Ci sono anche le pensioni complementari nel mirino del fisco. Il governo ha intenzione di riordinare il prelievo fiscale su tutte le rendite finanziarie partendo dai Titoli di Stato per finire con i fondi pensione.
Secondo gli esperti, Titoli di Stato e fondi pensione godrebbero di regimi fiscali privilegiati rispetto alla generalità delle altre forme di risparmio il cui prelievo alla fonte è del 26%. I Titoli di Stato godono di una aliquota pari al 12,50%, mentre i fondi pensione del 20%.
Pensioni complementari nel mirino del fisco
Il governo punta quindi a portare tutte le tasse sulle rendite finanziarie, siano esse derivanti da Titoli di Stato o Fondi pensione, al 23%.
Nella specifico, riguardo i fondi pensione, la riforma di tassazione della previdenza complementare si baserebbe su due meccanismi distinti. Uno positivo che annullerebbe il prelievo sulle plusvalenze (capital gain) e l’altro negativo che interessa l’innalzamento delle imposte sulla rendita.
Più nel dettaglio, le plusvalenze che oggi sono tassate annualmente al 20% dovrebbero essere azzerate. In pratica i guadagni realizzati nel tempo attraverso i versamenti periodici nei fondi pensione non concorrerebbero più all’imposta sostitutiva.
Rendite e capital gain
Ne deriva che il capitale finale accumulato sarà maggiore al momento della liquidazione della pensione complementare. E per chi ha iniziato a versare da poco il vantaggio sarà maggiore rispetto a chi sta per terminare il piano di accumulo.
A fronte di questa modifica, il fisco alzerebbe l’aliquota del prelievo sulla rendita finale al 23% per tutti. Oggi tale aliquota varia in un range compreso fra il 9 e il 15 per cento a seconda del numero di anni di versamenti effettuati nella previdenza complementare. A conti fatti, il fisco si assicurerà maggiori entrate dagli assicurati.
Resta da studiare una soluzione di transizione per chi sta versando soldi ai fondi pensione godendo dell’attuale regime fiscale.