Come succede sempre su ogni nuova misura pensionistica varata da qualsiasi Governo, i dubbi e le perplessità sulle pensioni sono sempre tanti. Il più delle volte i dubbi riguardano eventuali penalizzazioni di assegno cui si va incontro sfruttando queste misure di pensionamento anticipato. E anche la quota 103 non fa eccezione anche se, pur se con requisiti diversi, somiglia pari pari alla quota 100 e alla quota 102 degli anni precedenti. Dubbi che adesso vedremo di fugare rispondendo ai quesiti dei nostri lettori.
“Buonasera, mi accingo a completare i 41 anni di contributi versati che servono per poter andare in pensione con la quota 103. Premetto che ho 63 anni di età e che quindi questa sarebbe l’unica via possibile per il mio pensionamento immediato. Però ho il dubbio che a fronte dell’uscita con qualche anno di anticipo, possa venire penalizzato dal punto di vista dell’assegno pensionistico. Cosa perderei effettivamente andando in pensione con la quota 103?”
La quota 103 e come funziona effettivamente
Come accennato in premessa non c’è misura di pensionamento anticipato che non lasci sempre qualche dubbio relativo ad eventuali penalizzazioni di assegno cui andrebbero in contro i pensionati che sfruttano queste possibilità. Dall’Ape sociale a Opzione Donna, dalla pensione anticipata contributiva allo scivolo usuranti sono tanti quelli che si chiedono a cosa vanno incontro accettando con uscita anticipata dal mondo del lavoro. Il nostro lettore fa riferimento invece alla quota 103, la vera grande novità di pensionamento anticipato del 2023. Partiamo subito con il dire che non c’è alcuna penalizzazione strutturale che riguarda la nuova misura di pensionamento a partire dai 62 anni di età introdotta dall’ultima Legge di bilancio.
Nessuna penalizzazione di assegno nel senso stretto della parola. Infatti la pensione che si percepisce a 62 anni di età con 41 anni di contributi versati come quota 103 prevede, non è calcolata come sistema contributivo ma è calcolata con il sistema misto.
Penalizzazioni di assegno per le misure anticipate
La misura comunque non prevede nemmeno i tagli di assegno per anno di anticipo dal momento che pur uscendo 5 anni prima rispetto ai 67 anni di età, nessun taglio lineare di assegno è stato previsto. Questo non vuol dire che il pensionato non ci rimetta. Innanzitutto perché uscire a 62 anni di età come coefficiente di trasformazione del montante contributivo in pensione è piuttosto penalizzante rispetto ai 67 anni.
Come tutti sanno più giovani si esce dal mondo del lavoro meno si prende di pensione perché il coefficiente che si utilizza per trasformare il montante in pensione a 62 anni è più penalizzante rispetto ai 67 anni. E questo già è un primo vincolo che non può essere sottovalutato. Anche se a conti fatti incide in maniera marginale sull’importo della prestazione. Inoltre bisogna considerare il fatto che uscendo con 41 anni di contributi versati e quindi anticipando di quasi tre anni l’uscita rispetto alla pensione anticipata ordinaria, si versano tre anni meno di contributi e quindi si versano meno contributi nel proprio montante.
Limiti di importo della pensione con quota 103
Per il resto, la quota 103 come penalizzazioni, o forse sarebbe meglio dire come limitazioni, ha quelle sull’importo della pensione. Che per qualcuno potrebbero sembrare ostative. Anche se il meccanismo di calcolo dell’assegno non prevede tagli e penalizzazioni, qualcosa da tenere in considerazione esiste. Infatti l’importo della pensione con quota 103 non può superare le 5 volte il trattamento minimo INPS. Questo è un limite, che di fatto vale fino al compimento dei 67 anni.
Nessun taglio perenne di assegno come qualcuno potrebbe considerare. In pratica solo fino ai 67 anni non si possono superare i 2.840 euro lordi mensili.