Pensioni e indennità, nel 2025 perdere il lavoro può non essere un dramma

Ecco come prendere pensioni e indennità nel 2025 dopo aver perso il lavoro e come fare a non far diventare un dramma questa perdita.
1 mese fa
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Ecco come prendere pensioni e indennità nel 2025 dopo aver perso il lavoro e come fare a non far diventare un dramma questa perdita.
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Perdere il lavoro non è certo un evento che lasci indifferenti. Mai come adesso i soldi sono indispensabili: tutto costa di più, l’inflazione sale e chi perde lo stipendio si trova di fronte a un futuro non certo roseo. Eppure, prima di fare drammi, è meglio valutare cosa si può fare dopo essere stati licenziati. Ci sono almeno 3 soluzioni che possono rivelarsi utili per chi, perdendo il lavoro, deve trovare l’alternativa reddituale più adatta. Non parliamo di ricollocazione lavorativa, anche se oggi sembra esserci più possibilità, stando ai numeri che mostrano un calo della disoccupazione e un aumento della percentuale di occupati.

Ci riferiamo invece a ciò che l’INPS mette a disposizione dei disoccupati, in particolare per chi ha un’età più avanzata. Tra pensioni e indennità, nel 2025 perdere il lavoro può non essere un dramma, e adesso vedremo perché.

Pensioni e indennità, nel 2025 perdere il lavoro può non essere un dramma

Cosa fare nel momento in cui si perde il lavoro? Prima di tutto, è importante considerare la causa scatenante della perdita dell’impiego. Se dipende dalla volontà del lavoratore (ad esempio in caso di dimissioni), le possibili soluzioni si riducono notevolmente. Infatti, per avere diritto a indennità o pensioni, la perdita del lavoro deve essere involontaria, quindi derivante da licenziamento, scadenza del contratto a termine o dimissioni per giusta causa.

La perdita involontaria dell’impiego, per esempio, è uno dei requisiti fondamentali per ottenere la Naspi, l’indennità di disoccupazione erogata dall’INPS (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego). In sostanza, la Naspi è un sostegno economico che viene riconosciuto a chi perde involontariamente il lavoro.

Ed è corrisposto per un periodo pari alla metà delle settimane lavorate nei quattro anni precedenti, fino a un massimo di 24 mesi.

L’importo è pari al 75% dello stipendio medio percepito (rilevante anche ai fini pensionistici) negli ultimi quattro anni. Per chi perde il lavoro, dunque, questa indennità rappresenta un valido strumento per avvicinarsi alla pensione.

Naspi prima della pensione, ecco come fare per il disoccupato

Perché la Naspi diventa un veicolo di avvicinamento alla pensione? Perché, una volta terminato il periodo di Naspi, il disoccupato può accedere a una pensione anticipata. E può farlo tramite una delle due misure oggi in vigore, rivolte proprio a chi ha perso il lavoro in modo involontario. Parliamo delle ben note Ape sociale e quota 41 precoci.

La prima misura prevede che, al termine della Naspi, se l’interessato ha maturato almeno 30 anni di contributi e ha già compiuto 63 anni e 5 mesi, possa accedere all’Ape sociale. È uno strumento che accompagna alla pensione di vecchiaia, perché copre esattamente il periodo che manca al raggiungimento dei 67 anni.

Se la Naspi permette di percepire il 75% dello stipendio (con una riduzione del 3% mensile dopo 8 mesi) fino a un importo massimo stabilito annualmente, anche l’Ape sociale presenta alcune limitazioni.

Pensioni anticipate 2025 per i disoccupati, tra Ape sociale e quota 41 precoci

Anche se la pensione è calcolata in base ai contributi versati e alle regole del sistema misto, l’importo non può superare 1.500 euro al mese.

Inoltre, questa prestazione non prevede assegni familiari (come invece avviene con la Naspi), non si adegua all’inflazione, non include tredicesima o maggiorazioni. Inoltre non è reversibile in caso di decesso del titolare e non consente lo svolgimento di attività lavorativa diversa dal lavoro autonomo occasionale. Ovvero, entro il limite di 5.000 euro annui di reddito.

Sempre per i disoccupati che terminano la Naspi (trascorsi tre mesi dall’ultima indennità percepita) esiste la possibilità di accedere alla quota 41 riservata ai lavoratori precoci. In questo caso, occorrono almeno 41 anni di contributi, di cui 35 senza considerare i contributi figurativi derivanti da Naspi o malattia.

Ma soprattutto, è necessario possedere lo status di precoce, che si matura avendo versato almeno 12 mesi di contribuzione prima di compiere 19 anni di età.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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