Potrà sembrare un caso isolato o una marcata rarità. Ma capita sovente che ci siano lavoratori che hanno programmato di lavorare ancora qualche anno per uscire dal lavoro a 67 anni. Lavoratori che, perdendo il lavoro, si trovano davanti a una duplice opportunità: prendere la Naspi o andare subito in pensione perché hanno raggiunto i requisiti per la pensione a 64 anni. Il dubbio è questo.
“Buonasera, sono Renzo e sono stato appena licenziato dal datore di lavoro per cui ho lavorato negli ultimi dieci anni.
Potrei avere diritto alla pensione anticipata contributiva perché ho già compiuto 64 anni e ho 23 anni di contributi versati tutti in epoca contributiva. Ripeto, avevo pensato diversamente, perché avevo intenzione di andare in pensione a 67 anni, riscattando anche l’anno del servizio militare.
Una cosa che adesso non mi conviene per poter centrare l’obiettivo della pensione anticipata contributiva, come voi mi insegnate. Ecco perché volevo un consiglio da parte vostra. Volevo sapere se, secondo voi, per la mia situazione è più favorevole andare in pensione più tardi sfruttando i due anni di Naspi. Secondo voi conviene che faccia così o che scelga la prima soluzione, cioè il pensionamento subito?”
Pensioni e Naspi, a 64 anni meglio andare subito in pensione o in disoccupazione?
In effetti, ci sono lavoratori che si trovano, come il nostro lettore, di fronte a un vero dubbio. Ovvero se conviene trascorrere due anni coperti da un’indennità di disoccupazione oppure se conviene andare immediatamente in pensione. La prima cosa da dire è che la normativa previdenziale e assistenziale italiana è vincolante.
Inoltre, delle recenti sentenze dei tribunali hanno stabilito che la Naspi decade nel momento stesso in cui il beneficiario raggiunge il diritto alla pensione di vecchiaia o alla pensione anticipata ordinaria.
È il diritto alla pensione, e non la decorrenza, che determina la cessazione della Naspi: quindi, addio Naspi una volta raggiunti i requisiti, a prescindere da quando arriverà la pensione o da quando l’interessato provvede a presentare domanda.
Tuttavia, non ci sono riferimenti a misure di pensionamento in deroga come, per esempio, le pensioni anticipate contributive a 64 anni di età oppure le varie Ape Sociale, Opzione Donna o pensioni per quotisti. Quindi, effettivamente, un disoccupato che si trova nelle condizioni del nostro lettore ha la facoltà di scegliere tra andare in pensione subito o percepire prima la Naspi e poi la pensione.
Prima la Naspi e poi la pensione oppure pensione immediata: come saper scegliere
Il problema, però, è capire quale sia la via migliore, perché effettivamente ci sono diverse differenze tra chi sceglie prima la Naspi e poi la pensione. E chi accetta la pensione subito. La pensione anticipata contributiva si ottiene a 64 anni di età con 20 anni di contributi versati. Purché tutti i contributi risultino versati dopo il 1996.
Infatti, la misura riguarda i contributivi puri, cioè soggetti il cui primo accredito contributivo è stato effettuato, a qualsiasi titolo, dal primo gennaio 1996 in poi.
La Naspi, invece, è quell’indennità di disoccupazione che si può percepire quando un lavoratore perde il posto di lavoro in maniera involontaria. In questo caso, i lavoratori hanno diritto a un periodo di indennità pari alla metà delle settimane lavorate negli ultimi quattro anni. Di conseguenza, si possono percepire fino a 24 mesi di indennità.
L’importo della Naspi è commisurato alla retribuzione di questi quattro anni. Ed è pari al 75% dello stipendio lordo, utile ai fini pensionistici, maturato negli ultimi quattro anni. Oltre all’indennità, però, la Naspi consente anche di ottenere una copertura dal punto di vista dei contributi. Infatti, il periodo trascorso in Naspi dà diritto alla copertura contributiva figurativa da parte dell’INPS.
I contributi figurativi della disoccupazione, e perché sono fondamentali
Per quanto detto prima, un lavoratore che a 64 anni di età perde il posto di lavoro e va in Naspi, se ha già maturato 23 anni di contributi versati come il nostro lettore, migliora la sua situazione contributiva. Infatti, passando due anni in Naspi, si troverà con 25 anni di contributi. E, quindi, con una pensione sicuramente più favorevole rispetto a quella che avrebbe percepito uscendo dal lavoro a 64 anni con 23 anni di contributi versati.
Oltretutto, il nostro lettore ha un altro vantaggio da sfruttare: poter riscattare un anno di servizio militare. Quest’ultimo gli farebbe guadagnare ancora un anno di contribuzione in più. Cosa che non potrebbe fare uscendo subito, dal momento che, riscattando il militare, perderebbe lo status di contributivo puro.
Dal punto di vista pensionistico, quindi, non ci sono dubbi che, per maturare una pensione più elevata, sarebbe meglio prendere prima la Naspi. Anche perché i coefficienti di trasformazione che si usano a 64 anni di età per andare in pensione sono meno favorevoli rispetto a quelli che si userebbero a 67 anni.
Qualche controindicazione però nel percepire la Naspi
Prendere due anni di Naspi, però, presenta qualche controindicazione. In primo luogo, la Naspi non può superare un determinato importo mensile (circa 1.500 euro al mese). Oltretutto, dopo i primi otto mesi, inizia il cosiddetto “decalage”. Ovvero la Naspi inizia a ridursi di importo del 3% al mese (dopo i primi sei mesi per soggetti sotto i 55 anni di età).
Quindi, il rischio è di trascorrere gli ultimi anni prima della pensione con redditi piuttosto bassi.
Sono disoccupata, 63 anni, 23 anni in Ago e 14 anni di collaborazione coordinata e continuativa e quindi Dis coll, non posso rientrare in Opzione Donna né usufruire di Ape social, per chi è nella mia situazione non c’è altra possibilità che arrivare ai 67 anni senza alcun introito? Il mio lavoro e i contributi versati non valgono nulla? Grazie.
Buonasera, leggendo le possibili nuove quote 103, Il tetto pensionistico massimo sarà di circa 2.400 euro lordi al mese fino a 67 anni a quindi dopo che succede, si continuerà oppure scatta la pensione di vecchiaia? Grazie mille per la risposta