Arriva l’Osservatorio per il dopo Quota 103. Un’invenzione del ministero del Lavoro per monitorare i flussi di spesa della pensione anticipata valida per quest’anno e che dovrà tenere sotto osservazione la spesa previdenziale.
L’Osservatorio è composto da 15 membri, esperti di previdenza, con lo scopo di valutare e tenere costantemente informato il governo sulla valutazione dell’impatto della spesa previdenziale. Seguiranno analisi delle politiche di revisione del sistema pensionistico che porteranno poi alla tanto attesa riforma pensioni.
Nasce l’Osservatorio sulle pensioni
Lo scopo dell’Osservatorio è quello di ripristinare in modo permanente il nucleo di valutazione della spesa previdenziale, nato a sua tempo sulla scia della legge Dini del 1995.
Di fatto, la spesa pensionistica rischia di soffocare il bilancio nei prossimi anni, anche e soprattutto per la prevista uscita dal lavoro di milioni di baby boomers (nati negli anni ’60). Una ondata che interesserà in particolar modo i dipendenti della pubblica amministrazione e che “pesano” in maniera particolare sulla gestione FPLD presso l’Inps.
Problema che è amplificato dal calo demografico, ormai endemico, e che ha richiamato anche l’attenzione di Papa Francesco in occasione della celebrazione del 125 esimo anniversario della nascita dell’Inps. Senza figli, del resto, il pagamento delle pensioni è a rischio.
Che fine farà Quota 103
Ma la nascita dell’Osservatorio conferma anche un’altra cosa: la fine di Quota 103 il 31 dicembre 2023. Giorni fa erano circolate indiscrezioni sul fatto che questa misura che prevede la pensione anticipata a 62 anni con 41 di contributi potesse essere prorogata al 2024. Ebbene, così facendo il Ministero del Lavoro ha praticamente confermato che la misura terminerà a fine anno.
Per quello che succederà dopo non è dato ancora sapere. I progetti di riforma del sistema pensionistico si sono arenati dopo i primi due incontri avvenuti con le parti sociali.
Unica cosa certa è che dopo Quota 103 resteranno solo le vie ordinarie di pensione. Cioè la vecchiaia a 67 anni o l’anticipata con 41-42 anni e 10 mesi di contributi. Opzione Donna è ormai ridotta a poche elette. Mentre Ape Sociale, pur non essendo una vera e propria pensione, potrebbe rimanere l’unica via percorribile per uscire in anticipo dal lavoro. Ma solo a determinate condizioni sociali e di disagio.
Particolare attenzione dell’Osservatorio, come indicato dal ministro del Lavoro Elvira Calderone, sarà riservata ai sistemi di prepensionamento e ricambio generazionale. Sarà quindi importante
“verificare la sostenibilità di forme di anticipo pensionistico che non gravino unicamente sulla spesa pubblica, ma consentano un ciclo virtuoso fra lo Stato, i datori di lavoro e i lavoratori prossimi alla pensione”.