La pensione è una rendita, cioè è un qualcosa che si prende dopo aver terminato la carriera lavorativa. L’importo della pensione è determinato in base ad alcuni fattori. Ci sono i contributi versati, che sono fondamentali per chi ha una pensione interamente contributiva. Ma che sono fondamentali anche per chi ha una pensione mista. Perché ci sono pensioni che ricadono ancora nel sistema retributivo, basato invece sulle ultime retribuzioni. Ma solo per i periodi antecedenti il 1996 (o il 2011 per chi ha almeno 18 anni di versamenti alla fine del 1995), perché sui successivi ecco ancora il contributivo. Che pertanto diventa fondamentale praticamente sempre. Il calcolo della pensione con il sistema contributivo è meno favorevole.
Questo lo sanno anche i muri. Il calcolo della pensione è importantissimo per l’entità del trattamento percepito. Ma risulta fondamentale anche per un altro aspetto. Infatti esistono misure che prevedono dei limiti di importo. Alcune misure prevedono soglie minime di pensione da riuscire a prendere, altrimenti la prestazione non viene assegnata. Altre misure prevedono dei limiti massimi di pensione oltre i quali non si può andare nonostante i contributi accumulati siano tali da prendere una pensione più alta.
Ecco quando a prescindere dai contributi, non si ha diritto ad una pensione più alta di 1.500 euro
L’Ape sociale è una misura che consente a chi rientra nelle giuste categorie di prendere la pensione in anticipo. Per giuste categorie ci riferiamo a:
- addetti alle mansioni gravose;
- invalidi;
- disoccupati;
- caregivers.
In estrema sintesi, per i caregivers bisogna risiedere nella stessa casa con lo stesso numero civico del familiare invalido grave da assistere. Gli invalidi devono essere almeno con il 74% di invalidità civile certificata.
I disoccupati devono aver perso involontariamente il lavoro e devono trovarsi ad aver preso tutta la Naspi. Per i lavori gravosi, tali attività devono essere state svolte per 7 degli ultimi 10 anni o per 6 degli ultimi 7 anni. I requisiti per l’Ape sociale sono:
- almeno 63,5 anni di età;
- minimo 36 anni di contributi per i lavori gravosi;
- minimo 30 anni per disoccupati, invalidi e caregivers.
La misura prevede alcuni limiti. Infatti è priva di tredicesima, trattamenti di famiglia, maggiorazioni, indicizzazione. Inoltre non è reversibile ai superstiti e non prevede cumulo con altri redditi da lavoro, fatta eccezione per il lavoro autonomo a carattere occasionale. Sempre che da questa attività non fuoriesca un reddito superiore a 5.000 euro, altrimenti divieto anche per questa tipologia di attività. Inoltre, con l’Ape sociale non si prende mai una pensione più alta di 1.500 euro al mese. A prescindere dai contributi versati o dal calcolo degli importi di pensione. E questo limite vale per tutta la durata dell’anticipo, cioè fino ai 67 anni. Perché come detto la prestazione non viene adeguata al tasso di inflazione.
Pensione non più alta di 4 volte il trattamento minimo, ecco l’importo utile alla quota 103
Una misura che è stata prorogata dalla legge di Bilancio 2025 è la pensione anticipata flessibile. Si tratta della nota quota 103, una misura che ha proseguito l’esperienza per quotisti iniziata nel 2019 con la quota 100 e proseguita nel 2022 con la quota 102.
La quota 103 si centra con:
- almeno 62 anni di età;
- almeno 41 anni di versamenti.
I limiti della misura riguardano lo stesso divieto di cumulo con i redditi da lavoro di cui parlavamo prima per l’Ape sociale. Ed il fatto che chi accede alla pensione con la quota 103 deve accettare il calcolo contributivo della prestazione che limita l’importo della pensione. Ma c’è dell’altro. La pensione non può in nessun caso superare l’importo di 4 volte il trattamento minimo previsto dall’INPS l’anno di uscita. Nel 2024 il trattamento minimo INPS è pari a 603,40 euro. Significa che l’importo della pensione di quota 103 non può superare 2.414 euro circa al mese. Pure in questo caso, a prescindere che l’importo della pensione di un lavoratore in base ai contributi versati, debba essere più elevato.
Importi pensione, ecco le misure che prevedono una soglia minima da centrare
Se per l’Ape sociale e per la quota 103 come detto c’è da fare i conti con l’importo massimo della prestazione che si può prendere, nel sistema c’è anche altro. Ci sono misure che prevedono un importo minimo da centrare, altrimenti nulla da fare e pensione negata. La pensione anticipata contributiva è una di queste. Ma anche la pensione di vecchiaia ordinaria per alcuni lavoratori prevede un vincolo di questo tipo. La pensione anticipata contributiva è una prestazione che prevede i seguenti requisiti:
- almeno 64 anni di età;
- almeno 20 anni di contributi;
- primo contributo non antecedente il 31 dicembre 1995.
Ma è l’importo minimo della pensione quello che rende la misura particolare. Perché per andare in pensione con questa misura bisogna raggiungere una soglia minima. Che varia, ma solo per le lavoratrici, in base al numero di figli avuti. Nel dettaglio l’importo minimo della pensione deve essere pari a:
- 3 volte l’assegno sociale per tutti gli uomini e per le donne senza figli avuti;
- 2,8 volte l’assegno sociale per le donne che hanno avuto un figlio;
- 2,6 volte l’assegno sociale per le donne che hanno avuto più figli.
Considerando che l’assegno sociale nel 2025 è pari a 538,69 euro al mese, la pensione non deve essere inferiore a 1.616,07 euro al mese per tutti gli uomini e per le donne mai diventate mamme.
Invece deve essere pari a 1.508,33 euro al mese per le donne con un solo figlio e 1.400,59 euro al mese per quelle con più figli avuti.
Pensione di importo troppo basso? Anche la quiescenza di vecchiaia ha dei limiti per qualcuno
Sempre per chi ha una carriera cominciata dopo il 1995, cioè con una iscrizione alla previdenza obbligatoria non antecedente il 1996, c’è da fare i conti con una limitazione anche sulla pensione di vecchiaia ordinaria. Parliamo della misura che si centra con:
- 67 anni di età;
- 20 anni di contributi.
Questi requisiti sono validi per la generalità dei lavoratori e senza alcuna distinzione di genere, di categoria e di tipologia. L’unico vincolo riguarda come dicevamo prima, quelli che non hanno contributi prima del 1996. Per loro bisogna centrare un importo minimo della pensione. Che nel 2025 è fissato a 538,69 euro al mese. Infatti per i contributi la pensione di vecchiaia per essere assegnata deve essere pari come importo, a quello dell’assegno sociale valido nell’anno di uscita. Altrimenti la pensione slitta a 71 anni, quando non ci sono vincoli di importo della prestazione. E quando basterebbero anche solo 5 anni di versamenti.