Pensioni con l’APE sociale 2025, per i disoccupati cosa cambia?

L'Ape sociale confermata nel 2025: per i disoccupati vale ancora la regola della Naspi presa interamente prima della domanda di pensione?
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L'Ape sociale confermata nel 2025, ma per i disoccupati vale ancora o non la regola che vuole la Naspi rpesa interamente prima della domanda di pensione?
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Ormai è praticamente conclusa la querelle relativa all’Ape Sociale per il 2025. La pensione con questo strumento, che rischiava di non poter più essere percepita dai lavoratori dal momento che la sua scadenza era fissata per il 31 dicembre 2024, dovrebbe essere attiva anche l’anno prossimo.

E stando a quanto si apprende dalla legge di Bilancio approvata dal Consiglio dei Ministri (ma non abbiamo ancora il testo) e su cui anche il ministro Giorgetti si è espresso con le sue dichiarazioni, possiamo già iniziare a parlare di questa misura come utile anche nel 2025 per i nati nel 1961 esclusi quest’anno e per i nati nel 1962 che completano i requisiti l’anno nuovo.

Ape 2025 e disoccupazione, la Naspi resta o no un fattore fondamentale?

Oggi, rispondendo al quesito di un nostro lettore, vediamo come l’Ape Sociale 2025 potrà essere percepita anche da chi ha perso involontariamente il proprio lavoro. Parliamo dei disoccupati, naturalmente.

“Buonasera, mi chiamo Pietro e sono un vostro assiduo lettore, interessato molto ai vostri articoli sulle pensioni e soprattutto sull’Ape Sociale. La misura, da quanto ho capito, è stata confermata per il 2025 e quindi io, che sono nato nel 1962 e compio 63 anni a febbraio, dovrei poter andare in pensione a partire dal 1° agosto perché, se non sbaglio, servono 63 anni e 5 mesi di età.

Il problema però è che a dicembre il mio datore di lavoro mi ha già detto che mi licenzia. Andrò in Naspi naturalmente. Solo che ho un piccolo problema. L’indennità di disoccupazione, che vale la metà delle settimane lavorate negli ultimi quattro anni, mi porterà a prenderla fino a febbraio 2026. Per colpa del requisito della Naspi, che deve essere percepita interamente, rischio di perdere il treno della pensione.

Però ho anche sentito che, secondo le ultime sentenze dei tribunali, non c’è bisogno di percepire tutta la Naspi ma si può anche rinunciare all’indennità di disoccupazione.

In questo caso a me converrebbe, dal momento che potrei anche dire di no alla disoccupazione per poter poi andare finalmente in pensione una volta raggiunti i 63 anni e 5 mesi. Credo di essere stato chiaro. Potete aiutarmi?”

Pensioni con l’Ape Sociale 2025, per i disoccupati cosa cambia?

L’Ape Sociale sarà certamente confermata anche nel 2025. Le dotazioni inserite nel Decreto Fiscale, cioè nel classico collegato alla Legge di Bilancio, dimostrano—al di là delle varie interpretazioni che si possono dare alla manovra su cui manca ancora il testo—come per l’Ape non ci siano più dubbi.

Potranno andare in pensione anche nel 2025 i caregiver, gli invalidi, i disoccupati e chi svolge una delle 15 attività di lavoro gravoso previste. Tutto come quest’anno. Quindi, via libera alla pensione anche per chi non è riuscito a completare i 5 mesi di età aggiuntivi richiesti dalla versione 2024 della misura, che portò l’età da 63 anni a 63 anni e 5 mesi.

Per i requisiti saranno necessari sempre i soliti 30 anni di contributi per disoccupati, invalidi o caregiver, o 36 anni per i lavori gravosi.

Attenti, le sentenze dei giudici non cambiano regole e interpretazione da parte dell’INPS

Per i richiedenti l’Ape Sociale 2025 come invalidi, il grado di disabilità certificato dalla Commissione Medica per gli Invalidi Civili resta sempre pari ad almeno il 74%. Per i caregiver, bisogna essere sempre residenti nello stesso immobile e con lo stesso numero civico del disabile a cui da almeno 6 mesi si presta assistenza.

Il lavoro gravoso, inteso come attività lavorativa svolta, deve risultare con almeno 7 anni di svolgimento negli ultimi 10 anni di carriera o con almeno 6 anni di svolgimento negli ultimi 7 anni di carriera. Per i disoccupati, che poi è anche l’oggetto del quesito del nostro lettore, serve aver percepito interamente tutta la Naspi spettante.

Una cosa che una recente sentenza della Cassazione ha corretto. Nel senso che secondo gli ermellini la Naspi non è requisito fondamentale per poter poi rientrare nell’Ape Sociale. Una sentenza che però non cambia le regole e l’interpretazione da parte dell’INPS. E adesso vedremo il perché.

Ma la Naspi serve o no per i disoccupati che devono prendere l’Ape Sociale 2025?

Ha diritto alla Naspi chi diventa disoccupato perdendo il posto di lavoro involontariamente. E lo stesso vale per l’Ape Sociale. Naspi ed Ape Sociale insieme non si possono percepire. Chi perde il lavoro a seguito di dimissioni volontarie non può prendere la Naspi e non può prendere l’Ape Sociale.

La sentenza della Cassazione numero 24950 del 2024 ha confermato la precedente pronuncia della Corte d’Appello di Firenze. Sentenza che aveva imposto all’INPS di assegnare l’Ape Sociale a una contribuente che non aveva percepito la Naspi. Una pronuncia che adesso crea un precedente e che serve ad avvalorare la tesi che per l’Ape Sociale non è obbligatorio prendere prima la Naspi. Secondo gli ermellini, ciò che conta è lo status di disoccupato involontario.

Ecco cosa deve fare il disoccupato adesso

“Il diritto all’Ape Sociale, in applicazione dell’articolo 1, comma 179, della Legge numero 232 del 2016, richiede uno stato di disoccupazione in capo al beneficiario, ma non postula che lo stesso abbia beneficiato dell’indennità di disoccupazione, prevedendo soltanto che ove l’interessato abbia beneficiato della detta indennità, la stessa sia cessata”.

In termini pratici, Naspi ed Ape Sociale insieme non si possono percepire. Chi beneficia della Naspi deve prima aver terminato di percepirla.

Chi non l’ha percepita, invece, non è escluso dall’Anticipo Pensionistico Sociale. Ripetiamo, si tratta di una pronuncia di un giudice. Ma l’INPS, rispondendo al lettore, può comunque respingere la domanda di Ape continuando con la sua interpretazione. In genere, una sentenza crea un precedente che risolve contenziosi ma solo per i ricorrenti.

In parole povere, gli interessati che si trovano nella fattispecie di situazione come quella della sentenza citata in precedenza dovranno probabilmente ricorrere anche loro, facendo riferimento a quella pronuncia per vedere confermato il loro diritto, come per la contribuente che aveva promosso ricorso alla Corte d’Appello di Firenze.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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