conta, ecco la guida

Tutto quello che c'è da sapere per la pensione anticipata ordinaria e contributiva, con in più lo sgravio del bonus contributivo.
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2 mesi fa
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Si può andare in pensione anticipata a 64 anni sfruttando la rendita integrativa, ma rinunciando al TFR versato nel Fondo.
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La pensione anticipata ordinaria è la principale misura di pensionamento prevista dal nostro ordinamento insieme alla pensione di vecchiaia. Nello specifico, parliamo della vecchia pensione di anzianità. Una misura che si chiamava così prima della riforma Fornero e che poi è stata ribattezzata con il nome attuale. La misura è naturalmente confermata anche nel 2025, perché è una misura strutturale del sistema. Ecco quindi come funzionerà nel 2025, perché c’è una grande novità che la riguarda e che è stata introdotta dalla legge di Bilancio del governo.

Pensioni anticipate ordinarie nel 2025, l’età non conta, ecco la guida

Pensioni anticipate nuove nel 2025? A dire il vero non è esattamente così, dal momento che la struttura della misura resta sempre la stessa. I requisiti non sono cambiati. Ma, come dicevamo, una novità il governo comunque l’ha introdotta.

Per andare in pensione anticipata con la misura ordinaria, i lavoratori devono sempre arrivare ad almeno 42 anni e 10 mesi di contributi. La misura continua ad essere leggermente più appetibile per le lavoratrici: infatti, alle donne basta arrivare a 41 anni e 10 mesi di contributi. L’unico vincolo che esiste su questo requisito è quello dei 35 anni effettivi. In pratica, sia per i 42 anni e 10 mesi degli uomini che per i 41 anni e 10 mesi delle donne, 35 anni devono essere raggiunti comunque senza l’utilizzo dei contributi figurativi. Ma solo per quanto riguarda quelli da disoccupazione e malattia.

Pensioni anticipate contributive, come funzionano nel 2025 a 64 anni di età e per chi arriva prima

Per i contributivi puri, cioè per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995, esiste la variante della pensione anticipata contributiva, che si centra con almeno 64 anni di età e 20 anni di versamenti, senza distinzione tra uomini e donne. Se si esclude che il requisito aggiuntivo della misura, ovvero l’importo minimo della prestazione, è più vantaggioso per le donne con figli.

Infatti, per andare in pensione con le anticipate contributive a partire dai 64 anni di età, le donne con figli devono arrivare a percepire una pensione pari ad almeno 2,8 volte l’assegno sociale se hanno avuto un solo figlio e a 2,6 volte l’assegno sociale se hanno avuto 2 o più figli.

Per tutti gli altri, uomini o donne senza figli, la pensione deve essere pari ad almeno 3 volte l’assegno sociale. Sempre per le donne con figli, in sede di presentazione della domanda di pensione si può chiedere lo sconto di 4 mesi per figlio avuto, fino a un massimo di 12 mesi per chi ne ha avuti tre o più. E di fatto l’età scende fino a massimo 63 anni.

Alternativa a questo sconto, che sempre le lavoratrici con figli possono sfruttare, è il calcolo più favorevole della pensione. Chi ha avuto fino a 2 figli può scegliere, uscendo a 64 anni e rinunciando a uscire con 8 mesi di sconto sull’età, una pensione calcolata con il coefficiente di trasformazione migliore. Cioè quello dei 65 anni. Chi invece ha avuto almeno 3 figli può optare addirittura per il coefficiente dei 66 anni al posto dello sconto di 12 mesi sull’età di uscita.

Sgravio dei contributi per chi rinvia l’uscita dalla quiescenza anticipata

La novità appena accennata in premessa è quella del rinvio della pensione a requisiti maturati. Il governo, infatti, ha deciso di portare il bonus contributivo che da anni è applicato alla quota 103 anche alle pensioni anticipate ordinarie. In altri termini, chi raggiunge i 42 anni e 10 mesi di versamenti se uomo, oppure i 41 anni e 10 mesi di versamenti se donna, può decidere di restare ancora a lavorare. Ciò godendo di uno stipendio più alto perché si applica, dietro domanda, la decontribuzione.

Significa che la parte di contributi che mese per mese il lavoratore versa per la sua pensione futura (ma solo la quota a suo carico, perché quella del datore di lavoro resterebbe versata all’INPS) resterebbe in busta paga, generando un surplus di stipendio.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

5 Comments

  1. Buona sera da una recente ( settembre 2024) sentenza della Corte di Cassazione ha riconosciuto che anche i contributi figurativi sono conteggiati per la pensione anticipata. Mi può dare conferma? Grazie.

  2. Allora io che ho cominciato a lavorare a 18 anni, o anche due tipolohie di contributi , ho 62anni , però ancora non sono arrivato a 41 anni di contributi. Adesso sono disoccupato con la disoccupazione che adesso va diminuendo , xké sono stato male , e la ditta mi ha licenziato xké non potevo più svolgere la mansione .come dire sono in una specie di incubo, xké sei grande x lavorare (secondo loro), troppo giovane x andare in pensione. Cosa posso fare adesso che mi sto addentrando in questo vortice .soluzioni grazie

  3. A scusate e stato omesso un particolare , io ho il 60%di invalidità.la legge 68/99.la 104 ma nessuno mi vuole prendere al lavoro dato anche le mie limitazioni.

  4. Io ho letto tutto e per me non c’è niente x me, che 60 anni e 35 di contributi.Finitela di alimentare false speranze con i vostri titoli. Noi pescatori di piccola pesca dovremo crepare in mare fino a70 anni eppure abbiamo tutti ernie alla schiena melanomi e basaliomi ecc…a me ne hanno tolti due … Comunque smettete di illudere😡

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