Potrebbe sembrare semplice andare in pensione: basta presentare la domanda dopo aver versato i contributi necessari. Tuttavia, la realtà è meno lineare, poiché esistono dettagli importanti da approfondire e conoscere. È essenziale comprendere come ottenere il massimo possibile dalla pensione, sfruttando a pieno le opportunità offerte dalla normativa. Inoltre, esistono alternative che permettono di utilizzare bonus e incentivi che, anche se posticipano il pensionamento, massimizzano il ritorno economico. Ci sono molti strumenti previdenziali particolari disponibili. Oggi ci concentreremo su due di queste misure in vigore nel 2024: il Bonus Contributivo e la Pace Contributiva, che sono molto diverse tra loro e spesso confusi e non sfruttati appieno.
Pensioni: Differenze tra Bonus Contributivo e Pace Contributiva
La Pace Contributiva è tornata alla ribalta grazie a una recente circolare esplicativa dell’INPS che ne descrive tutte le caratteristiche. Gli italiani hanno già sperimentato questa misura negli anni 2019, 2020 e 2021, grazie al Decreto n° 4 del 2019 del Governo Giallo-Verde guidato da Giuseppe Conte, che la introdusse insieme alla Quota 100 e al Reddito di Cittadinanza. Nonostante non sia stata confermata nel 2022 e nel 2023, la recente Legge di Bilancio ha reintrodotto la possibilità di recuperare fino a 5 anni di contributi. La misura permette di riscattare, dietro pagamento di un onere calcolato in base all’aliquota contributiva del fondo interessato, fino a cinque anni di contributi in periodi di vuoto contributivo, ovvero anni in cui non si è lavorato né si è avuto alcun altro tipo di copertura contributiva.
Beneficiari della Pace Contributiva
Chi ha già beneficiato dei 5 anni di Pace Contributiva nel periodo 2019-2021, può godere di ulteriori 5 anni, utili per raggiungere, ad esempio, i requisiti per la pensione anticipata. Il target di questa misura sono i lavoratori iscritti alla previdenza dal 1° gennaio 1996, che possono riscattare i contributi versati fino al 31 dicembre 2023. Il pagamento del riscatto può essere effettuato in una sola soluzione o rateizzato fino a 10 anni.
Anticipare la pensione ok, ma ci sono agevolazioni per posticiparla
La Pace Contributiva è uno strumento che permette di accedere a una pensione più alta. O di anticiparne l’erogazione. Al contrario, il Bonus Contributivo mira a posticipare la pensione. Reintrodotto nel 2024, questo bonus ricorda il vecchio Bonus Maroni e si rivolge a chi, nel 2024, entra nella Quota 103 (41 anni di contributi e almeno 62 anni di età). Questa misura, sebbene possa sembrare meno vantaggiosa in termini di importo rispetto ad altre, permette di ritardare l’uscita dal lavoro. E sfrutta un bonus contributivo che taglia effettivamente la quota di contribuzione a carico del lavoratore.
Sgravio contributivo con incrocio sul taglio del cuneo fiscale
Chi sceglie di rimanere in servizio oltre i requisiti della Quota 103 beneficia dello sgravio contributivo. Ciò si traduce in un incremento dello stipendio mensile pari alla percentuale del contributo previdenziale a carico del lavoratore, generalmente il 9,19%. Il Governo ha già introdotto un taglio del cuneo fiscale per lavoratori con determinati livelli di imponibile. E ulteriori riduzioni sono previste a partire dal primo luglio, secondo il Decreto Lavoro del 1° maggio 2023. Di conseguenza, il Bonus Contributivo sarà calcolato tenendo conto degli sgravi già applicati.