Pensioni di vecchiaia 2025 con 16 mesi di arretrati o un assegno più alto, ecco cosa fare a 67 anni

Ecco due nuove possibilità di scelta sulla pensione di vecchiaia 2025, assegno più alto o assegno che parte prima con arretrati?
4 settimane fa
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Pensioni di vecchiaia 2025 con 16 mesi di arretrati o un assegno più alto, ecco cosa fare a 67 anni
Foto © Investireoggi

Andare in pensione è un passo delicato, non solo per i requisiti e le regole da rispettare, ma anche per i dettagli che un contribuente deve considerare. La pensione di vecchiaia nel 2025 offre a determinati contribuenti due diverse opportunità di vantaggio, alternative tra loro: due modalità per ottimizzare il trattamento. Il sistema telematico per la presentazione delle domande di pensione permette agli interessati di scegliere tra decorrenza anticipata o un calcolo più vantaggioso della pensione. Inoltre, grazie a una novità introdotta dalla legge di Bilancio, dal 2025 potrebbero esserci ulteriori benefici.

Pensioni di vecchiaia 2025: arretrati per 16 mesi o assegno più alto? Ecco chi può scegliere

Come si può andare in pensione a 67 anni nel 2025 con arretrati o, in alternativa, con un assegno più alto? Sono due vantaggi pensati per le lavoratrici madri. Già nel 2024, le lavoratrici di 67 anni hanno potuto scegliere fra queste due opzioni. L’anno prossimo, il vantaggio si estende, spostando la scelta preferenziale verso la decorrenza anticipata piuttosto che il trattamento economico più favorevole.

Questa possibilità nasce da una nuova misura del governo Meloni rivolta alle lavoratrici con figli, il cui primo accredito contributivo risale a dopo il 31 dicembre 1995. In base ai figli avuti, l’età pensionabile per queste lavoratrici può essere ridotta.

La nuova pensione di vecchiaia contributiva per le lavoratrici madri

La novità introdotta per il 2025 rispetto al 2024 riguarda le lavoratrici madri. Nel 2024, le lavoratrici che avevano figli potevano usufruire di una riduzione di 4 mesi sull’età pensionabile per ogni figlio, valida solo per coloro che hanno il primo versamento contributivo posteriore al 31 dicembre 1995. Questa riduzione può arrivare a 12 mesi per chi ha tre o più figli, secondo i termini validi fino al 2024.

Dal 2025, invece, la novità consiste in un aumento del taglio massimo a 16 mesi per le lavoratrici con quattro o più figli. In pratica, se oggi una lavoratrice può accedere alla pensione a 66 anni, dal 2025 potrà anticipare l’uscita a 65 anni e 8 mesi.

In pensione a 65 anni e 8 mesi

Questa novità si applica alle lavoratrici che, compiendo 65 anni e 8 mesi nel 2025 e avendo almeno quattro figli, potranno andare in pensione senza attendere i 66 anni, grazie a un anticipo di 4 mesi.

Anche chi compirà 67 anni nel 2025 e non era a conoscenza di questa possibilità non perderà il vantaggio. Infatti, compilando il form di richiesta pensionistica sul portale INPS, la lavoratrice potrà segnalare all’Istituto la propria scelta: anticipare la decorrenza della pensione con gli arretrati oppure ottenere un assegno più alto grazie a un calcolo favorevole.

Durante la compilazione della domanda, la lavoratrice può specificare la decorrenza desiderata. Chi, ad esempio, compie 67 anni a febbraio 2025 può decidere di far decorre la pensione dal 1° marzo successivo o di retrocedere fino a novembre 2023, beneficiando di 16 mesi di arretrati. Tuttavia, sarà poi l’INPS a verificare e a effettuare i calcoli necessari.

Come sfruttare il calcolo migliore della prestazione

L’alternativa alla decorrenza anticipata è lasciare tutto come stabilito oggi, ma godendo di un calcolo migliorativo della pensione. Anche per le lavoratrici con primo accredito posteriore al 31 dicembre 1995, infatti, c’è la possibilità di scegliere un coefficiente di trasformazione più favorevole.

Le pensioni contributive sono calcolate in base all’ammontare dei contributi accumulati (il montante), che viene rivalutato annualmente secondo il tasso di inflazione e moltiplicato per il coefficiente di trasformazione. Questo coefficiente diventa sempre più vantaggioso con l’aumento dell’età di uscita. Una lavoratrice con uno o due figli può scegliere il coefficiente dei 68 anni anche uscendo a 67. Mentre chi ha avuto tre o più figli, nel caso specifico delle lavoratrici con quattro figli, può utilizzare il coefficiente dei 69 anni, ottenendo quindi un vantaggio ulteriore sul calcolo, pur uscendo effettivamente a 67 anni.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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