Ape Sociale è uno dei temi di discussione della prossima riforma pensioni. Insieme a quota 100 e opzione donna, lo “scivolo” pensionistico riservato a certi lavoratori particolarmente disagiati non dovrebbe essere soppresso a fine anno.
Anzi, si prevede un allargamento della platea dei beneficiari. L’intenzione del governo è quella di favorire la pensione anticipata a 63 anni di età (questo il requisito anagrafico di Ape Sociale) a più soggetti. Una soluzione alternativa a quella di quota 41 che costa troppo.
Ape Sociale allargata dal 2022
Secondo il presidente del Inps Pasquale Tridico, infatti, quota 41 è iniqua ad esempio per le donne o i gravosi, oltre ad essere molto costosa per il bilancio dello Stato.
“Costa fino a 9 miliardi l’anno, partendo da oltre 4 subito. Abbiamo uno strumento, l’Ape sociale, che andrebbe rafforzato facendo entrare altre categorie degne di protezione, ma sulle base dell’effettiva gravosità delle singole mansioni. E questo all’interno di un sistema contributivo che ormai è la regola”.
L’intenzione è quindi quella di utilizzare uno strumento pensionistico che già esiste, senza stravolgere l’impianto dell’ordinamento pensionistico esistente.
Verso la proroga al 2022
Quindi, per quanto riguarda Ape sociale, come opzione donna, il governo pensa di prorogarla di un altro anno, ma allargandola alla categoria dei lavoratori gravosi e usuranti.
Al momento, tale opzione, introdotta in via sperimentale dal primo governo Conte, consente ai lavoratori in difficoltà sociale di lasciare il lavoro a 63 anni possedendo determinati requisiti. Paletti molto stretti che sono dati dal possesso di almeno 30 anni di contributi e:
- essere in stato di disoccupazione;
- assistere da almeno sei mesi il coniuge, la persona con cui è contratta l’unione civile o un parente di primo grado convivente (genitori o figli) con handicap in situazione di gravità:
- essere riconosciuto invalido dalle commissioni di invalidità civile almeno al 74%;
- svolgere alla data della domanda di Ape sociale da almeno 6 anni in via continuativa una o più delle attività gravose previste dalla legge (in questo caso servono 36 anni di contributi).