Pensioni, chi si salva dall’aumento a 68 anni 

Pensioni, crescono i requisiti dal 2027 e per il 2024 ancora peggio, ma ecco chi si salva dall'aumento a 68 anni dell'età pensionabile.
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1 giorno fa
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Pensioni, crescono i requisiti dal 2027 e per il 2024 ancora peggio, ma ecco chi si salva dall'aumento a 68 anni dell'età pensionabile.
Foto © Investireoggi

La notizia del momento in tema di pensioni è senza dubbio una: l’aumento dei requisiti di accesso alle pensioni a partire dal 2027. Con una serie di incrementi biennali, si prevede che entro il 2040 l’età pensionabile supererà i 68 anni. Al momento, tutto questo tremendo scenario è solo una semplice ipotesi. Non si tratta di “fuffa”, perché in effetti qualcosa c’è, visto che la prospettiva deriva da dati sull’aspettativa di vita dell’ISTAT e da calcoli della Ragioneria di Stato. Tuttavia, non sono ancora stati adottati provvedimenti ufficiali.

Detto questo, in vista dei futuri inasprimenti, sicuramente c’è chi potrebbe pagare dazio. Un dazio pesante, poiché sposta l’asticella del traguardo pensionamento.

Ma, come al solito, c’è anche chi riuscirà a salvarsi.

Pensioni: chi si salva dall’aumento a 68 anni

Andare in pensione dovrà attendere tre mesi in più. Questo è ciò che attende chi accederà alla pensione di vecchiaia a partire dal 2027. Se l’età pensionabile aumenterà da 67 a 67 anni e 3 mesi, salirà anche la soglia contributiva per le pensioni anticipate, passando da 42,10 anni per gli uomini o 41,10 anni per le donne a rispettivamente 43,1 e 42,1 anni.

Dopo due anni, nel 2029, ci saranno altri due mesi in più, e così via biennio dopo biennio, fino ad arrivare a 68,1 anni di età pensionabile nel 2040, o a 43 anni e 11 mesi come limite di contribuzione per la pensione anticipata.

Ecco perché gli inasprimenti non sono un pericolo lontano

Prendiamo, ad esempio, chi è nato nel 1960. Per lui, la pensione che doveva partire dal primo giorno del mese successivo al compimento dei 67 anni di età, partirà dal primo giorno del quarto mese successivo.

Se i 67 anni vengono compiuti tra ottobre e dicembre del 2027, la pensione sarà posticipata al 2028.

Lo stesso accade a chi, ad esempio, contava di raggiungere i 42 anni e 10 mesi di versamenti nel 2027. A dire il vero, già sulla pensione anticipata ordinaria grava una finestra di tre mesi di attesa per la decorrenza del primo rateo. Nel 2027, questo significa che, sebbene durante questi tre mesi il lavoratore, per non restare senza reddito, preferisca continuare a lavorare, per andare in pensione saranno necessari 43 anni e 4 mesi di contributi.

Ma c’è qualcuno che si salva dagli inasprimenti?

Come sempre, quando si inizia a parlare di inasprimenti dei requisiti per le pensioni, i lavoratori iniziano a cercare vie di uscita per la pensione. Alcuni potrebbero pensare che sia meglio prendere l’uovo oggi piuttosto che la gallina domani, oppure adottare il classico approccio del “si salvi chi può”. Pertanto, chi può riscattare dei contributi, magari quelli del corso di studio universitario, per arrivare entro il 2026 a ottenere delle pensioni che altrimenti rischiano di slittare, farebbe bene a iniziare a fare dei conti.

Oppure, chi, grazie alla Naspi, può iniziare a considerare misure come l’Ape sociale o la Quota 41 precoci, che, come sappiamo, prevedono per il disoccupato l’intera fruizione della Naspi prima di poter passare a richiedere la pensione.

Infatti, chi oggi perde il lavoro e magari ha davanti 24 mesi di Naspi può programmare l’uscita con l’Ape sociale nel 2027. O con la Quota 41 precoci.

Ape sociale e quota 41: veicoli anti-aumento dei requisiti delle pensioni che rischiano di arrivare a 68 anni

L’Ape sociale e la Quota 41 precoci possono davvero essere delle scialuppe di salvataggio in vista dei futuri inasprimenti dei requisiti. Infatti, perdere il lavoro oggi, prendere 24 mesi di Naspi e poi passare a richiedere l’Ape sociale o la Quota 41 può servire per accedere finalmente alla quiescenza. Evitando così gli inasprimenti dei requisiti che sicuramente sposterebbero di qualche mese l’uscita. E costringerebbero anche chi non vede l’ora di lasciare il lavoro a restare in servizio. In questo modo, ci si salva in un solo colpo dai tre mesi in più del 2027. E, probabilmente, dai 68 anni di età dal 2040.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

2 Comments

  1. …basterebbe andare in pensione a 62 anni e in base ai contributi si calcola la pensione. Ma vi rendete conto che uno non è più efficiente come a 30 anni. Il cervello non è più in grado di recepire le nuove tecnologie, i turni serali o notturni non si è più vigili ed attenti, tutte le operazioni i compiti assegnati vengono fatti al rallentatore…è aumentata l’aspettativa di vita grazie ai farmaci….non basta aver dato allo stato 35 anni di lavoro? Per errori di bilancio fatti negli anni passati dobbiamo rimetterci noi lavoratori. Voglio vedere a 68 anni ( ma anche a 62 ,63 anni) a sedare una rissa o arrestare qualcuno, essere super efficienti in emergenze come alluvioni terremoti ecc….

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