Pensioni e finestre mobili: si può lavorare mentre attendiamo il primo rateo di pensione? Raggiungere i requisiti per andarci è una cosa fondamentale per milioni di lavoratori. Il raggiungimento dei requisiti segna in pratica la parola fine alla carriera lavorativa di un lavoratore. Ma quest’ultimo ha una possibilità che può essere utile. Soprattutto per chi ha bisogno di reddito nel momento in cui la prestazione raggiunta prevede una finestra di attesa tra maturazione del requisito e primo rateo di pensione incassato.
Il caso del nostro lettore che ci ha scritto chiedendo aiuto
“Buonasera, sono Mario, lavoratore dipendente di 63 anni con 41 anni di contributi che chiuderò a fine ottobre. Sono vent’anni che faccio il camionista e quindi ho diritto alla pensione con quota 41 in quanto lavoro gravoso. Col patronato e con l’INPS ho già messo in chiaro la situazione e quindi ciò che dico equivale alla realtà e la mia pensione scatterà a febbraio 2023. Infatti completando i requisiti a ottobre mi hanno detto che devo aspettare la finestra mobile di tre mesi. Il mio datore di lavoro mi ha detto che dal primo novembre non devo più andare al lavoro. A me questi tre mesi di attesa mi sono piuttosto pesanti dal momento che ho bisogno di soldi e tre mesi di lavoro potrebbero farmi comodo. Gli ho detto che io non mi presenterò più a lavorare dal primo febbraio, mentre lui sostiene che mi devo mettere a riposo subito da novembre. Tant’è vero che avrebbe già trovato un sostituto. Sono costretto a restare tre mesi senza reddito o le mie pretese hanno qualche fondamento dal punto di vista della legge? In buona sostanza, devo lasciare subito il lavoro o posso pretendere di restare in servizio ancora 3 mesi? Il mio datore di lavoro pretende le mie dimissioni.”
Le finestre mobili sulle pensioni, cosa sono e che comportano
Dal primo gennaio 2022, come per le pensioni anticipate ordinarie anche per la quota 41 è stato introdotto il meccanismo delle finestre.
Lavoro e pensione, finestre mobili e dimissioni, come fare
La finestra mobile è unica, perché non parte dalla data della perdita del posto di lavoro e quindi dalla sua cessazione, bensì dalla data di maturazione dei requisiti. In pratica un lavoratore che ha maturato il requisito contributivo per la pensione anticipata o per quota 41, deve considerare i tre mesi di finestra a partire dalla data di maturazione requisiti. Il lavoratore può scegliere anche di andare in pensione in data successiva, non necessariamente facendo scattare il processo a partire dalla data di maturazione dei requisiti. Pertanto il nostro lettore a tutto il diritto di restare al lavoro durante i tre mesi di finestra.
Le difficoltà dei datori di lavoro nel licenziare
Tra l’altro il datore di lavoro non può imporre le dimissioni volontarie al lavoratore. Potrebbe licenziarlo però, anche se da quanto ci dice il nostro lettore, il datore di lavoro preferirebbe le dimissioni. Possiamo ipotizzare che tra ticket licenziamento (il corrispettivo che un datore di lavoro versa all’INPS nel momento in cui mette alla porta un lavoratore) e necessità di nuove assunzioni, l’opzione licenziamento non è considerata dal datore di lavoro.
Le finestre mobili a volte sono molto lunghe per alcune misure previdenziali
Quanto detto prima si applica a qualsiasi misura previdenziale che prevede il meccanismo della finestra. Infatti questo vale anche per la quota 102, oppure per opzione donna. Il caso del nostro lettore appare sicuramente meno grave rispetto ad altri. Anche se lui sostiene di avere problemi economici gravi da imporgli di lavorare ancora per evitare di rimanere senza reddito, è meno grave di quello che magari passano le lavoratrici che hanno scelto opzione donna. Infatti per questa misura la finestra di attesa di 12 mesi. In pratica dalla data di maturazione dei requisiti devono passare 12 mesi prima di incassare il primo rateo di pensione. È evidente che se per il nostro lettore 3 mesi sono un problema, ancora peggio è per altri. Basti pensare ai problemi di chi è chiamato ad attendere 12 mesi per la liquidazione della pensione.
Più lavoro significa pensione più alta
A tutela del lavoratore la legge da ampio margine di manovra. Per questo la normativa vigente consente al lavoratore di restare in servizio anche durante il decorso della finestra. Ed oltre a prendere il giusto stipendio restando al lavoro, c’è un altro vantaggio. In questo modo, gli ulteriori mesi di lavoro successivi alla data di maturazione dei requisiti, consentono allo stesso lavoratore di aumentare il montante contributivo. In pratica, aumentano i contributi versati e di conseguenza, anche se di poco, si matura un assegno pensionistico più alto.