Chi smette di lavorare prima prende una pensione più alta: ecco spiegato il motivo del paradosso delle anticipate

Le pensioni anticipate sono mediamente più alte di quelle ordinarie. Il rapporto Inps mette in evidenza gli squilibri del sistema pensionistico italiano.
3 anni fa
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Le pensioni anticipate costano più di quelle ordinarie o di vecchiaia. In Italia, quindi, la rendita è più alta se si esce prima dal lavoro rispetto a chi deve attendere il pensionamento ordinario.

Lo rivela l’Osservatorio Inps che ha analizzato l’andamento delle pensioni dei primi nove mesi del 2021. Nel rapporto “prestazioni pensionistiche e beneficiari del sistema pensionistico italiano” è evidenziato, fra le altre cose, lo squilibrio fra pensioni anticipate e ordinarie.

Una prestazione su due è anticipata

Nei primi nove mesi dell’anno sono state liquidate 268.599 pensioni di cui 124.246 sono pensioni anticipate e rappresentano il 46,26% del totale.

Per le donne le pensioni complessive sono state 358.758 ma le anticipate sono state 90.163, circa un quarto. Quasi una prestazione su due, nel complesso, è quindi liquidata in deroga ai requisiti previsti dalla Fornero.

Indubbiamente quota 100 e opzione donna hanno avuto un peso determinante nel calcolo complessivo. Opzioni che dal prossimo anno spariranno e saranno riproposte con importanti modifiche.

Se poi si guarda alle pensioni di vecchiaia (95.303) si evince come siano di meno rispetto a quelle liquidate prima dei 67 anni. Il che conferma il trend (per chi può) ad uscire dal lavoro prima della maturazione dei requisiti anagrafici e contributivi ordinari.

Importo medio delle pensioni anticipate

Ma quello che fa più storcere il naso è l’importo delle pensioni anticipate. In media l’assegno delle pensioni liquidate – secondo l’Inps – è di 1.456 euro, ma quello dei trattamenti anticipati, è di 2.109 euro.

Come mai questo divario? La differenza è presto spiegata: per accedere a quota 100, ad esempio, è necessario aver maturato almeno 38 anni di contributi, requisito che non sempre viene centrato da chi può lasciare il lavoro in anticipo al raggiungimento dell’età prevista. Così molti devono attendere i 67 anni di età del pensionamento di vecchiaia che prevede il versamento di meno anni di contributi (almeno 20, però).

Questa sostanziale differenza, unita al sistema di calcolo misto della pensione, fa sì che chi può lasciare prima il lavoro percepisca mediamente più di chi è costretto a farlo dopo.

Quindi, il conto sale per effetto del maggiore monte contributivo del lavoratore su cui viene calcolata la pensione.

Ovviamente, a parità di anzianità contributiva, la pensione sarà più alta coi requisiti ordinari piuttosto che con quelli anticipati.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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