La pensione di vecchiaia da sempre è il principale veicolo di pensionamento che un lavoratore può utilizzare per lasciare il suo lavoro. Infatti questa è l’unica misura che permette di andare in pensione una volta raggiunta la giusta età e una volta raggiunti i contributi necessari. Proprio questo è l’aspetto da approfondire, perché la misura ha un requisito contributivo piuttosto basso, e molti nostri lettori ci chiedono quali sono le vie per arrivare ai 20 anni minimi previsti. Perché una carriera di un lavoratore, dal punto di vista dei contributi, può essere variabile, con versamenti in diverse casse o con periodi di non lavoro a volte coperti dalla cosiddetta contribuzione figurativa ed altre volte no.
“Salve, compio 67 anni di età nel 2024 ed ho poco più di 20 anni di contributi previdenziali versati. Ma ne ho diversi figurativi e mi domandavo quali sono i contributi utili a poter andare in pensione nel 2024. Grazie”.
Pensioni di vecchiaia 2024, requisiti, contributi e chiarimenti, anche sui figurativi
In linea di massima la pensione di vecchiaia ordinaria, che è una misura strutturale del sistema previdenziale, si prende a 67 anni di età con 20 anni di contributi. In linea di massima dicevamo, perché non sempre è così. Ci sono lavoratori che solo per il fatto di svolgere una attività usurante o gravosa come lavoro, godono di 5 mesi di anticipo. E poi c’è chi, essendo un contributivo (e poi vedremo cosa significa), non può godere della pensione di vecchiaia a 67 anni se non ottiene una pensione di un determinato importo. Prima di tutto va detto che la pensione di vecchiaia ha nei 20 anni di contributi un requisito fondamentale, a meno che non si rientri in quelle particolari misure che sono le deroghe Amato per le quali bastano 15 anni di contributi (se versati entro il 1992, oppure se lavoratori discontinui o autorizzati entro il 1992 ai versamenti volontari).
Quali i contributi validi per la pensione di vecchiaia nel 2024? ecco la guida
In una carriera un contribuente può aver avuto cambiamenti di attività, cessazioni di occupazione e periodi di non lavoro. Soprattutto per chi arriva a 20 anni di contributi a 67 anni, non si può certo parlare di carriera lunga e soprattutto continua. Ma va detto che nello specifico della pensione di vecchiaia ordinaria non ci sono particolari limitazioni alla contribuzione utile da versare. Perché come si dice in questi casi, vale la contribuzione a qualsiasi titolo versata. Perciò valgono i contributi effettivi ed obbligatori, ovvero quelli che versa il lavoratore dipendente in costanza di rapporto di lavoro o che versa, nella stessa costanza, il lavoratore autonomo. Ma valgono pure i contributi figurativi che possono derivare da periodi di malattia, infortunio, maternità, servizio militare, servizio civile, cassa integrazione e disoccupazione.
Contribuzione figurativa, di cosa si tratta?
La contribuzione figurativa infatti è quella contribuzione che l’INPS concede ai lavoratori che si trovano in periodi di assenza di occupazione per svariati motivi. Ma per la pensione di vecchiaia valgono i contributi versati anche in casse previdenziali diverse, sia rispetto al Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti dell’INPS, che nelle casse ordinarie dell’Istituto Previdenziale.
Pensioni di vecchiaia, il caso particolare dei contributivi puri
Come accennato in premessa, ci sono lavoratori che hanno bisogno di un requisito in più per centrare la pensione di vecchiaia. Lavoratori a cui non bastano 67 anni di età e 20 anni di contributi. Sono i lavoratori che hanno il primo contributo a qualsiasi titolo versato, solo a partire dal primo gennaio 1996. In questo caso per poter andare in pensione occorre aggiungere all’età ed ai contributi, anche una pensione di importo pari ad almeno 1,5 volte l’assegno sociale. Parliamo del principale ammortizzatore sociale dell’INPS insieme alla disoccupazione. Perché l’assegno sociale anche se viene considerato come una normale pensione, è una prestazione assistenziale.
Assegno sociale, perché il suo importo incide sul diritto alla pensione di qualcuno
Il motivo per cui l’assegno sociale è un ammortizzatore sociale vero e proprio è semplice. Perché l’assegno sociale è una misura che l’INPS concede a persone che a 67 anni di età non hanno diritto ad una pensione propria e non hanno redditi superiori alle quote previste. L’assegno sociale si indicizza al tasso di inflazione ogni anno. Nel 2023 l’assegno sociale è pari a 503,27 euro al mese e pertanto, la pensione di vecchiaia per i contributivi puri si completa con un assegno che deve essere pari ad almeno a 754,90 euro al mese. Nel 2024 l’assegno sociale aumenterà, ed in base a questo incremento aumenterà pure la pensione minima da centrare per lasciare il lavoro.
Sconti sull’età per alcuni lavoratori, ma anche aumenti di età per altri
Chi per definizione è un contributivo puro quindi, potrebbe perfino correre il serio rischio di non poter accedere alla pensione nonostante 67 anni di età e nonostante 20 anni di contributi.