Si riaccende in dibattito sulle pensioni dei militari e delle forze di polizia. Il personale delle difesa e della sicurezza non segue le regole della generalità dei lavoratori e questo suscita aspre polemiche fra i lavoratori.
Nel 2012 l’allora ministro al Welfare Elsa Fornero aveva dispensato dalla riforma lacrime e sangue proprio il comparto Difesa e di Pubblica Sicurezza. Militari e poliziotti sarebbero quindi potuti andare ancora in pensione con le vecchie regole, più vantaggiose.
Le pensioni dei militari
Come noto i militari possono lasciare il servizio al raggiungimento della età ordinamentale che va da 60 anni in su, in base ai gradi.
Gli appartenenti alle forze dell’ordine possono però andare in pensione anche in anticipo:
- con 58 anni di età e 35 anni di contributi;
- con 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età;
- a 54 anni, se entro il 2011 risulta raggiunta l’anzianità contributiva per maturare l’aliquota di rendimento pari all’80%.
Tutte opzioni che non trovano più alcuna giustificazione a distanza di 10 anni dalla riforma Fornero e con l’allungamento della speranza di vita media della popolazione. Ma anche in riferimento a quanto è previsto oggi per la generalità dei lavoratori che devono attendere ben 67 anni di età prima di lasciare il lavoro. E’ quindi ora di rivedere questo sistema.
Privilegi duri a morire
Secondo gli esperti di previdenza è quindi giunto il tempo per rivendere anche le pensioni anticipate dei militari che oggi assumono più che altro la veste di privilegi. Se non altro perché anche gli appartenenti al comparto Difesa e Forze dell’Ordine contribuiscono ad appesantire i conti previdenziali dello Stato.
Con l’arrivo della riforma pensioni 2023, quindi, anche le pensioni dei militari, finora intoccabili, potrebbero cambiare. In particolare quelle di anzianità laddove prevedono l’uscita dal servizio a 58 anni di età.
D’altra parte le pensioni militari di anzianità sono ormai anacronistiche rispetto anche a quanto avviene negli altri Stati europei. Non solo. La speranza di vita si è allungata anche per loro e non è che il servizio che svolgono, giustifichi una uscita dal servizio con requisiti minori rispetto a chi fa il minatore o l’operaio di notte.
Motivo questo per il quale l’uscita dal servizio a 58 anni di età potrebbe salire a 60 anni pur nel rispetto dell’anzianità di servizio a 35 anni.