Una volta era quota 96, poi quota 100, quota 102 e la quota 97,6 degli usuranti. Ma cosa significa quota? E come si calcolano visto che la legge consente di utilizzare pure le frazioni di anno? Domande comuni a molti, come sono comuni i dubbi di molti lavoratori che hanno a che fare con questo particolare meccanismo di calcolo delle prestazioni pensionistiche.
“Salve a tutta la redazione, sono un vostro affezionato lettore. Sto valutando tutte le vie che ci sono e che mi consentirebbero di accedere alla pensione.
La pensione anticipata e come funzionano le quote
Il nostro lettore sicuramente è in buona compagnia se si parla di misure previdenziali poco chiare e poco fruibili dal punto di vista tecnico da parte degli interessati. A dire il vero il nostro operaio ha ragione quando sostiene che aveva capito che la quota fosse data dalla sommatoria di età e contributi. Effettivamente è così, come dimostra proprio la misura che sta valutando, cioè quota 102. Infatti questa misura è una di quelle che consente di uscire dal lavoro quando la somma dell’età e dei contributi versati da appunto 102. Se invece il riferimento è alla pensione in regime usuranti, il discorso cambia, perché è evidente che la quota 97,6 oltre agli anni di età e agli anni di contributi previdenziali versati, contano anche le frazioni di anno, cioè i mesi.
La pensione usuranti, all’età e ai contributi occorre aggiungere anche la giusta quota
Ogni misura previdenziale anche se impostata sulle quote, ha una soglia di età ed una soglia di contributi versati da raggiungere. Sono soglie minime, e senza il loro completamento, niente pensione. Ritornando ancora alla quota 102, per andare in pensione bisogna avere almeno 64 anni di età e almeno 38 anni di contributi versati. Più o meno quello che andava fatto con la quota 100, quando l’età minima era fissata a 62 anni e la soglia dei contributi da versare era sempre a 38 anni. Naturalmente la misura consente anche di uscire con un’età più alta o con contributi più alti o con entrambi i requisiti superati. L’importante è restare nelle due soglie minime cioè 64 e 38.
Per gli usuranti servono altri mesi di età e di contributi
Stesso discorso per la pensione in regimi usuranti che ha due limiti prefissati che sono i 61 anni e 7 mesi di età e i 35 anni di contributi versati. È evidente che sommando l’età e i contributi, gli interessati raggiungono quota 96,7. Ma quello che poi serve per la quiescenza è quota 97,6 ed in questo caso ecco che entrano in campo le frazioni di anno. Infatti tocca aggiungere altri mesi di età o di contribuzione, o di entrambi, per arrivare a quota 97,6 che è circa un anno in più rispetto alla quota base formata dai due requisiti minimi. Potrà accedere alla quiescenza quindi un lavoratore che magari ha superato i 61 anni e 7 mesi di età, magari arrivando a 62, ed ha lavorato non per 35 anni esatti, ma per 35 anni e 6 mesi. Le variabili sono davvero tante perché basta spostare un mese, dall’età alla contribuzione e viceversa per poter comunque rientrare nei benefici dello scivolo per gli usuranti.
Come si arriva alla scelta giusta per le pensioni
Il consiglio che ci sentiamo di dare al nostro lettore è di proseguire con il conteggio dei suoi valori per andare in pensione. Perché sembra rientri in entrambe le possibilità. Avendo già 64 anni di età che lo mettono nel perimetro della quota 102 così come nel perimetro della pensione del regime usuranti. Dovrà valutare allo stato attuale delle cose la sua contribuzione previdenziale versata. Se ha superato i 38 anni di contributi, la quota 102 può essere sfruttata entro la fine del 2022 dal momento che la misura scade proprio il 31 dicembre prossimo. Per quanto riguarda la pensione in regime usuranti, dovrebbe averne diritto dal momento che ci ha spiegato che è un operaio della linea a catena che lavora in una fabbrica di auto con lavoro impostato in turni.