Pensioni, aumento e riforma: le novità confermate e quelle a rischio

Confermati gli aumenti delle pensioni a partire da ottobre a causa dell’inflazione. Incerte restano ancora le riforme da attuare prima della fine dell’anno.
2 anni fa
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Non si parla d’altro che di pensioni e aumento delle stesse. Il tema pensioni si fa sempre più incandescente in vista delle elezioni. Fra promesse di ogni genere e disponibilità concrete di bilancio, ci passa ormai un abisso. Tutti se ne sono accorti.

Sullo sfondo c’è l’inflazione galoppante che morde e costringe lo Stato a intervenire con una poderosa rivalutazione delle pensioni dal 2023. Serviranno circa 25 miliardi di euro per riportare le rendite al passo col carovita.

Pensioni e aumento: rivalutazione pensioni e inflazione

Il governo è già intervenuto con tre decreti Aiuti per tamponare l’effetto immediato del caro bollette sulle tasche dei consumatori.

E in particolare di quelle dei pensionati, la categoria notoriamente più debole. Un acconto del 2% sulla rivalutazione degli assegni 2023 è concessa a partire dal mese di ottobre. Solo per coloro che hanno redditi inferiori a 35 mila euro.

Oltre a ciò, tutti i pensionati (non solo quelli con redditi fino a 35 mila euro) riceveranno dal 1 novembre lo 0,2% in più. Si tratta del recupero della rivalutazione dello 0,2% dello scorso anno (l’inflazione definitiva nel 2021 è risultata pari a + 1,9% anziché dello 1,7% provvisoriamente applicato dall’Inps). Con i relativi arretrati maturati dal 1° gennaio 2022 al 30 settembre 2022.

Per chi ha redditi inferiori a 20.000 euro scatterà, in aggiunta, un bonus una tantum di 150 euro. Sulla falsariga di quanto già erogato lo scorso mese di luglio (bonus da 200 euro). Da gennaio 2023, infine, ci sarà la perequazione automatica di tutte le pensioni in base ai dati definitivi dell’inflazione italiana.

Riforme ancora in alto mare

E queste sono le cose certe. Di incerto, invece, rimangono le riforme. All’orizzonte incombe lo spettro del ritorno integrale delle regole Fornero per tutti dal primo gennaio 2023. Quota 102 (in pensione a 64 anni con 38 di contributi), come noto, scadrà a fine dicembre.

Al suo posto potrebbe subentrare Quota 103 (in pensione a 64 anni di età con 39 di contributi).

Ma non è detto che si farà. E’ possibile che per quest’anno non arrivi nulla lasciando le cose come stanno. Anzi, è probabile che si possa riproporre Quota 102 anche per il 2023 sperando che vi aderiscano più lavoratori rispetto al 2022.

A parte Quota 102, però, le deroghe ai requisiti ordinari per andare in pensione sono in scadenza quest’anno e non è detto che saranno riproposte. Si tratta di Ape Sociale e Opzione Donna. I dubbi fino all’ultimo rimangono, anche se sono in molti a spingere per un rinnovo di altri 12 mesi che probabilmente alla fine ci sarà.

Se Ape Sociale quasi sicuramente sarà prorogata, alcuni dubbi rimangono per Opzione Donna. Più che altro per l’età anagrafica di uscita a 58-59 anni, ritenuta troppo bassa in relazione alle aspettative di vita di oggi. Si vedrà.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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