Pensioni e licenziamenti: pronte nuove regole sul TFR?

I sindacati spingono anche per l’applicazione di ulteriori 6 mesi della regola del silenzio-assenso nel TFR (trattamento di fine rapporto)
3 anni fa
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Pensioni e licenziamenti: pronte nuove regole sul TFR?

Un nuovo incontro tra governo e sindacati sulla riforma pensioni è atteso per giovedì 3 febbraio 2022. Il giorno 7 febbraio poi le parti politiche prevedono un tavolo per valutare la strada che si sta intraprendendo e per definire le prossime tappe da affrontare.

L’obiettivo è quello di arrivare con un quadro chiaro quando si dovrà approvare il DEF (documento di economia e finanze).

I dati sui fondi pensione

I sindacati chiedono tra le varie cose, una maggiore attenzione del governo verso la previdenza complementare.

La loro richiesta è supportata anche dagli ultimi dati che vedono un incremento dei fondi pensione scelti dagli italiani. Come riporta l’indagine condotta dalla Commissione di vigilanza sui fondi pensione (Covip), a fine 2021 gli iscritti ai fondi risultano essere circa 403.000 in più rispetto al 2020.

L’impennata è sicuramente legata al fatto che in un mondo del lavoro molto precario e con un sistema pensionistico non “strutturale” e che non dà certezze, i cittadini preferiscono accumulare risparmi in fondi pensione così da garantirsi un a somma integrativa all’assegno pensionistico che andranno a percepire.

Destinazione del TFR: la regola del silenzio-assenso

I sindacati, in attesa di individuare nuove regole, spingono anche per l’applicazione di ulteriori 6 mesi della regola del silenzio-assenso nel TFR (trattamento di fine rapporto). Il tutto accompagnato da una compagna istituzionale che incentivi sempre più, soprattutto le giovani generazioni, ad aderire a forme di previdenza complementare.

Ricordiamo che, l’attuale normativa prevede che, entro 6 mesi dalla prima assunzione, il lavoratore del settore privato deve decidere cosa fare del proprio TFR:

  • può destinarlo in via definitiva a una forma pensionistica complementare (compilando il modello TFR2), aderendovi
  • oppure, lasciarlo presso l’azienda, non aderendo ad alcuna forma di previdenza complementare.

La scelta di aderire alla previdenza complementare è irrevocabile, mentre quella di lasciare il TFR in azienda può in ogni momento essere modificata.

In mancanza di una scelta esplicita opera il meccanismo del silenzio-assenso. In questo caso, il TFR confluisce automaticamente nel fondo pensione previsto dal contratto collettivo di lavoro o, in presenza di più fondi, in quello a cui è iscritto il maggior numero di dipendenti. Se non è previsto un fondo pensione di riferimento il TFR è versato al fondo residuale individuato dalla normativa.

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Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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