La spesa per le pensioni è destinata ad aumentare fra qualche anno. Nonostante l’aumento dell’età introdotto dalla riforma Fornero, dal 2025 il costo della previdenza è destinato a crescere rispetto al Pil.
Le previsioni contenute nel Def, di recente approvato dal governo, parlano di una incidenza del 17% del Pil entro il 2030 e del 17.4% nel 2036. In pratica quando il sistema contributivo sarà andato a regime.
Le pensioni dei baby boomers
A spingere sull’acceleratore è sostanzialmente l’ondata di pensionamenti in arrivo dai baby boomers degli anni ’60.
Tutto previsto, secondo i tecnici del Ministero del Lavoro e dall’Inps, ma resta da mettere a bilancio la spesa che non sarà indifferente. I baby boomers rappresentano una ondata anomala rispetto al regolare flusso di gestione delle pensioni.
Negli anni ’60 l’indice di natalità, a seguito del boom economico. Raggiunse il picco con oltre 1 milione di nascite all’anno, per poi cominciare a calare negli anni ’70. E se il Pil nei prossimi anni non dovesse crescere, come da previsioni, per lo Stato sarà un problema.
Spesa in forte aumento
Ma c’è un altro fattore che tende a frenare la riforma pensioni e per la quale il premier Draghi non ha fatto cenno nel Def 2022. E’ l’impennata dell’inflazione a seguito del conflitto in Ucraina che ha mandato in orbita il prezzo delle materie prime.
Questo comporta che le pensioni in pagamento dovranno essere rivalutate dal prossimo anno in una misura non prevista. Se i prezzi continuassero a salire – dicono gli esperti – potremmo assistere anche a incrementi dell’ordine del 4-5 per cento per una spesa per pensioni che salirebbe di 10 miliardi.
E questo solo come adeguamento alle rendite esistenti, compresi i trattamenti assistenziali.