Perché le pensioni con 15 anni di contributi funzionano ancora, ma valgono poco

Ecco come andare in pensione con 15 anni di contributi e perché non è facile sfruttare le tre deroghe Amato, soprattutto le prime due.
1 anno fa
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C’è una misura di cui si parla sempre. E che torna in voga ogni anno quando è il momento di iniziare il nuovo anno solare con le nuove misure previdenziali introdotte da ogni legge di Bilancio. Ogni anno che si parla di pensioni di vecchiaia e dei requisiti validi per quell’anno, si cerca di dimostrare che esistono misure e prestazioni che non prevedono 20 anni come carriera minima. E si parla di deroghe Amato. Anche nel 2024 saranno attive tutte e tre queste deroghe.

Ma sono davvero fruibili?

“Buonasera a voi, vi chiedo una cortesia. Vorrei capire se posso andare in pensione nel 2024 a 67 anni anche se ho poco più di 15 anni di contributi. Lavoro sempre poco da una vita, mio marito ha una pensione discreta dal 2020, perché supera i 1.500 euro. Dato che sicuramente non ho diritto all’assegno sociale per via del nostro reddito familiare, volevo capire se quei 15 anni di contributi versati non saranno perduti. Non è che per caso rientro in qualche deroga Amato?

Perché le pensioni con 15 anni di contributi funzionano ancora, ma valgono poco

Le pensioni in deroga Amato si chiamano così perché fanno riferimento a delle vecchie normative e a un vecchio governo presieduto proprio da Giuliano Amato. Prima di parlare delle reali possibilità che queste misure possano venire utilizzate anche adesso o nel 2024, meglio capire di cosa stiamo parlando.
Le deroghe Amato sono misure che possono essere considerate alternative alla pensione di vecchiaia. Perché consentono di andare in pensione di vecchiaia con 15 anni di contributi versati. E non necessariamente con 20 anni. Infatti non si tratta di strumenti che non consentono di anticipare l’età di uscita. Ma solo di uscire con una quota contributiva inferiore ai soliti 20 anni utili alle pensioni di vecchiaia.

In pensione a 67 anni con 15 anni di contributi, ecco gli strumenti

In parole povere le tre misure che prendono il nome di deroghe Amato, consentono il pensionamento sempre a partire dai 67 anni di età e sarà così anche nel 2024.
Al posto dei 20 anni di contributi versati tipici delle pensioni di vecchia ordinarie si può lasciare il lavoro con 15 anni di versamenti. Spiegata così però è solo la prima deroga Amato. Perché consente semplicemente di andare in pensione con 67 anni di età e con 15 anni di contributi versati ma ad una condizione molto particolare che di fatto rende la misura oggi, poco utilizzabile.
Serve infatti che i primi contributi versati siano stati completati già entro il 31 dicembre 1992. Un lavoratore di fatto dal 1992 ad oggi, deve aver svolto al massimo 4 anni di lavoro coperto da contributi oltre ai 15 già accumulati entro la dine del 1992. Perché se ne ha accumulati di più, potrebbe andare in pensione normalmente senza richiedere i benefici della deroga. Una situazione difficile da trovare in giro.

A chi conviene la deroga Amato

Un esempio chiarirà meglio ciò che intendiamo dire sulla prima deroga Amato. In buona sostanza chi compie 67 anni di età nel 2024, significa che avrebbe dovuto iniziare a lavorare intorno ai vent’anni arrivando già al 1992, lui che è nato nel 1957, con 15 anni di contributi versati. E dal primo gennaio 1993 a oggi questo soggetto dovrebbe aver lavorato per massimo quattro anni. Una situazione che definire “border line” non è esercizio azzardato. Ancora più particolare è la seconda deroga Amato.
Infatti in questo caso il diretto interessato al 31 dicembre 1992 deve aver avuto l’autorizzazione alla prosecuzione volontaria dei versamenti da parte dell’INPS. Anche se non ha mai versato i contributi volontari, la semplice autorizzazione porta al diritto a sfruttare l’uscita a 67 anni con 15 anni di contributi.

La terza deroga Amato per i lavoratori discontinui

Le prime due deroghe quindi sono sicuramente misure che guardano troppo al passato e troppo indietro nel tempo.
Difficilmente utilizzabili quest’anno e ancora peggio nel 2024 e negli anni a venire. Ma è la terza deroga quella che forse più di altre può ancora soddisfare un numero discreto di lavoratori.
Con la terza Deroga Amato possono andare in pensione i lavoratori che hanno avuto carriere discontinue, frammentate e poco retribuite. Anche in questo caso bastano 15 anni di contributi versati. Ma occorre anche avere un’anzianità assicurativa di almeno 25 anni (ma per il 2023 serve una anzianità di 28 anni, e poi vedremo perché), e almeno 10 anni di lavoro devono essere trascorsi con contributi inferiori a 52 settimane. Il fatto che nel 2023 servono 28 anni di anzianità, è basato sulla considerazione che la terza deroga Amato riguarda chi ha iniziato a versare prima del 1996.
Infatti la misura non si applica ai contributivi puri. Chi ha iniziato a lavorare per esempio nel 1999, nel 2023 si trova con 25 anni di anzianità, e chi lo ha fatto dal 2000, si troverà con la stessa anzianità nel 2024. Ma come detto il primo contributo deve essere antecedente il primo gennaio 1996.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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